Rapporto OCHA del periodo 23 agosto – 5 settembre 2016
Il
24 agosto, presso lo snodo stradale di Yitzhar (Nablus), un 26enne
palestinese ha accoltellato e ferito un soldato israeliano; l’aggressore
è stato ucciso con arma da fuoco.
Dall’inizio del 2016, in attacchi e
presunti attacchi effettuati da palestinesi della Cisgiordania contro
israeliani, sono stati uccisi 61 palestinesi, tra cui 16 minori, e 11
israeliani, tra cui una ragazza.
Altri due palestinesi sono stati uccisi, con arma da fuoco, dalle forze israeliane in due distinti episodi.
In un caso, all’ingresso del villaggio Silwad (Ramallah), un uomo di 38
anni che, a quanto riferito, era affetto da disturbo mentale, è stato
colpito mentre si avvicinava ad una torre militare senza rispettare
l’alt. L’esercito israeliano ha aperto un’indagine penale. Nell’altro
caso, nel Campo profughi di Shu’fat, soldati israeliani hanno aperto il
fuoco contro un veicolo perché, secondo quanto riferito, credevano che
stesse per investirli; tuttavia, la polizia israeliana ha riferito che
il conducente era ubriaco e che, quindi, l’episodio non è da considerare
un attacco deliberato.
Le autorità israeliane hanno
restituito alle famiglie i corpi di tre palestinesi sospettati di aver
compiuto attacchi contro israeliani; due dei corpi erano stati
trattenuti per più di undici mesi. Allo stato attuale, sono ancora
trattenuti dalle autorità israeliane i corpi di altri 12 presunti
responsabili palestinesi; alcuni da quasi sette mesi.
In Cisgiordania, durante le due settimane [23 Agosto – 5 settembre], in scontri con le forze israeliane sono stati feriti 66 palestinesi, tra cui due minori e una donna.
La maggior parte degli scontri si è verificato durante operazioni di
ricerca-arresto, la più ampia delle quali è stata condotta nel Campo
profughi di Ayda, dove si sono avuti 24 feriti. Altri scontri, con 11
feriti, sono stati segnalati durante le manifestazioni settimanali a
Kafr Qaddum (Qalqiliya). Cinque soldati israeliani sono stati feriti da
pietre.
In Cisgiordania, complessivamente, le
forze israeliane hanno condotto 186 operazioni di ricerca-arresto ed
hanno arrestato 239 palestinesi. Il numero più alto di operazioni
(49) e di arresti (95) è stato registrato nel governatorato di
Gerusalemme. Alcune delle operazioni sono state condotte a Betlemme e
nella città di Hebron, il 23 e il 25 agosto, presso sette officine
meccaniche, sospettate di fabbricare armi; cinque officine sono state
chiuse e le attrezzature confiscate. Inoltre, nella città di Dura
(Hebron), le forze israeliane hanno fatto irruzione in una stazione
radio: hanno confiscato tutte le apparecchiature di trasmissione ed
hanno emesso un’ordinanza militare di chiusura di tre mesi nei confronti
della stazione; cinque membri del personale sono stati arrestati.
A Gaza, nelle Aree ad Accesso
Riservato (ARA) di terra e di mare, in almeno diciotto casi, le forze
israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso palestinesi:
feriti un pastore ed un pescatore successivamente arrestato. Altri
due pescatori sono stati costretti a togliersi i vestiti e nuotare verso
le imbarcazioni militari israeliane dove sono stati tratti in arresto;
le loro barche e le reti da pesca sono state sequestrate.
In Area C e a Gerusalemme Est, per
mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno
demolito, o confiscato, 28 strutture in sette comunità palestinesi,
sfollando 55 persone e compromettendo i mezzi di sostentamento di altre
200. Undici delle strutture prese di mira erano state
precedentemente fornite come assistenza umanitaria; fra esse, ricoveri
abitativi, latrine e una cisterna per l’acqua. Sale così a 223 il numero
di manufatti donati come aiuto umanitario e distrutti o confiscati
dall’inizio del 2016: più del doppio di quelli riferiti a tutto il 2015.
Il 30 agosto, nella città di Dura (Hebron), per
motivi punitivi, le forze israeliane hanno fatto esplodere la casa di
famiglia di un palestinese, attualmente in stato di detenzione, accusato
di aver collaborato, il 1° luglio, all’uccisione di un colono
israeliano; una famiglia di tre persone, tra cui due minori, è stata
sfollata. In conseguenza dell’esplosione una cisterna per acqua è rimasta gravemente danneggiata.
In Jayyus e in Ras Atiya (entrambe in
Qalqiliya), le autorità israeliane hanno sradicato 300 ulivi, di
proprietà palestinese, a motivo del fatto che queste aree sono designate
[da Israele] come “terra di stato”. In precedenza,
fino al 2014 (anno in cui fu completata una modifica al tracciato della
Barriera) agli agricoltori era stato negato l’accesso alla seconda
località (Ras Atiya) a motivo del tracciato della Barriera. In Area C,
quasi tutta la “terra di stato” è stata posta sotto la giurisdizione
degli insediamenti colonici israeliani.
Le forze israeliane hanno bloccato
cinque strade che collegano la città di Huwwara (Nablus) a quattro
villaggi vicini, interrompendo in modo significativo l’accesso delle
persone ai servizi ed ai mezzi di sostentamento. Secondo fonti
israeliane, i blocchi sono conseguenti a diversi episodi di lancio di
pietre contro veicoli di coloni israeliani. Durante il periodo di
riferimento, i militari hanno riaperto uno degli ingressi alla città di
Hizma (Gerusalemme) che, dal 28 luglio, per un motivo simile, era stato
interdetto ai veicoli; nella stessa città, permane, invece, la chiusura
di altre due strade.
Due palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani:
uno, nella città vecchia di Gerusalemme est, aggredito fisicamente, e
un altro, un contadino, attaccato da cani scatenati da coloni, vicino a
Deir Istiya (Salfit). Secondo quanto riferito, decine di alberi di
proprietà palestinese sono stati danneggiati dal riversamento di acque
reflue operato da coloni israeliani di Betar Illit su terreni
appartenenti ad agricoltori del villaggio di Husan (Betlemme).
Nei governatorati di Hebron e Gerusalemme, secondo i media israeliani, due
israeliani sono stati feriti e quattro veicoli israeliani sono stati
danneggiati dal lancio di pietre da parte di palestinesi.
Il valico di Rafah, sotto controllo
egiziano, per tre giorni è stato aperto eccezionalmente per i
pellegrini; è stato riferito che 2.332 palestinesi sono usciti dalla
Striscia di Gaza verso l’Egitto. Dall’inizio del 2016, il valico è
stato parzialmente aperto per soli 14 giorni. Secondo le autorità
palestinesi di Gaza si stima che oltre 27.000 persone siano registrate e
in attesa di attraversare.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
Associazione per la pace – Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it; Web: https://sites.google.com/site/assopacerivoli
Commenti
Posta un commento