Rapporto OCHA della settimana 21 – 27 giugno 2016
Il 24 giugno, vicino
all’ingresso dell’insediamento colonico di Kiryat Arba’ (Hebron), una
18enne palestinese, alla guida di un veicolo, ha speronato un’auto con
targa israeliana, ferendo due coloni; la donna è stata uccisa dalle
forze israeliane.
In seguito all’attacco, per tre giorni
consecutivi le forze israeliane hanno bloccato o disposto punti di
controllo sugli accessi principali al villaggio di Bani Naim (Hebron),
dove viveva la ragazza. Nella prima metà del 2016, le forze israeliane
hanno ucciso 54 palestinesi presunti responsabili di attacchi, tra cui
sei donne e due ragazze. Per confronto: nell’ultimo trimestre del 2015
furono 89 i presunti aggressori colpiti a morte. Le circostanze di molti
episodi hanno sollevato preoccupazione sull’eccessivo uso della forza.
Il 21 giugno, presso il villaggio di
Tahta (Ramallah), le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro due
veicoli palestinesi che viaggiavano in direzione di Beit ‘Ur: un 15enne è
stato ucciso ed altri quattro palestinesi, tra cui due minori, sono
stati feriti. Poco prima una vettura con targa israeliana era stata
colpita da pietre e tre passeggeri erano stati feriti; l’esercito
israeliano ha confermato che il palestinese ucciso ed i feriti non erano
coinvolti nel lancio di pietre. Dopo circa 40 ore dall’episodio le
autorità israeliane hanno consegnato alla famiglia il cadavere del
15enne ed hanno annunciato l’apertura di un’indagine penale.
In due occasioni durante la settimana, palestinesi
si sono scontrati con le forze israeliane nel Complesso di Haram al
Sharif/ Monte del Tempio, in Gerusalemme Est: 26 palestinesi, tra cui
tre minori, sono rimasti feriti. Gli scontri hanno fatto seguito
all’entrata di coloni israeliani ed altri gruppi nel Complesso: secondo
le autorità palestinesi ciò ha costituito una trasgressione allo status
quo applicato negli anni passati durante gli ultimi dieci giorni del
mese di Ramadan.
Altri 30 palestinesi, nove dei quali
minori, sono stati feriti dalle forze israeliane durante scontri in
altre zone della Cisgiordania: durante la dimostrazione settimanale in Kafr Qaddum (Qalqiliya), prima di una demolizione punitiva [vedere paragrafo successivo]
e durante operazioni di ricerca-arresto. In questa settimana, le forze
israeliane hanno svolto 89 operazioni di ricerca-arresto, durante le
quali sono stati arrestati 112 palestinesi.
Il 21 giugno, in Hajja (Qalqiliya), le
forze israeliane hanno demolito, a scopo punitivo, la casa di famiglia
di un palestinese che, nel marzo 2016, compì una aggressione con
coltello: cinque persone, tra cui due minori, sono state sfollate.
Palestinesi, cercando di evitare la demolizione si sono scontrati con le
forze israeliane: nove i palestinesi feriti (inclusi nel totale
riportato nel paragrafo precedente). Dall’inizio del 2016, le autorità
israeliane hanno demolito 19 abitazioni palestinesi per motivi punitivi;
per confronto: nella seconda metà del 2015 furono 25. Il 25 giugno
2016, l’UN Relief and Works Agency per i Rifugiati di Palestina (UNRWA),
ha invitato le autorità israeliane a porre fine alla pratica delle
demolizioni punitive in Cisgiordania.
Per la quarta settimana consecutiva,
tredici comunità palestinesi nei governatorati di Salfit, Nablus e Jenin
hanno riferito che l’azienda idrica israeliana Mekorot ha ridotto del
50-70% la quantità di acqua a loro fornita. Le oltre 53.000 persone
che risiedono in queste aree sono state costrette, per soddisfare i
bisogni domestici e di sussistenza, a fare affidamento in misura
maggiore sulla costosa acqua trasportata con le autobotti. Le
motivazioni di questa riduzione rimangono controverse.
Nella comunità di Al Baq’a, situata in Area C, vicino alla città di Hebron, le
autorità israeliane hanno smantellato i tubi dell’acqua di irrigazione,
a motivo del loro collegamento illegale alla rete; come parte
dell’episodio, è stato distrutto un ettaro di terra coltivata.
Ancora in Area C, nella città di Al Khadr (Betlemme), i proprietari di
tre strutture abitative e due locali ad uso agricolo hanno ricevuto
ordini di arresto-lavori; il provvedimento colpisce cinque famiglie
palestinesi.
Nella Striscia di Gaza, in sette
occasioni durante la settimana, le forze israeliane hanno aperto il
fuoco di avvertimento verso palestinesi presenti in Aree ad Accesso
Riservato, di terra e di mare; non sono stati segnalati feriti. In alcuni dei casi, pescatori ed agricoltori palestinesi hanno dovuto interrompere il lavoro.
Il 26 giugno, Israele ha ridotto da 9 a 6 miglia nautiche la zona di pesca lungo la costa meridionale della Striscia di Gaza. Il 3 aprile 2016, Israele aveva ampliato la zona di pesca [lungo la costa meridionale]
a 9 miglia nautiche, pur mantenendo il limite a 6 miglia nautiche lungo
la costa settentrionale. Secondo il Ministero dell’Agricoltura [della Striscia di Gaza],
la temporanea espansione aveva consentito un aumento significativo
della quantità e qualità del pescato. Oltre 35.000 palestinesi dipendono
dalla pesca per il loro sostentamento.
Nel terzo venerdì del mese del Ramadan (24 giugno), circa 100.000
palestinesi in possesso di documenti identificativi della Cisgiordania
sono stati ammessi in Gerusalemme Est per pregare nella Moschea di Al
Aqsa. Ai maschi ultra 45enni ed infra 12enni e alle donne di tutte
le età è stato consentito l’accesso senza preventiva autorizzazione. Le
autorità israeliane, dopo l’attentato dell’8 giugno a Tel Aviv, tengono
ancora in sospeso circa 83.000 permessi precedentemente rilasciati a
palestinesi della Cisgiordania per il mese di Ramadan. Durante il
periodo di riferimento, tre palestinesi sono stati feriti mentre
cercavano di scavalcare la Barriera per andare a pregare a Gerusalemme
Est.
In due separati episodi, in As Sawiya
(Nablus) e nei pressi di Kafr Malik ed Al Mughayyir (Ramallah), circa
280 alberi di proprietà palestinese ed alcuni ettari di terra coltivata
sono stati incendiati e danneggiati, secondo quanto riferito, da coloni
israeliani provenienti dall’insediamento di Shilo e da insediamenti
colonici illegali della zona. Negli ultimi anni questi insediamenti
sono stati una fonte di sistematica violenza e di molestie, minando la
sussistenza e la sicurezza fisica dei palestinesi che vivono nei
villaggi circostanti. Ancora in questa settimana, un palestinese è stato
fisicamente aggredito e ferito da un gruppo di israeliani mentre
lavorava nell’insediamento di Ramot, in Gerusalemme Est. Inoltre, coloni
israeliani hanno fatto un’incursione nel villaggio di Asira al Qibliya
(Nablus), rubando e vandalizzando alcune proprietà e spruzzando scritte
tipo “Questo è il prezzo che dovete pagare”.
Sono stati riportati due episodi di
lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli con targa
israeliana che viaggiavano nei pressi dei villaggi di Hizma
(Gerusalemme) e di Beit Sira (Ramallah), con conseguenti danni a due
veicoli. In cinque casi aggiuntivi, nei pressi di Betlemme, Hebron e
Ramallah, palestinesi hanno scagliato bottiglie incendiarie verso auto
con targa israeliana: non sono stati segnalati danni.
Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato chiuso in entrambe le direzioni.
Dall’inizio del 2016, il valico è stato parzialmente aperto per soli
nove giorni. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, oltre 30.000
persone sono registrate ed in attesa di attraversare.
¡
segue
Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)
Il 30 giugno, un giovane palestinese
ha accoltellato e ucciso una 13enne israeliana nell’insediamento di
Kiryat Arba’ (Hebron), ed è stato successivamente ucciso dalle guardie di sicurezza dell’insediamento.
Il 29 giugno, tre palestinesi sono rimasti uccisi e 14 feriti nel corso di uno scontro armato tra famiglie palestinesi nella città cisgiordana di Ya’bad (Jenin); diverse case e veicoli sono stati incendiati o danneggiati.
Il 29 giugno, a Nablus, in
circostanze non chiare, uomini armati sconosciuti hanno ucciso due
membri delle forze di sicurezza palestinesi e gravemente ferito una
donna palestinese.
Il 28 giugno, le autorità egiziane hanno annunciato che il
valico di Rafah verrà eccezionalmente aperto, in entrambe le direzioni,
dal 29 giugno al 4 luglio (tranne il 1° luglio) per i casi umanitari e
le persone pre-registrate.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
Associazione per la pace – Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it; Web: https://sites.google.com/site/assopacerivoli
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