Comitato: Oltre 1000 minori palestinesi detenuti da Israele nel 2016 fino ad ora – Zeitun
Comitato:
Oltre 1000 minori palestinesi detenuti da Israele nel 2016 fino ad ora
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zeitun.info
RAMALLAH (Ma’an) —
Sabato il Comitato
Palestinese per le questioni dei prigionieri ha detto che oltre 1000
minori palestinesi sono stati imprigionati dalle forze israeliane
dall’inizio dell’anno, registrando un incremento rispetto al 2015.
Il Comitato ha
dichiarato che almeno 1000 minori palestinesi, di età compresa tra 11 e
18 anni, sono stati imprigionati da Israele dallo scorso gennaio,
inclusi circa 70 bambini di Gerusalemme est occupata, che sono stati
posti agli arresti domiciliari.
Un avvocato del
Comitato, Hilba Masalha, ha citato parecchi casi in cui i minori
palestinesi hanno subito abusi e torture durante la detenzione.
Uno dei ragazzi, il
diciassettenne Nidal del quartiere Issawiya di Gerusalemme est, è stato
arrestato in giugno e tenuto per 20 giorni nel famigerato “Russian
compound” [stazione di polizia nell’omonimo quartiere, così chiamato
perché ospita una grande chiesa ortodossa, ndt], prima di essere
trasferito alla prigione di Megiddo. Secondo Masalha, Nidal ha riferito
di essere stato sistematicamente picchiato brutalmente ed anche
insultato, mentre si trovava nel “Russian compound”.
Ha citato in particolare
un’occasione in cui una decina di guardie carcerarie lo hanno
trascinato dalla sua cella in una stanza senza videocamere di sicurezza e
lo hanno brutalmente picchiato per un’ora mentre era ammanettato. Una
delle guardie, ha detto Nidal, ha preso un secchio dell’immondizia e
glielo ha messo sulla testa, mentre il gruppo rideva e lo scherniva.
Pure Ahmad, un sedicenne
anch’egli di Issawiya, arrestato in aprile, è stato portato nel
“Russian compound”, dove gli hanno ordinato di stare in ginocchio a
testa bassa per tre ore. Prima dell’ interrogatorio, un poliziotto ha
tagliato con un coltello il cappio usato per ammanettare Ahmad,
ferendolo.
Ahmad ha detto che il
profondo taglio sulla sua mano non è stato curato durante
l’interrogatorio di tre ore da parte di cinque inquirenti israeliani,
che gli urlavano contro e lo hanno picchiato diverse volte anche sulla
testa, sostenendo che si stava comportando in modo “irritante”.
Masalha ha anche citato
il caso del diciassettenne Umran del distretto di Tulkarem in
Cisgiordania, arrestato in maggio mentre camminava per strada. Umran
sarebbe stato ripetutamente picchiato mentre era detenuto.
I soldati lo hanno
portato da un posto all’altro dal pomeriggio alla sera dopo il suo
arresto, lo hanno condotto fino al muro di separazione israeliano e là
gli hanno scattato fotografie con in mano la sua carta d’identità, tra
le risate. Infine al mattino Umran è stato portato in una struttura di
sicurezza prima di essere trasferito in una prigione israeliana.
In agosto il Comitato
Palestinese per le questioni dei prigionieri ha dichiarato che le forze
israeliane avevano arrestato 560 ragazzi a Gerusalemme est occupata
dall’inizio del 2016.
Secondo il Comitato le
forze israeliane hanno imprigionato 30 ragazzi palestinesi nel mese di
agosto, alcuni dei quali tredicenni, ed hanno incassato 65.000 shekels (
circa 15 dollari) di multa dalle loro famiglie, mentre la maggior parte
dei detenuti ha detto di essere stato picchiato e torturato durante la
detenzione e l’interrogatorio e di essere stati trasportati da un centro
di detenzione all’altro.
Negli ultimi mesi le
forze israeliane hanno operato un giro di vite nei confronti dei
ragazzini a Gerusalemme est, dal momento che le comunità palestinesi
nella città occupata hanno incominciato a risentire delle conseguenze
della legislazione approvata tra il 2014 e il 2015, che aumenta le pene
per chi lancia pietre, consentendo che siano loro comminate condanne a
20 anni nel caso sia provata l’intenzione di ferire, e fino a 10 anni in
caso contrario.
L’associazione per i
diritti ‘Defense for Children International-Palestina (DCIP)’ ha citato
in un rapporto di luglio molti casi di minori palestinesi che hanno
ricevuto condanne al carcere per periodi dai 12 ai 39 mesi, con fino a
tre anni di libertà vigilata.
I diffusi arresti fanno
luce sugli abusi ampiamente documentati di ragazzi palestinesi da parte
delle forze israeliane e sulle dure prassi di interrogatorio utilizzate
per estorcere confessioni, che sono da tempo oggetto di critica da parte
della comunità internazionale.
Secondo il DCIP, i
minori di Gerusalemme, benché in teoria abbiano maggiori diritti dei
ragazzi palestinesi nella Cisgiordania occupata, che sono soggetti ad un
draconiano sistema di detenzione militare, tuttavia “non godono dei
diritti che gli spetterebbero” all’interno del sistema giudiziario
civile israeliano.
Su 65 casi documentati
dal DCIP nel 2015, “più di un terzo dei ragazzi di Gerusalemme è stato
arrestato di notte (38,5%), la grande maggioranza (87,7%) è stata legata
durante l’arresto e solo un’esigua minoranza di ragazzi (10,8%) ha
potuto avere la presenza di un familiare o un avvocato durante
l’interrogatorio.”
Ayed Abu Eqtaish,
direttore del programma di responsabilizzazione del DCIP, è stato citato
nel rapporto con queste parole: “Le modifiche del codice penale e delle
linee guida politiche a partire dal 2014 sono discriminatorie e hanno
come obbiettivo i palestinesi, specificamente i ragazzi. Israele è
firmatario della Convenzione per i Diritti dell’Infanzia e facciamo
appello perché rispetti le proprie responsabilità.”
Secondo l’associazione
per i diritti dei prigionieri Addameer, gli interrogatori dei ragazzini
palestinesi possono durare fino a 90 giorni, durante i quali, oltre ad
essere picchiati e minacciati, sono spesso riportati casi di violenza
sessuale e detenzione in isolamento per ottenere confessioni, mentre i
verbali delle confessioni che sono costretti a firmare sono in ebraico –
lingua che la maggior parte dei minori palestinesi non parla.
Secondo Addameer, fino
ad agosto risultavano essere stati detenuti nelle prigioni israeliane
7000 palestinesi, 340 dei quali erano minori.
Traduzione di Cristiana Cavagna
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