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AGOSTO 2016 INVICTAPALESTINA AUGUST 11, 2016, 9:42 AM – THE BLOGS by
Emily Hilton Emily is youth and student representative, Yachad UK Un
mese fa, ho…
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AUGUST 11, 2016, 9:42 AM – THE BLOGS by Emily Hilton
Un mese fa, ho trascorso la mattina
del mio Shabbat inseguita giù per una collina da soldati israeliani
nella città di Hebron. Facevo parte di un gruppo di 40 ebrei che stavano
aiutando un proprietario terriero palestinese a trasformare la sua
fattoria per far posto a un cinema, prima che fosse dichiarata “zona
militare chiusa”. Ho avuto paura – paura di un esercito che mi era stato
insegnato a rispettare e ammirare per la maggior parte della mia vita.
Paura di ciò che sarebbe potuto accadere agli attivisti palestinesi che
erano con noi, se fossero stati catturati.
Facevo parte di un viaggio di 10 giorni
organizzato dal Centre for Jewish Non-Violence (CJNV), che vede gli
ebrei di tutto il mondo nei Territori Occupati impegnati a
portare pacifica solidarietà alle comunità palestinesi. Durante il
viaggio, abbiamo incontrato molti pacifisti israeliani e palestinesi
che lavoravano insieme per aiutare a porre fine all’occupazione.
Riconosciamo che, come ebrei, nel
contesto di occupazione siamo più potenti dei nostri omologhi
palestinesi, tutte le azioni sono state però guidate dai nostri partner
palestinesi. Questo si è rivelato particolarmente efficace perché,
mentre ci sono numerose discussioni nella comunità ebraica, eventi e
viaggi su Israele/Palestina, la mia esperienza è che ben pochi hanno
scelto di dare priorità alla collaborazione con attivisti e comunità
palestinesi come è stato fatto in questo viaggio.
Le azioni alle quali abbiamo preso
parte possono sembrare inefficaci a confronto con il potere del governo
israeliano, ma hanno ancora impatto – sia aiutando il villaggio
palestinese di Umm al-Khair con il lavoro agricolo sia partecipare
ad una festa di strada nel quartiere palestinese di Silwan
nella Gerusalemme est . Agendo in solidarietà con quelle che sono
chiamate dall’ IDF [ndt. Esercito di Occupazione] e da alcune
comunità di coloni “azioni impegnative” che rendono la vita per i
palestinesi insostenibile e insopportabile è stato importante
partecipare come ebrei.
Abbiamo voluto denunciare attivamente
le politiche che continuano a perpetuare l’umiliazione dell’occupazione.
Le nostre esperienze, di aiutare la realizzazione di un progetto con
l’organizzazione Ta’ayush,
per sgombrare terreni di proprietà palestinese e far posto alla
costruzione di un cinema a Hebron, ha rinforzato in me la sfida contro
la narrazione usurata e i pregiudizi nella nostra comunità che
afferma “noi o loro” o che non c’è “nessun partner per la pace”.
I residenti del villaggio palestinese
di Susiya nel sud di Hebron sono stati espulsi dal paese nel 1986, ed è
ora un sito archeologico israeliano. Da allora, ci sono state
numerose demolizioni ogni volta che il villaggio veniva ricostruito in
diverse parti della territorio. Susiya è stato il posto dove abbiamo
trascorso il nostro Shabbat dopo l’azione a Hebron.
La famiglia di Nasser, un attivista
B’Tselem, ha preparato una stanza per coloro che osservano lo Shabbat,
ha anche preparato il nostro pasto di Shabbat ed è stata molto gentile e
accogliente per noi. Il 15 agosto di quest’anno, è ancora una volta
prevista la demolizione di Susiya. L’idea che la demolizione delle case
di queste persone potrebbe essere giustificata per la mia sicurezza è
francamente assurdo.
La maggior parte delle conversazioni
nella nostra comunità ruotano attorno a punti finali. Uno stato o due?
Sionista o non sionista? Ebreo o democratico? Queste sono tutte domande
importanti, ma, allo stato attuale, sono secondari per l’impatto delle
politiche del governo israeliano sui palestinesi che vivono in
Cisgiordania. Abbiamo la responsabilità di ascoltare l’esperienza di
persone che vivono la loro vita sotto il governo militare. Anche se
queste conversazioni ci creano disagio o addirittura vergogna.
Durante uno dei nostri ultimi giorni
del viaggio, il direttore del CJNV ci ha detto che non c’è niente di
complicato con l’occupazione: O sei di supporto o sei contro di essa.
Come ebrei della diaspora, abbiamo una responsabilità fondamentale e
l’obbligo di contribuire a realizzare la sua fine. Dobbiamo farlo non
solo perché abbiamo a cuore Israele che agisce fuori dai suoi valori
democratici.
Essere parte del movimento per porre
fine all’occupazione deve provenire da un luogo ebraico, perché è dal
giudaismo che ho imparato i miei valori di giustizia sociale, e la fine
dell’occupazione dovrebbe essere un problema ebraico di giustizia
sociale. Dobbiamo riconoscere che il controllo israeliano in corso sui
territori occupati significa che i palestinesi continuano ad essere
trattati senza nessun rispetto per la dignità umana. Questo è qualcosa
su cui non possiamo rimanere in silenzio.
L’anno prossimo saranno 50 anni di
occupazione e la CJNV vuole dare appuntamento a 500 ebrei della diaspora
in Israele/Palestina per dire 50 anni sono 50 anni di troppo. Spero
che vi unirete a noi.
About Ta’ayush – A proposito di Ta’ayush [Dal loro Sito]
Noi – arabi ed ebrei, israeliani e
palestinesi – viviamo circondati da mura e filo spinato: i muri della
segregazione, il razzismo e la discriminazione tra ebrei e arabi
all’interno di Israele; le mura dell’apartheid, la chiusura e l’assedio
che circonda i palestinesi nella Striscia di Gaza e la West Bank
occupata; e il muro della guerra che circonda tutti gli abitanti di
Israele, fino a quando Israele rimarrà una fortezza armata nel cuore del
Medio Oriente.
Nell’autunno del 2000 ci siamo uniti
insieme per formare “Ta’ayush” (in arabo “vivere insieme”), un movimento
di base di arabi ed ebrei che lavorano per abbattere i muri di razzismo
e la segregazione con la costruzione di una vera e propria partnership
arabo-ebraico. Insieme ci impegniamo per un futuro di uguaglianza,
giustizia e pace con azioni concrete, tutti i giorni, azioni non
violente di solidarietà per porre fine all’occupazione israeliana dei
territori palestinesi e per raggiungere la piena uguaglianza civile per
tutti.
Israele governo di estrema destra e opposizione 156 Israele opposizione civile e democratica 618 Sulla scia del colpo di stato giudiziario, le discussioni israeliane sul trasferimento all’estero non si fermano più ai gruppi di social media. In una lussureggiante valle dell’Italia nordoccidentale si stanno concretizzando idee di emigrazione collettiva – e iniziative simili stanno prendendo forma anche altrove Hilo Glazer 2 settembre 2023 1:19 IDT “Mentre il numero di ore di luce nella democrazia del loro paese continua a diminuire, sempre più israeliani arrivano nella valle montuosa alla ricerca di un nuovo inizio. Tra loro ci sono giovani con bambini nel marsupio, altri con bambini in età scolare, e ci sono persone con i capelli grigi come me. Un insegnante, un imprenditore tecnologico, uno psicologo, un toelettatore, un allenatore di basket. Alcuni dicono che stanno solo esplorando, ma si vergognano ancora di ammettere che stanno seriamente considerando l'opzione. Altri sembra
Vittime Oltre 20.258 morti* e almeno 53.688 feriti nella Striscia di Gaza. 303 palestinesi uccisi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme est Israele rivede il numero stimato delle vittime del 7 ottobre riducendolo da 1.400 a 1.147. 485 soldati israeliani uccisi dal 7 ottobre e almeno 1.831 feriti. Gaza guerra Hamas e Israele Sviluppi chiave Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non chiede al governo israeliano il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza in una telefonata con il primo ministro Benjamin Netanyahu. Le forze israeliane si ritirano dalla rotonda palestinese di Gaza City dopo aver completamente raso al suolo e distrutto i locali che la circondano. Le squadre di soccorso palestinesi recuperano i corpi di 40 persone nel centro di Gaza uccise venerdì dai bombardamenti israeliani. L'esercito israeliano annuncia che 14 soldati sono stati uccisi in scontri armati con combattenti palestinesi nella Striscia di Gaza nel fine settimana. Un ministro israeliano afferma che
Vince Defamation, dell'israeliano Yoav Shamir: un film molto potente, che prende spunto da una semplice domanda: che cos'è l'antisemitismo? La tesi del film - perché di film a tesi si tratta, per quanto coraggioso e più problematico di molti altri - è che oggi l'antisemitismo è innescato da, e funzionale a, l'establishment israeliano, lo stato di Israele e le lobby ebraiche, soprattutto negli USA. Vedere dal di dentro il funzionamento della statunitense Anti-Defamation League, potentissima organizzazione che si occupa di denunciare per l'appunto tutti i presunti casi di antisemitismo che succedono nel mondo, è agghiacciante. Ed è agghiacciante anche l'etichetta di negazionismo che viene affibbiata a chiunque osi contestare queste lobby e il loro legame con lo stato di Israele. La shoah usata come scudo, il senso di colpa come arma per difendere qualunque tipo di operazione militare e criminale dello stato di Israele vengono così denunciate con molta forza.
Gaza guerra Hamas e Israele La Spoon River degli artisti di Gaza. Scrittori, poeti, pittori: almeno 10 vittime nei raid. Sotto le bombe muore anche la cultura palestinese di Shady Hamadi | 24 DICEMBRE 2023 “Se io dovessi morire, tu devi vivere, per raccontare la mia storia”. Sono i versi iniziali del poema Se io dovessi morire che Refaat al Areer , poeta, professore all’Università Islamica di Gaza, aveva scritto alcune settimane prima che, il 6 dicembre scorso, un bombardamento aereo lo uccidesse. Come lui, sono almeno dieci gli scrittori , i poeti e gli artisti palestinesi morti dall’inizio del conflitto a Gaza . In ogni guerra, almeno negli ultimi venti anni, abbiamo assistito alla persecuzione degli intellettuali . E quando a essere incarcerati o uccisi non erano personalità della cultura, sono stati i luoghi o gli oggetti, come i libri , a venir distrutti. Nel 2010, un’autobomba esplode davanti all’ambasciata egiziana a Baghdad . La deflagrazione distrugge complet
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