Israele Palestina : CALCIO SOTTO OCCUPAZIONE.

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CALCIO SOTTO OCCUPAZIONE.




La partita di ritorno si dovrebbe giocare stasera. Israele la scorsa settimana aveva negato il passaggio al valico di Erez di nove dei 19 tesserati dello Shebab Khan Yunis rimasto con 10 calciatori. Saltate le garanzie ottenute un anno fa dal presidente della Federcalcio palestinese Jibril Rajoub
calcio-gaza




di Michele Giorgio
Gerusalemme, 1 agosto 2016, Nena News – I dirigenti della Federcalcio palestinese sabato hanno rinviato di 48 ore, quindi a stasera, la partita di ritorno della finale della Coppa di Palestina in programma allo stadio di Hebron.  Tuttavia si saprà solo in giornata se  tutti i calciatori dello Shebab di Khan Yunis, un club di Gaza, hanno potuto raggiungere Hebron. Tornando alla linea mantenuta fino ad un anno fa, a prima dell’accordo raggiunto con i palestinesi nella sede della Fifa a Zurigo, le autorità israeliane la scorsa settimana hanno negato, per presunte “ragioni di sicurezza”, il passaggio al valico di Erez di nove dei 19 tesserati del Khan Yunis. La squadra di Gaza perciò è rimasta con 10 calciatori, non in grado di scendere in campo per tentare di ribaltare il risultato dell’andata che ha visto prevalere l’Ahly di Hebron per 1 a 0. Il titolo in palio è importante. Chi riuscirà ad aggiudicarselo parteciperà ai Giochi d’Asia e ad altre competizioni regionali. A decidere l’esito della Coppa di Palestina perciò potrebbe essere Israele che, dopo l’inizio dell’Intifada di Gerusalemme, lo scorso ottobre, ha introdotto nuove restrizioni ai movimenti dei palestinesi più giovani, calciatori inclusi, rimangiandosi le garanzie che aveva offerto alla Federcalcio palestinese.
Mercoledì scorso  i ragazzi dello Shabab Khan Younis hanno raggiunto assieme ai dirigenti del loro club il valico di Erez, tra Gaza e Israele. Dentro avevano un forte desiderio di rivincita. La squadra dell’Ahly Hebron – protagonista da un paio d’anni di un vero e proprio miracolo sportivo, grazie anche all’intervento tecnico di un allenatore italiano, Stefano Cusin – qualche ora prima li aveva umiliati, battendoli proprio sul terreno amico di Gaza e ipotecando in parte la vittoria della Coppa di Palestina. Una volta giunti al posto di blocco israeliano hanno appreso di dover attendere la conclusione dei controlli di sicurezza. Una attesa durata 12 ore e che è terminata con la comunicazione che nove tesserati dello Shebab non avrebbero ottenuto l’autorizzazione per entrare in territorio israeliano e raggiungere la Cisgiordania.
Lo scatto del presidente della Federcalcio palestinese, Jibril Rajoub, è stato immediato. «Questo comportamento di Israele è inaccettabile» ha protestato «I giocatori stati costretti ad aspettare tutte quelle ore (al terminal di Erez) e a subire interrogatori e controlli che non hanno alcuna relazione con la sicurezza. Gli israeliani hanno fatto domande (ai calciatori) sui loro vicini di casa e riguardo altre situazoni di Gaza che non hanno alcun legame con la sicurezza .Non so se esista al mondo un altro posto dove si trattano le squadre di calcio in questo modo». I servizi israeliani da parte loro hanno fatto sapere che il permesso di transito per alcuni dei calciatori dello Shebab Khan Yunis avrebbe rappresentato un rischio per la sicurezza del Paese, senza però offrire altre spiegazioni. È molto probabile che gli esclusi siano stati rimandati a casa solo perchè sono noti all’intelligence israeliana come simpatizzanti di Hamas o di altri partiti palestinesi considerati radicali o “terroristi”.
Comunque finisca, la vicenda conferma agli occhi dei palestinesi quanto sia stata fallimentare la decisione presa un anno da fa Jibril Rajoub di rinunciare al voto dell’assemblea della Fifa sulla sospensione di Israele e di accettare un compromesso. Rajoub prima dell’intesa aveva messo in piedi quella che molti chiamarono “l’Intifada del pallone”, la “madre” di tutte le battaglie per i diritti dei calciatori e degli sportivi palestinesi colpiti dall’occupazione militare. Un’offensiva accompagnata in alcuni giorni da centinaia di manifestanti riuniti davanti alla sede della Fifa che mostravano i cartellini rossi dell’espulsione nel gioco del calcio, per sollecitare la sospensione di Israele. Poi, si disse, pressioni internazionali indussero Rajoub ad accettare un accordo con Israele che prevedeva la creazione di un comitato congiunto sui movimenti dei calciatori palestinesi e delle loro squadre, inclusa la nazionale, e la questione delle cinque squadre di coloni ebrei, quindi basate nei Territori palestinesi occupati, che partecipano ai campionati israeliani. Rajoub presentò il risultato ottenuto come un successo. «Ho deciso di ritirare la sospensione (di Israele) ma questo non significa che ho ceduto sulla resistenza», disse negando pressioni internazionali sulla sua mossa. «Se le cose non cambieranno», avvertì, «i palestinesi torneranno a presentare la loro richiesta».
I festeggiamenti in Israele però diedero l’esatto significato di quel compromesso. I media locali riferirono che il governo Netanyahu nei giorni precedenti all’assemblea della Fifa aveva svolto un intenso lavoro diplomatico per convincere le altre federazioni ad opporsi alla proposta palestinese.
L’Intifada del pallone perciò si trasformò nell’Intifada del pallone sgonfiato. Il ritorno a casa fu molto amaro per Jibril Rajoub. A Gerico, durante una conferenza stampa, provò a spiegare il compromesso raggiunto con Israele ma fu contestato per giorni dagli sportivi palestinesi e da un po’ tutti i partiti politici che avrebbero preferito una sconfitta alle votazioni della Fifa piuttosto di una rinuncia che giu¬dicavano umiliante. Un anno dopo per il calcio palestinese non è cambiato nulla, era e resta prigioniero dell’occupazione. Nena News

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For the second time in a week, Israeli authorities place travel restrictions on…
972mag.com|Di +972 Magazine




For the second time in a week, Israeli authorities place travel restrictions on players meant to participate in Palestine Cup matches. A motion to expel Israel from FIFA last year was withdrawn after Palestinians received assurances on freedom of movement.
Hebron’s Ahly al-Khalil plays Gaza-based Shejaiya in the 2015 Palestine Cup, held in Hebron, West Bank, August 14, 2015. Hebron won the title. (Flash90)




Hebron’s Ahly al-Khalil plays Gaza-based Shejaiya in the 2015 Palestine Cup, held in Hebron, West Bank, August 14, 2015. Hebron won the title. (Flash90)
The Palestinian Football Association said it will escalate its complaint with FIFA, soccer’s international governing body, over Israel’s refusal to allow Palestinian soccer players to travel between the West Bank and Gaza for games in the Palestine Cup over the past week, Palestinian news site Sawa reported Saturday.
The complaint comes as the Israeli military has refused to allow seven players from Gaza-based Shabab Khan Younis to exit the Gaza Strip in order to play a Palestine Cup match in the West Bank in Hebron on Saturday.
Appeals to Israeli officials to resolve the matter were reportedly unsuccessful. Palestinian Football Association officials delayed Saturday’s game by 48 hours in hopes that with the intervention of FIFA, Israel might allow the Palestinian players to exit Gaza in order to play in the cup match.
The Palestinian Football Association withdrew a motion to expel Israel from FIFA last year as part of a compromise that was meant to establish a committee to ensure freedom of movement for Palestinian soccer players.
Palestinian authorities said they are also planning an international campaign to raise awareness of Israeli restrictions, according to the report in Sawa.
In a nearly identical incident earlier this week, Israel prevented seven Palestinian players from Hebron-based Ahly al-Khalil from entering the Gaza Strip to play Shabab Khan Younis, citing the fact that they hold Israeli ID cards. Israeli military authorities also delayed the rest of Ahly al-Khalil for 12 hours at the Erez Border crossing, the only active border crossing in and out of the Gaza Strip.
Despite having only 11 players available due to Israeli restrictions, Ahly al-Khalil won that match.
The Shin Bet, Israel’s domestic intelligence agency, told Haaretz that it decided to not let the Palestinian players leave the Gaza Strip “due to damaging security information and in light of the security situation.”
The Israeli army controls the only regularly operating border crossing in and out of the Gaza Strip, in addition to claiming complete control over its airspace, maritime zones, population registry, and all decisions regarding who and what may enter and exit the besiegedturn territory.
The Palestinians and the entire international community consider the West Bank and Gaza Strip to be parts of the same territory despite not actually being territorially contiguous. Every peace plan tabled in recent decades has included some mechanism to ensure free Palestinian movement between the two territories.
Yoni Mendel is the projects manager of the Mediterranean Unit at the Van Leer Jerusalem Institute, and co-editor of the book review section of the Journal of Levantine Studies (JLS). A version of this article was first published in Hebrew on Local Call, where he is a blogger. Read it here.
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http://www.globalist.it/…/israele-d-l-039-ok-la-finale-di-c… Commento : quindi non c'erano motivi di sicurezza,ma solo arbitrio e poi qualcuno non dica che Gaza non è una prigione a cielo aperto
 
 
 
La gara di ritorno, dopo ripetuti rinvii, si giocherà domani 2 agosto 2016
globalist.it

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globalist 1 agosto 2016
Si potrà giocare: dopo ripetuti rinvii, dovuti ad ostacoli frapposti da Israele per "ragioni di sicurezza", la gara di ritorno della finale della Coppa della Palestina si disputerà martedì 2 agosto a Hebron (Cisgiordania). A contendersi il titolo sono 'al-Ahli' di Hebron e il Shabiba di Khan Younis (Gaza). A comunicare che la partita si giovherà sono state fonti di stampa palestinese. Nella prima finale, disputata a Gaza dieci giorni fa, ha prevalso la squadra di Hebron per 1-0.

Fissata in origine per sabato scorso, la seconda finale è slittata dopo che Israele aveva impedito il trasferimento di sei calciatori del Khan Younis da Gaza alla Cisgiordania, per motivi di sicurezza.

Secondo la stampa locale il presidente della Federcalcio palestinese Jibril Rajoub ha allora chiesto l'intervento urgente della Fifa e oggi - secondo le fonti di Gaza - Israele ha finalmente rilasciato i permessi ai giocatori che erano stati bloccati in un primo tempo.


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