Sisma, la mano tesa dell'islam ad Amatrice


 
 
 
 
 
 
Sisma, la mano tesa dell'islam ad Amatrice - Immigrati e rifugiati soccorrono il Centro Italia. Rivivendo il dramma delle loro terre distrutte. A L43 il racconto dei volontari stranieri. Tanti i musulmani.
lettera43.it
 
 
 
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25 Agosto 2016


Come già per l'Abruzzo nel 2009 e l'Emilia-Romagnanel 2012, l'Organizzazione non governativa Islamic relief ha mobilitato volontari per i terremotati tra il Lazio, l'Umbria e le Marche.
L'appello a donare per «l'emergenza terremoto» campeggia a grandi titoli sull'homepage della filiale italiana dell'organizzazione religiosa.
PRONTE FINO A 300 UNITÀ. Dalla sede di Milano, a poche ore dalle scosse un team è partito in furgone verso i luoghi della catastrofe con cibo, kit igienici e altri beni di prima necessità: per ora sono una decina, ma la squadra, come per l'Aquila dove rimasero per sei mesi, è pronta a crescere fino a «200-300 unità».
Rashid Jamal è a Rieti e spiega a Lettera43.it: «Siamo arrivati nel pomeriggio con acqua, biscotti, coperte e quel che serviva da distribuire d'urgenza»
CON PROTEZIONE CIVILE E CR. Nel secondo giorno dell'emergenza, con il gruppo di Islamic relief ha in programma un incontro con la Protezione civile e la Croce rossa, per pianificare gli aiuti successivi e spostarsi ad Amatrice.
In Abruzzo i volontari musulmani dell'Ong contribuirono a montare le tendopoli.
In Lazio è stato intanto mandato «chi aveva maturato esperienze in altre zone terremotate e a livello internazionale», precisa Rashid.

Beneficenza senza protagonismi, come insegna il Corano

Una musulmana volontaria tra le macerie di Amatrice.
Una musulmana volontaria tra le macerie di Amatrice.
Come lui, marocchino di 35 anni trapiantato in Italia dal 2004, sono centinaia gli stranieri - anche rifugiati -, di piccole e grandi organizzazioni corsi a dare una mano.
Se possibile, a salvare i colpiti dall'ennesima e grave calamità naturale in Italia.
Il Cail (Coordinamento delle associazioni islamiche del Lazio) ha in corso una raccolta di beni di prima necessità a Rieti, in piazza Mazzini e nella moschea, e invita «tutti i musulmani che possono farlo all'Ospedale Camillo De Lellis di Rieti dalle 8 alle 11 o negli altri centri attivati per l'emergenza terremoto in Centro Italia».
APPELLO INTERNAZIONALE. Altre collette e iniziative di solidarietà sono state lanciate dalle comunità musulmane Nord e del Sud Italia: tra gli altri, anche l'Associazione culturale islamica in Italia ha mandato da Roma volontari e volontarie ad Amatrice.
Islamic relief, che dalla Siria alla Repubblica centrafricana sostiene progetti di emergenza e di sviluppo in oltre 30 Paesi, invita a versare la zakat (l'obolo ai bisognosi, uno dei pilastri dell'islam) anche per i terremotati dell'Italia centrale: una chiamata che sta raccogliendo donazioni da migliaia di musulmani d'Italia e del mondo.
I più non si fanno pubblicità, perché una delle raccomandazioni del Corano è fare beneficenza senza protagonismi, aiutare ma senza mettersi in mostra.
GIÀ IN ABRUZZO ED EMILIA. In partenza per Amatrice, Rashid è il referente per Islamic relief.
Ci racconta che ha vissuto le emergenze dei sismi nel 2009 e nel 2012, a Onna e poi a Carpi.
L'auspicio di oggi è che il «numero delle vittime non raggiunga quello dell'Abruzzo, anche se purtroppo cresce di ora in ora e si sta avvicinando».
La distruzione è «evidentemente maggiore che in Emilia-Romagna, ma i paesi colpiti questa estate erano meno abitati dell'Aquila, la speranza che ci resta di fronte alla vista dei crolli. Fino alle 72 ore si scava a mano: qualcuno può essere, e sarà, in vita».

Anche rifugiati e profughi in prima linea in Lazio e Marche

Il team di Islamic Relief nella tendopoli dei terremotati dell'Aquila.
Il team di Islamic Relief nella tendopoli dei terremotati dell'Aquila.
Le immagini e i racconti della devastazione in Italia hanno risvegliato in molti immigrati i ricordi delle loro terre distrutte dalle guerre.
La risposta è stata la solidarietà, la comunione nel dolore.
Sulaiman Hijazi, giovane di origine palestinese, vive a Roma ma non ha esitato a partire per Amatrice con un gruppo di connazionali.
Su Facebook è tra i più attivi a postare le foto della distruzione e della disperazione che affliggono tante famiglie, dalla notte tra il 23 e il 24 agosto 2016, nell'alto Lazio, in Umbria e nelle Marche.
«HO RIVISTO LE SCENE DI GAZA». E scrive: «C'è moltissimo ancora da fare, chi può andare non ci pensi due volte. I vigili hanno bisogno di tantissimo aiuto. Mi sono emozionato troppo perché ho visto Gaza in quelle scene, sembravano zone di guerra e non di terremoto. Sono tragedie che mi fanno ricordare sempre di più il mio popolo».
Con altri amici soccorritori musulmani, nel secondo giorno si è spostato ad Accumoli.
Con loro, a distribuire cibo e rintracciare vita tra le macerie sull'Appennino centrale ci sono decine di richiedenti asilo, approdati senza niente eppure disposti a dare il poco che hanno - il rimborso spese giornaliero - ai senzatetto del terremoto, e ad aiutare nelle ricerche.
LA MANO TESA DEI PROFUGHI. Ogni mano e ogni minuto sono preziosi. E allora 20 migranti di una struttura d'accoglienza ad Ascoli Piceno hanno chiesto di partire per Amandola, il centro marchigiano dove le scosse hanno spezzato il campanile e messo a rischio l'ospedale evacuato.
Altri profughi nelle regioni del terremoto stanno collaborando con la Protezione civile in altri centri, e dalla Calabria un gruppo di 75 migranti, di base a Gioiosa Jonica, ha deciso di donare il loro pocket money (circa 2,5 euro per il vitto) alla popolazione civile sfollata di Amatrice.


Twitter @BarbaraCiolli

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