L’incontro con gli italiani in Israele “Il viaggio dei Cinque Stelle? La prospettiva è incompleta”

L’incontro con gli italiani in Israele “Il viaggio dei Cinque Stelle? La prospettiva è incompleta”

Schermata-2016-07-10-alle-15.21.26 Ogni volta che una delegazione di un partito del parlamento italiano visita Israele, la prassi consolidata prevede un incontro con alcuni rappresentanti della comunità italiana nel paese, organizzato dall’ambasciata italiana a Tel Aviv. Per cui, questo momento di confronto è stato organizzato anche in occasione della visita di alcuni rappresentanti del Movimento 5 Stelle, guidati dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, affiancato dai parlamentari Manlio Di Stefano e Ornella Bertorotta, accolti ieri sera presso la residenza dell’ambasciatore. “Sono occasioni per sentire cose che normalmente, nei discorsi ufficiali e sulla stampa, non si leggono”, afferma Raphael Barki, presidente del Comites (Comitato per gli italiani all’estero) di Tel Aviv, che racconta la serata a Pagine Ebraiche. “È durata più del solito, dal momento che il confronto è stato molto acceso”, aggiunge il presidente del Comites di Gerusalemme Beniamino Lazar, anche lui presente all’incontro. “È stata una serata vivace – conferma un altro invitato che preferisce restare anonimo – ma anche un’utile occasione per fornire ai parlamentari dati che non conoscevano”.
Secondo Barki, un fattore negativo è stato invece l’organizzazione del viaggio stesso: “L’ambasciata israeliana a Roma glielo ha proposto al fine di informarli sulla realtà israeliana, ma – obietta – oltre ad alcune tappe istituzionali come lo Yad Vashem o il cimitero del Monte Herzl, che non rendono idea di quale sia la società viva del paese, ha lasciato metà della loro agenda vuota. Così i 5 Stelle hanno organizzato il loro viaggio in modo arbitrario, visitando Hebron, in Cisgiordania, ed entrando in contatto quasi esclusivamente con la popolazione palestinese, da cui hanno tratto una visione incompleta della situazione”. Un tassello mancante che per Barki compromette la validità della posizione di mediatori con cui i 5 Stelle si propongono, poiché, sottolinea, “nei loro discorsi e nelle loro riflessioni durante la serata hanno ripetutamente affermato che tutto dipenderebbe dal governo israeliano, quando invece nei processi diplomatici devono intervenire due parti”. Concorda Lazar, il quale racconta di aver in passato già inviato una lettera a Di Stefano, criticando alcune sue posizioni controverse: “Discorsi troppo di parte, ma anche ricchi di inesattezze e disinformazione sui problemi di Israele – osserva – non si addicono a chi vorrebbe fare da pacere”.
Tra i temi affrontati nel corso della serata, Barki cita anche una riflessione sul movimento BDS, che incita al boicottaggio dei prodotti israeliani, nel corso della quale Di Stefano ha difeso le politiche dell’Unione europea, giustificando la decisione di Bruxelles di etichettare i prodotti provenienti da insediamenti israeliani e sostenendo che non si tratterebbe di una forma di discriminazione. Ma, l’interrogativo che rimane aperto, è perché dunque l’Unione europea non applichi misure simili a situazioni analoghe. Controversa poi la definizione data dal vicepresidente della Camera Di Maio, rispetto a Hamas. “Sarebbe infatti, spiega Barki, un’organizzazione terroristica “solo quando colpisce i civili”.
Tra i punti fatti presenti ai delegati 5 Stelle, vi è stata anche la questione della sicurezza, e il terzo partecipante osserva che “i dati forniti a fronte di semplici affermazioni dei parlamentari li hanno resi molto più informati”. Nel complesso secondo lui la visita è stata un evento positivo, “dal momento che hanno avuto l’opportunità di imparare e la possibilità di visitare luoghi che li hanno anche sorpresi, come nel caso di Di Maio. D’altra parte è pur vero che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. In ogni caso, conclude Lazar, “credo che sia importante, al fine di avviare un dialogo, avere occasioni di conoscere, sentire e rendersi conto delle opinioni di tutti”.
(12 luglio 2016)

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