Amos Oz «A volte inciampava perché guardava troppo in alto»

 
 
 
Pubblichiamo il testo che Amos Oz, grande scrittore e intimo amico di Shimon Peres, ha letto di fronte ai Grandi intervenuti al funerale dell’ultimo padre di Israele
corriere.it|Di Amos Oz
 
 
Cara famiglia Peres, cari amici di Shimon, qui presenti, in Israele, e nel mondo, voi sapete da quanto tempo Shimon sia un mio caro amico: da quando ho scoperto il suo più latente e intimo segreto. Tutto cominciò oltre quarant’anni fa quando Shimon ed io, davanti all’ingresso della sala da pranzo del Kibbutz Hulda, discutemmo fino a notte fonda a proposito del futuro del Paese, il futuro dei Territori... Shimon già allora vedeva lontano… Col proseguire della conversazione, piano piano scoprii il suo segreto, più segreto di Dimona (impianto nucleare, ndt), più protetto dei preliminari per i trattati di Oslo; ho scoperto la sua profonda innocenza, innocenza di sognatore instancabile, innocenza che non è l’opposto di astuzia, e nemmeno di complessità; rettitudine che è la terra fertile per quella complessità e da cui germogliano le azioni importanti. Apparentemente c’erano in Shimon due caratteristiche contraddittorie che non potrebbero convivere: da un lato il profondo rispetto per la realtà e i suoi vincoli, dall’altro un impulso ardente a cambiare questa realtà, e in aggiunta, cosa molto rara, l’apertura dell’anima verso il cambiamento personale. Ma solo chi possiede queste due opposte caratteristiche può diventare un innovatore. E siccome Shimon era un innovatore c’era chi lo derideva. Quasi tutti gli innovatori, tutti i grandi uomini che hanno anticipato i tempi, sono sembrati a molti sognatori ingenui fino a che il futuro e i fatti non hanno dimostrato il contrario. Così è accaduto nella scienza, nelle arti, nella letteratura, e così in politica.
C’era chi lo chiamava sognatore per via della sua capacità visionaria, forse perché aveva dimenticato chi era stato il primo sognatore: Giuseppe nel Libro della Genesi, il quale non sognava semplicemente, ma era un sognatore che ha realizzato la maggior parte dei suoi sogni. Prese nelle sue mani una grande Terra, quasi disintegrata a causa di una crisi terribile, e la rimise in piedi. Proprio come Giuseppe della Bibbia, anche Shimon Peres ha realizzato la maggior parte dei suoi sogni. Il cinismo, il parlare a vanvera, l’ostilità, non gli appartenevano. Molti politici guardano alle notizie del giorno o alle campagne elettorali, alle prossime elezioni. Shimon non era un politico opportunista; per via della sua rettitudine i suoi oppositori sono riusciti alcune volte a fargli lo sgambetto, ma lui era un governatore, ovvero una persona con lo sguardo fisso ai decenni e alle generazioni a venire.
Era un sostenitore e sognatore della pace e di una nuova realtà, un uomo disposto a cambiarsi e a lasciarsi il male alle spalle. E’ vero, a volte inciampava perché guardava troppo in alto. C’è chi dice che la pace non sia possibile, ma la pace non solo è cosa possibile ma anche obbligatoria ed inevitabile, semplicemente perché noi non ce ne andremo da nessuna parte, non abbiamo un altro posto in cui andare, e anche i palestinesi non andranno da nessuna parte, anche loro non hanno altro posto. Senza contare che israeliani e palestinesi non possono unirsi improvvisamente in un’unica famiglia felice, non possono saltare su un letto matrimoniale e iniziare una luna di miele…
Non esiste possibilità alternativa se non quella di dividere questa casa in due appartamenti, e renderla una casa bifamiliare. Quasi tutti, da una parte e dall’altra, nel profondo del cuore conoscono questa verità. Ma allora dove sono i leader coraggiosi che si alzano e la realizzino? Dove sono i successori di Shimon Peres ? Da ormai quarantadue anni, ogni venerdì, estate e inverno, Shimon ed io parlavamo al telefono, una lunga conversazione, non solo a proposito del percorso stupefacente dello Stato di Israele, non solo di letteratura, credenze ed opinioni, ma a volte anche dei sentimenti del cuore, delle emozioni dell’anima e della vastità dell’immaginazione. Questa nostra conversazione non finirà. Oggi è venerdì, vigilia del Sabato, quasi le cinque del pomeriggio, e se qualcuno crede che oggi alle cinque non avverrà, si sbaglia. Fin quando vivrò questa conversazione continuerà. Anzi, fino a quando Israele vive, e vivrà per sempre, il suo dialogo con Shimon Peres è aperto e prosegue. Oggi io mi separo da un caro amico, grande sognatore, grande politico, uomo a cui ho voluto molto bene. Traduzione di Matteo Shalom e Tara Varon)
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