Non è tutto tranquillo sul fronte del Golan: l’equazione israelo-siriana cambia
20 settembre 2016
La
Siria ha dato l’annuncio di un cambio di politica quando ha lanciato
delle rappresaglie contro l’esercito israeliano nel Golan la settimana
scorsa ?
Gli
avvenimenti dell’ultima settimana sembrano indicare che l’equazione
israeliano-siriana sta per cambiare per la prima volta dopo lo scoppio
della sanguinosa guerra civile in Siria cinque anni e mezzo fa.
Così almeno sembrava nelle ore precedenti l’alba di martedì scorso.
Con
un’azione inusuale, una batteria antiaerea siriana ha lanciato due
missili S-200 terra-aria contro dei combattenti e dei droni israeliani.
Li hanno mancati. Il servizio stampa dell’esercito israeliano ha smentito l’affermazione del portavoce
dell’esercito siriano secondo cui i missili avevano abbattuto un aereo
ed un drone israeliani ed ha dichiarato che i missili non avevano
neanche sfiorato gli aerei dell’ aviazione israeliana.
I
responsabili del governo israeliano e gli ufficiali dell’esercito
cercano di stabilire se il lancio di missili stia a significare un
cambio di politica da parte di Assad, o se si tratti di una
dimostrazione di forza simbolica.
Gli
aerei israeliani hanno bombardato delle postazioni di artiglieria
dell’esercito siriano. Dal punto di vista israeliano, si trattava di una
missione di routine e dal 2012 circa un centinaio di missioni di questo
genere sono state effettuate. Questi bombardamenti fanno parte della
politica israeliana di rappresaglia per le granate e i razzi che cadono
sul suo lato delle alture del Golan.
Questa
prassi non fa differenza tra i proiettili dovuti a tiri accidentali o
intenzionali, benché si tratti soprattutto di “sforamenti” accidentali
della guerra tra l’esercito ed i gruppi ribelli siriani concentrati
lungo il confine israeliano.
Ogni
volta che le granate cadono in Israele, fatto accaduto più volte
dall’inizio della guerra, sia che provengano da armi dell’esercito o dei
ribelli siriani, Israele considera il governo di Assad responsabile in
quanto regime sovrano sul proprio territorio.
Non è un caso
Tutti
questi incidenti, fino a domenica 11 settembre, sono rimasti senza
reazione da parte del regime siriano – almeno per quanto ne sa
l’opinione pubblica. Oggi
i responsabili del governo israeliano e gli ufficiali dell’esercito
cercano di stabilire se il lancio di missili S-200 significhi un cambio
di politica da parte di Assad o sia solo una dimostrazione di forza
simbolica.
Tuttavia
una cosa è chiara fin d’ora: il lancio di missili nella regione di
Quneitra non era un caso. L’esercito siriano ha diffuso un comunicato
ufficiale riguardo all’incidente.
Si
tratta del secondo caso conosciuto di rappresaglia dell’esercito di
Assad contro l’attività militare israeliana in territorio siriano, ma è
il primo incidente di questo genere ad essere reso pubblico. Il primo
caso, sette mesi fa, non era stato segnalato da Israele o dal governo
siriano.
Sabato
scorso due altri missili hanno oltrepassato i confini della guerra in
Siria, ma questa volta sono stati intercettati dal sistema di difesa
anti-missile israeliano, la cosiddetta “Cupola di ferro” [Iron Dome,
ndt].
Da
parecchi anni, come ha ammesso il primo ministro Benjamin Netanyahu
alcune settimane fa, l’esercito israeliano agisce a suo piacimento nello
spazio aereo siriano in violazione della sovranità della Siria e
dell’accordo di disimpegno del marzo 1974, firmato dai due paesi dopo la
guerra del Kippur (guerra d’ottobre) del 1973.
“Voi siete sovrani”
Anche
se Israele non ha mai reso pubbliche le sue incursioni, i media esteri
hanno più volte segnalato che l’esercito israeliano ha utilizzato aerei
da caccia e droni per missioni di ricognizione. Per
oltre dieci volte ha attaccato obbiettivi dell’esercito siriano, alcuni
dei quali alla periferia di Damasco: depositi, fabbriche e convogli per
il trasferimento di armi sofisticate (missili terra-terra di
precisione, missili antiaerei, radar e missili antinave) a Hezbollah in
Libano.
Di fronte a tutti questi attacchi l’esercito di Assad ha messo da parte la propria dignità e non ha reagito. Non
ha reagito nemmeno quando Israele ha abbattuto un aereo da
combattimento Sukhoi siriano vicino al suo confine qualche anno fa.
Secondo
dei rapporti esteri, Israele ha anche portato a termine, in diverse
altre occasioni, degli omicidi di ufficiali superiori di Hezbollah con
attacchi aerei. Tra
questi obbiettivi vi erano Jihad Moughniyeh, figlio di Imad Moughniyeh,
un alto responsabile di Hezbollah ucciso in un attentato con
un’autobomba nel 2008; un generale dei Guardiani della rivoluzione
islamica iraniana; nel dicembre 2015, nel suo covo di Damasco, il
terrorista druso libanese Samir Kuntar, che aveva trascorso 26 anni in
una prigione israeliana per l’uccisione di una famiglia israeliana.
Questi
incidenti sono avvenuti in un contesto di tentativi da parte di
Hezbollah e del comandante della Forza al-Qods dei Guardiani della
rivoluzione, il generale iraniano Qassem Suleimani, di installare delle
infrastrutture militari sulle alture del Golan e, con l’avallo di Assad,
di sferrare attacchi contro Israele. Gli attacchi israeliani hanno
sventato questo piano dell’asse Hezbollah-Iran-Siria.
Inoltre
l’esercito israeliano ha risposto con tiri di artiglieria, missili e
attacchi aerei simbolici contro gli avamposti dell’esercito siriano
quasi ogni volta che dei proiettili provenienti da combattimenti tra
l’esercito siriano ed i gruppi ribelli vicino al confine hanno “sforato”
e sono caduti in territorio israeliano.
Le
reazioni dell’esercito israeliano sono state misurate e principalmente
mirate ad inviare un messaggio al regime: per noi, siete sovrani.
Crescente fiducia
L’ultimo
incidente testimonia la crescente fiducia dell’esercito di Assad, che è
riuscito, soprattutto grazie all’aiuto dei russi, ad estendere il
proprio controllo in Siria (che copre ancora solo il 30% del territorio)
ed a consolidare il regime mentre l’opposizione si indebolisce e lo
Stato Islamico sta arrivando all’inizio della sua fine.
La
maggioranza delle parti in gioco – Israele, il regime di Assad, la
Russia ed alcuni dei gruppi ribelli – non ha alcun interesse a
peggiorare la situazione al confine ed a provocare uno scontro militare.
Man
mano che l’esercito del regime siriano intensifica i suoi attacchi
contro i ribelli, soprattutto quelli non lontani dal confine con
Israele, le possibilità che colpi accidentali cadano in territorio
israeliano aumentano.
Così,
anche la probabilità di un’escalation delle tensioni e di un avanzare
delle violenze fino al livello di quello che finora era il confine
relativamente tranquillo delle alture del Golan aumenta, nonostante il
fatto che la maggioranza delle parti in gioco non abbia alcun interesse a
peggiorare la situazione al confine ed a provocare uno scontro
militare.
Di
fatto, l’ipotesi che emerge dalle fonti militari israeliane, dopo uno
scambio di messaggi con la Russia, è che una guerra tra Israele e la
Siria non sia all’orizzonte, malgrado le recenti tensioni.
Non è certamente interesse di Assad trascinare nel conflitto le potenti forze israeliane.
Yossi Melman è un opinionista specializzato nella sicurezza e nell’informazione israeliana. E’ co-autore di ‘Spies against Armageddon’.
Le
opinioni espresse in questo articolo appartengono solo all’autore e non
riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.
Traduzione di Cristiana Cavagna
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