Gerusalemme, l’esercito israeliano spara e uccide un 20enne palestinese


12/10/2016 - ISRAELE - PALESTINA

Gerusalemme, l’esercito israeliano spara e uccide un 20enne palestinese





Autore dell’attacco il giovane Ali Shiouki, che ha affrontato a viso aperto soldati e poliziotti di pattuglia. Per scongiurare attentati in concomitanza con lo Yom Kippur Israele ha schierato 3mila uomini a difesa della città. Il timore dei palestinesi è la divisione permanente e l’accesso alla preghiera riservato ai soli fedeli ebraici. 

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - I soldati dell’esercito israeliano hanno aperto il fuoco contro un giovane palestinese, uccidendolo. Secondo quanto riferisce un funzionario palestinese, il fatto è avvenuto nella serata di ieri a Silwan, un quartiere di Gerusalemme est occupato e annesso (da Israele). Il nuovo episodio di violenza giunge a soli tre giorni dall’attacco del 39enne palestinese Musbah Abu Sbaih contro obiettivi civili e militari, in cui sono morte tre persone fra cui lo stesso attentatore.
Autore dell’attacco il 20enne Ali Shiouki, che ha voluto affrontare a viso aperto lo schieramento di poliziotti e soldati dell’esercito stanziati dal governo israeliano in questi giorni a Gerusalemme e in Cisgiordania. Dietro il dispiegamento massiccio di forze, il tentativo di scongiurare attentati in concomitanza con lo Yom Kippur, la festa ebraica del perdono, iniziata ieri sera e che si conclude oggi.
Da giorni a Gerusalemme la polizia è in stato di massima allerta e i territori palestinesi sono sigillati, per impedire il passaggio di uomini e mezzi dai Territori e da Gaza. L’obiettivo è impedire possibili attacchi contro le decine di migliaia di fedeli che si stano recando in queste ore alla Città Vecchia e al Muro del Pianto, per la festa più solenne del calendario ebraico. Un dispositivo rafforzato in modo ulteriore dopo l’attentato del 9 ottobre. Secondo fonti israeliane vi sarebbero almeno 3mila agenti sparsi in tutta la città, a tutelare l’incolumità di fedeli e pellegrini.
Ai problemi dell'occupazione, ad accrescere la tensione si è aggiunto il timore dei palestinesi è che Israele, che controlla tutti gli accessi alla Spianata delle Moschee, finirà per per dividerla e consentire l’ingresso alla preghiera ai soli fedeli ebraici.
Dall’ottobre scorso, dopo una serie di provocazioni di ebrei ultra-ortodossi che sono andati a pregare sulla Spianata delle moschee proprio all’indomani dello Yom Kippur e del Sukot, si sono moltiplicati incidenti e scontri in Israele e nei territori palestinesi.
La spirale di attacchi e violenze è sfociata nella cosiddetta Terza intifada o “intifada dei coltelli”,  in cui sono morti 238 palestinesi, 35 israeliani, due americani, un giordano, un sudanese e un eritreo. La maggior parte dei palestinesi è stata uccisa mentre tentava di accoltellare o colpire con armi o con l’auto passanti o soldati. Altri sono stati uccisi nel corso di manifestazioni o scontri con i militari.

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