Jonathan Cook : La Nakba continua
La Nakba continua
di Jonathan Cook
E’ stato difficile conciliare le azioni e parole del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu.
Egli
è stato uno dei principali promotori di una nuova legge – approvata il
19 luglio – che assegna al parlamento israeliano, la Knesset, nuovi
poteri draconiani: una maggioranza di tre quarti dei suoi membri può
espellere un parlamentare eletto se non ne condivide le opinioni.
Nota
come la “Legge sull’Espulsione”, la misura è universalmente vista come
un modo per i partiti ebraici della Knesset di espellere parlamentari
che rappresentano la numerosa minoranza palestinese. Un israeliano su cinque è palestinese.
Eppure,
meno di una settimana dopo Netanyahu ha postato sulle reti sociali un
video in ebraico e inglese in cui chiedeva scusa ai cittadini
palestinesi per i suoi commenti, molto criticati, fatti l’anno scorso
durante le elezioni politiche israeliane.
Allora
aveva sollecitato i suoi sostenitori ad andare a votare, mettendo in
guardia che “gli arabi” – cioè il milione e settecentomila cittadini
palestinesi di Israele – “stanno andando a votare in massa.”
Ha
detto che i suoi commenti sono stati fraintesi. Al contrario, egli ha
invitato “i cittadini arabi di Israele a far parte della nostra società –
in massa. Lavorate in massa, studiate in massa, prosperate in
massa…Sono orgoglioso del ruolo che gli arabi giocano nei successi di
Israele. Voglio che svolgiate un ruolo ancora più importante.”
Tuttavia
la “Legge sull’Espulsione” minaccia di limitare gravemente il ruolo dei
palestinesi nella Knesset, l’unica istituzione pubblica di Israele di
maggiore visibilità.
Secondo
“Adalah”, il centro giuridico che rappresenta la minoranza palestinese,
la “Legge sull’Espulsione” non ha eguali in nessuno Stato democratico.
L’associazione nota che si tratta dell’ultima di una serie di leggi
miranti a limitare rigidamente i diritti della minoranza palestinese in
Israele e a contrastare il dissenso.
Altri temono che questa misura in sostanza svuoterà la Knesset dei suoi partiti palestinesi.
“Questa
legge viola ogni norma democratica e il principio in base al quale le
minoranze devono essere rappresentate, ” ha affermato Mohammed Zeidan,
direttore dell'”Associazione per i Diritti Umani” di Nazareth. “Manda
all’opinione pubblica il messaggio secondo cui è possibile, persino
auspicabile, avere una Knesset solo ebrea.”
I
quattro partiti palestinesi presenti in parlamento, in una coalizione
denominata “Lista Unitaria”, il 22 luglio hanno mandato una lettera
aperta mettendo in guardia che Netanyahu e il suo governo “vogliono una
Knesset senza arabi.”
Zeidan
ha sottolineato come ciò potrebbe rapidamente avvenire: “Basterebbe che
un parlamentare palestinese venga espulso e ci sarebbero enormi
pressioni sugli altri perché diano le dimissioni per protesta.”
Yousef
Jabareen, un membro palestinese della Knesset per la “Lista Unitaria”,
ha detto che la legge ha creato “parlamentari in libertà vigilata”,
minacciati perché stiano zitti o perché “si comportino bene”. I suoi
effetti, ha aggiunto, potrebbero privare decine di migliaia di votanti
del diritto di essere rappresentati.
“La
minaccia di espulsione servirà come una tattica per metterci a tacere,”
ha detto Jabareen, “impedendo inoltre la possibilità per i membri della
Knesset di adempiere fedelmente al programma che hanno promesso ai
propri elettori.”
Chi
ha proposto questa legge ha fatto poco per mascherare l’intenzione di
utilizzare questa misura solo contro i parlamentari palestinesi. Con 13
seggi, la “Lista Unitaria” è attualmente il terzo maggior gruppo sul
totale dei 120 seggi della Knesset.
Il
primo bersaglio di questa legge è Haneen Zoabi, un’esponente del
partito Balad [partito che sostiene che Israele dovrebbe essere uno
Stato per tutti i cittadini e che i palestinesi con cittadinanza
israeliana debbano essere riconosciuti come minoranza nazionale. Ndtr.
]che è stata aggredita da molti parlamentari ebrei della Knesset (vedi
giugno/luglio 2015 su Washington Report, p. 13). La misura era originariamente stata chiamata “Legge Zoabi”.
Alla
fine di giugno, in un drammatico preludio all’approvazione della legge,
più di una dozzina di parlamentari ebrei hanno scatenato violente
proteste in parlamento nei confronti di Zoabi mentre lei stava facendo
un discorso riguardante il patto di riconciliazione del governo
israeliano con la Turchia. Ha dovuto essere difesa dalle guardie della Knesset.
Aveva
scandalizzato i parlamentari riferendosi all’ “assassinio” di 10
attivisti umanitari da parte del commando israeliano nel 2010 [la strage
sulla nave turca Mavi Marmara. Ndtr.]. La marina israeliana aveva
attaccato una flottiglia di solidarietà, a cui Zoabi aveva partecipato,
mentre stava navigando in acque internazionali dalla Turchia verso Gaza.
L’incidente aveva portato alla rottura con Ankara.
Invece
di criticare i parlamentari ebrei, Netanyahu aveva detto che Zoabi
aveva “passato ogni limite” con i suoi commenti contro i commando e che
non c’era “posto per lei nella Knesset”.
Allo
stesso modo il leader dell’opposizione Isaac Herzog aveva chiesto di
censurare tutti i discorsi di Zoabi dal canale TV della Knesset.
Festeggiando
l’approvazione della legge, Netanyahu ha postato sulle reti sociali:
“Quelli che appoggiano il terrorismo contro Israele e i suoi cittadini
non faranno parte della Knesset israeliana.”
Zeidan
ha affermato che la nuova legge rappresenta “una pericolosa escalation”
nella più generale tendenza ad eliminare il dissenso e ad incitare
all’odio.” Stiamo entrando in una nuova epoca. Prima c’erano leggi e
politiche razziste, ma ora siamo andando rapidamente verso il vero e
proprio fascismo.”
“I
continui incitamenti contro la minoranza palestinese, dal primo
ministro in giù, si spingono fin nelle piazze, dove ci saranno più
violenze e più attacchi contro i cittadini palestinesi da parte della
popolazione israeliana.”
Secondo
la polizia israeliana, in luglio Zoabi avrebbe rifiutato una guardia
del corpo della Knesset, nonostante il livello di minacce contro di lei
lo richiedesse.
Procedimenti
contro politici possono essere intrapresi con l’appoggio di 70
parlamentari. Un’espulsione può essere portata a termine se 90
parlamentari ritengono che il politico abbia incitato al razzismo o
abbia appoggiato la lotta armata contro Israele. Nella legge non c’è una
definizione su cosa costituisca un “appoggio”.
“Adalah”
ha sottolineato che la Knesset potrà prendere in considerazione le
affermazioni del parlamentare – e l’interpretazione di queste data dalla
maggioranza – e non solo azioni o obiettivi manifesti.
Finora un politico avrebbe potuto essere destituito dalla Knesset solo se coinvolto in un grave crimine.
Netanyahu
ha presentato la proposta di legge in febbraio, dopo che Zoabi e due
suoi colleghi di Balad alla Knesset, Jamal Zahalka e Basel Ghattas,
hanno incontrato una dozzina di famiglie palestinesi di Gerusalemme est
occupata i cui figli erano stati uccisi durante attacchi solitari o in
scontri con le forze di sicurezza. I tre parlamentari avevano promesso
di aiutare a fare pressione sul governo perché restituisse i corpi per
il funerale.
Autorità
israeliane hanno sostenuto che la visita equivaleva ad un appoggio al
“terrorismo”. I tre sono stati sospesi dalla Knesset per parecchi mesi.
In base alla nuova legge, potrebbero essere espulsi per sempre.
Zahalka,
leader del partito Balad, ha detto che i parlamentari palestinesi
dovrebbero affrontare un “tribunale illegale, in cui parlamentari ostili
fungerebbero da giudice e giuria. “
Ha
detto che la “Lista Unitaria” si stava preparando a mandare una lettera
all’Unione Interparlamentare, un’ istituzione che rappresenta 170
parlamenti di tutto il mondo, sollecitandola ad espellere la Knesset.
Data
l’ampia maggioranza necessaria per ottenere l’espulsione di un
parlamentare, alcuni hanno sostenuto che la nuova legge sarà
praticamente impossibile da mettere in pratica.
Zahalka
non è d’accordo. Egli dice: “Se durante il primo atto vedi un fucile,
sai che nell’ultimo verrà usato. Ed è così con questa legge. Quando ci
sarà la prossima “emergenza” o la prossima guerra, i parlamentari ebrei –
anche quelli che ora criticano la legge – si uniranno per espellere chi
dissente.”
Zoabi si è ritrovata ripetutamente aggredita praticamente da tutti i partiti ebrei della Knesset.
Nell’estate
2014, durante un massiccio attacco israeliano contro Gaza noto come
“Margine Protettivo”, la commissione etica della Knesset l’ha sospesa
per un tempo record di sei mesi – il più lungo periodo allora permesso.
Durante
un’intervista ad una radio israeliana, aveva criticato i palestinesi
responsabili del rapimento di tre giovani israeliani nella Cisgiordania
occupata, ma si era rifiutata di chiamarli “terroristi”. Gli israeliani erano in seguito stati trovati morti.
Zahalka
ha detto che i parlamentari palestinesi ora affrontano una situazione
“straordinaria”. “In ogni Paese, l’immunità parlamentare conferisce agli
eletti diritti più ampi di quelli dei comuni cittadini per permettere
loro di svolgere i propri compiti in parlamento,” ha affermato. “Solo in
Israele i rappresentanti eletti avranno maggiori restrizioni alla
libertà di parola e di azione dei comuni cittadini.”
La “Lista Unitaria” ha detto che intende presentare appello alla Corte Suprema contro la legge.
La
“Legge sull’Espulsione” fa seguito alla messa fuorilegge lo scorso anno
del Movimento Islamico del nord, il movimento extra-parlamentare più
seguito tra la minoranza palestinese in Israele (vedi Washington Report, Gen/febbr.
2016, p.24). Il suo capo, lo sceicco Raed Salah, è considerato un
leader spirituale per una grande parte della comunità.
All’epoca,
Netanyahu ha insinuato che il Movimento Islamico fosse legato ad
attività “terroristiche”. Tuttavia indiscrezioni al giornale Haaretz
provenienti da ambienti ministeriali hanno rivelato che i servizi di
sicurezza israeliani non avevano trovato tali legami.
Zeinad
aveva osservato che da qualche tempo la destra israeliana stava
conducendo una battaglia per liberare la Knesset dei partiti
palestinesi.
Negli
ultimi 15 anni la Commissione Elettorale Centrale, che è dominata dai
partiti ebrei, ha ripetutamente tentato di escludere parlamentari
palestinesi dalla partecipazione alle elezioni. Tuttavia la Corte
Suprema israeliana ha ribaltato queste decisioni in appello.
Nel
2014 il governo ha tentato una strada diversa. Ha approvato una “Legge
Soglia”, alzando il quorum necessario per ottenere un seggio alla
Knesset. Il quorum è stato fissato troppo in alto per i quattro piccoli
partiti palestinesi.
Tuttavia
la mossa ha avuto l’effetto contrario. I partiti hanno risposto
formando la “Lista Unitaria”, ed è diventata una delle maggiori
formazioni alla Knesset dopo le elezioni politiche dello scorso anno.
E’
stato in quel contesto, ha affermato Zeidan, che, alla vigilia delle
elezioni, Netanyahu ha fatto il suo commento molto criticato, mettendo
in guardia sul fatto che “gli arabi stanno andando a votare in massa.”
Asad
Ghanem, un professore di politica dell’università di Haifa, ha
sostenuto che la “Legge sull’Espulsione” può realizzare l’ obiettivo
dichiarato di Netanyahu di scoraggiare la partecipazione dell’elettorato
palestinese. L’astensionismo dei votanti della minoranza è sceso a poco
meno della metà dopo la creazione della “Lista Unitaria” in tempo utile
per le elezioni del 2015.
“Se
si vede che questi attacchi alla rappresentanza politica degli arabi
alla Knesset continuano,” ha detto Ghanem, “allora i votanti potrebbero
concluderne che quando è troppo è troppo e che è arrivato il momento di
rinunciare alla partecipazione politica.”
Jonathan
Cook è un giornalista che vive a Nazareth e vincitore del premio
speciale di giornalismo Martha Gellhorn. E’ autore di “Sangue e
religione” e di “Israele e lo scontro di civiltà”.
(Traduzione di Amedeo Rossi)
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