I bambini di Daesh



I bambini di Daesh


ISIS











Un'infanzia consacrata alla violenza e all'esaltazione del Califfato, tra addestramento militare, indottrinamento ideologico e esecuzioni di massa. È lo scenario agghiacciante che emerge dal rapporto "The Children of Islamic State" pubblicato di recente dalla Fondazione Quillian sull'educazione di bambini e adolescenti all'interno dei territori di Daesh, tra l'Iraq e la Siria.
Analizzando la propaganda dello Stato Islamico e incrociandola con dati ottenuti sul campo, Noman Benotman & Nikita Malik sono riusciti a tracciare un ritratto della vita di bambini e bambine sotto il regime di Al Baghdadi. Negli oltre duecento documenti analizzati c'è di tutto: ragazzi giovanissimi spediti al fronte, bambini trasformati in attentatori suicidi, insegnanti costretti a sottomettersi ai programmi del Califfo pena la morte.
È la scuola uno dei centri nevralgici dell'indottrinamento dei più giovani, attraverso un piano educativo finalizzato - come nella Germania nazista - alla trasformazione dei ragazzi in bambini-soldato. Una volta rimosse quelle materie considerate proprie di una "metodologia dell'ateismo" - il disegno, la musica, la storia e la filosofia, ma anche la geografia e le scienze - si è provveduto a sostituirle con lezioni di "memorizzazione del Corano, Tawhid (monoteismo), fiqh (giurisprudenza), salat (preghiera), aqeeda (credo), Hadith e Sura (la vita di Maometto)." Anche l'educazione fisica è stata trasformata in "educazione al Jihad" e comprende l'uso delle armi da fuoco, la lotta, il nuoto. Nel libro di testo si possono trovare le istruzioni di manutenzione, pulizia e stoccaggio di armi da fuoco leggere.
Al fianco della scuola operano i campi, in cui i ragazzi tra i 10 e i 15 anni ricevono l'addestramento militare vero e proprio. Attraverso un lungo processo di educazione i bambini divengono progressivamente insensibili alla violenza, arrivando a percepirla come un tratto normale e legittimo della loro vita quotidiana. Ed è così che possono essere trasformati in spie, soldati, predicatori, attentatori suicidi e boia. "L'obiettivo - dice il rapporto - è preparare una nuova, più forte, generazione di mujahideen, considerata una risorsa futura per Daesh".
I leader di Daesh ritengono questi bambini combattenti migliori e più letali, perché "invece di essere convertiti ad un'ideologia radicale, sono stati indottrinati con questi valori sin dalla nascita, [...] sono visti come una generazione più 'pura', e hanno una maggiore possibilità di raggiungere il martirio rispetto alla generazione attuale."
Solo pochi giorni fa è stato diffuso in rete un video che ritrae cinque membri delle YPG - le formazioni curde di difesa popolare che hanno fermato l'avanzata dell'ISIS nel nord della Siria - giustiziati con un colpo di pistola alla testa da un gruppo di bambini soldato. Sempre un ragazzino si è reso responsabile il 20 agosto scorso dell'attentato ad un matrimonio curdo a Gaziantep, nel Kurdistan Bakur, uccidendo oltre cinquanta persone.
Costringendoli a partecipare alle esecuzioni e agli attacchi suicidi, lo Stato islamico costruisce un processo di normalizzazione di queste atrocità, e allo stesso tempo accresce l'indottrinamento dei ragazzi. Inoltre, l'utilizzo di giovanissimi garantisce visibilità alla propaganda e contribuisce a diffondere la sua perversa utopia.
Ovviamente l'addestramento militare non riguarda le future donne. Le "perle del Califfato" hanno un posto ben preciso nella società: velate, nascoste e rinchiuse in casa. Costrette a sposarsi anche all'età di nove anni, a loro spetta provvedere alle necessità della famiglia, ma soprattutto contribuire alla generazione di nuovi soldati, che un giorno verranno inviati al fronte.
Resta da chiedersi cosa succederà a tutti loro quando - e se - Daesh verrà sconfitto, in paesi in cui per altro l'utilizzo di minori come combattenti è consuetudine anche nelle milizie al soldo del governo iracheno o nelle fazioni curde. I consueti programmi di Disarmament, Demobilisation, and Reintegration, pensati per i bambini soldato, rischiano di non funzionare in soggetti con un alto tasso di indottrinamento ideologico. Un'intera generazione di ragazzi siriani e iracheni si ritroverà catapultata in un mondo ostile, senza la capacità di reinserirsi, né dal punto di vista sociale, né tantomeno da quello affettivo. Una generazione educata alla guerra, cui bisognerà trovare il modo di insegnare il valore della pace. Tante associazioni irachene e siriane si stanno ponendo il problema, ora sta alla comunità internazionale sviluppare programmi e progetti a loro sostegno, all'interno di in un autentico processo di stabilizzazione e costruzione della pace nella regione.
(Questo post è stato scritto da Luca Cafagna, Un ponte per...)

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