Italia : In fuga da Boko Haram, insultato e picchiato: è in coma irreversibile.
Nigeriano
picchiato a sangue a Fermo da un giovane, che secondo le ricostruzioni
avrebbe insultato pesantemente e strattonato la compagna. I due giovani
sono…
redattoresociale.it
Nigeriano picchiato a sangue a Fermo da un giovane, che secondo le ricostruzioni avrebbe insultato pesantemente e strattonato la compagna. I due giovani sono accolti dalla Fondazione Caritas in veritate, guidata da don Vinicio Albanesi. Che afferma: "Ci costituiremo parte civile. Sono gli stessi che hanno messo le bombe davanti alle nostre chiese"
06 luglio 2016
FERMO – Coma irreversibile. E’ questa la condizione di
Emmanuel, 36enne nigeriano ridotto in fin di vita dopo una violenta
colluttazione con un italiano ieri a Fermo, nelle Marche. Emmanuel,
insieme, alla compagna Chimiary, sono ospiti da otto mesi del seminario
arcivescovile di Fermo, nel progetto gestito dalla Fondazione Caritas in
veritate di don Vinicio Albanesi. Accolti dopo esser sfuggiti a Boko
Haram, dopo aver attraversato il Niger, superato le terribili violenze
della Libia e sbarcati nel nostro paese.
Nel gennaio scorso era stato lo stesso don Albanesi ad unirli informalmente in matrimonio, presso la Chiesa di San marco alle Paludi. Un sogno che si era avverato per i due giovani, visto che proprio per sfuggire alle violenze non erano riusciti a coronare il loro sogno di amore in Nigeria.
La vicenda. Era il primissimo pomeriggio di ieri
quando Emmanuel e Chimiary stavano passeggiando in centro città, diretti
verso la piazza principale per acquistare una crema. I due si sono
imbattuti in due giovani italiani, già conosciuti per la loro
appartenenza al tifo organizzato della locale squadra di calcio. Secondo
la ricostruzione della compagna di Emanuel, uno dei due avrebbe
iniziato a insultare con epiteti razzisti la giovane, cominciando a
strattonarla, tanto da suscitare la reazione di Emmanuel. Ne sarebbe
scaturita una rissa, con un paletto della segnaletica estratto dalla
strada, violenti fendenti e un colpo probabilmente decisivo che ha
raggiunto il giovane nigeriano alla nuca. Una volta a terra, sempre
secondo il racconto di Chimiary, il giovane sarebbe stato colpito
ripetutamente. Soccorso dai vigili, dagli agenti di polizia e dai
sanitari, dopo lunga attesa, le condizioni del giovane sono sembrate
disperate. Alla ragazza, invece, sono stati concessi cinque giorni di
prognosi.
La Fondazione si costituisce parte civile.
“Una provocazione gratuita, a freddo – ha ricostruito oggi in
conferenza stampa don Vinicio Albanesi -. Ci costituiremo parte civile,
nella veste di realtà a cui i due ragazzi sono stati affidati”. Sono 124
i profughi accolti nella struttura del seminario di Fermo, tra cui 19
nigeriani. Non solo: “Per questa sera abbiamo già organizzato una veglia
di preghiera. Vogliamo pregare e chiedere perdono per non aver saputo
proteggere e accogliere una giovane vita, sfuggita al terrore per
trovare poi la morte in Italia”. Ora il pericolo da scongiurare è una
escalation di nervosismo tra i profughi o in città: “Non accettiamo
vendette. C’è un ragazzo in condizioni disperate e un altro che ha
rovinato la sua vita e quella della sua famiglia”.
- Di certo, la Comunità di Capodarco – di cui don Albanesi è presidente – accoglierà Emanuel per sempre. La volontà è quella di mettere a disposizione uno dei loculi che la comunità ha nel vicino cimitero.
Linciaggio e bombe: stessa mano? Nel corso della conferenza stampa, don Albanesi ha anche lasciato trapelare una indiscrezione importante: “Ci sono piccoli gruppi, di persone che si sentono di appartenere evidentemente alla razza ariana! Fanno capo anche alla tifoseria locale e secondo me si tratta dello stesso giro che ha posto le bombe davanti alle nostre chiese! E se lo dico, significa che non è una semplice impressione…”. Una dichiarazione che sembra imprimere una svolta importante anche alle indagini sui diversi attentati di cui sono stati fatte oggetto quattro chiese fermane nei primi mesi dell’anno.
Una storia d’amore finita tragicamente. Quella di
Chimiary ed Emmanuel è una storia d’amore iniziata in Nigeria, che aveva
superato le terribili violenze in Libia (per le botte ricevute, la
giovane in stato di gravidanza si era sentita male durante il viaggio in
mare, tanto da abortire al suo arrivo in Italia), le difficoltà nel
nostro Paese. Emanuel aveva avuto problemi di salute, tanto che per lui
la Commissione territoriale aveva chiesto un supplemento di istruttoria
nella richiesta di permesso di soggiorno per motivi umanitari. “Ci sono
ottime possibilità che il permesso venga concesso”, ha sottolineato
l’avvocato Letizia Astorri. Lo scorso mese di gennaio, come ricordato, era stato lo stesso don Vinicio Albanesi a unirli in matrimonio,
seppur in maniera “non regolare” vista la mancanza di documenti dei due
giovani. La liturgia cristiana, celebrata da don Albanesi nella veste
di parroco e di presidente della Fondazione che li ha accolti, è stato
infatti un matrimonio privo di effetti civili poiche i due ragazzi non
avevano i documenti necessari. Questo però non aveva impedito ai due di
realizzare il sogno maturato nella terra di origine.
Nel gennaio scorso era stato lo stesso don Albanesi ad unirli informalmente in matrimonio, presso la Chiesa di San marco alle Paludi. Un sogno che si era avverato per i due giovani, visto che proprio per sfuggire alle violenze non erano riusciti a coronare il loro sogno di amore in Nigeria.
Da sinistra: Letizia Astori, Don Vinicio Albanesi, Suor Rita Pimpinicchi. Foto Zeppilli |
Chimiary ed Emmanuel. © RS |
- Di certo, la Comunità di Capodarco – di cui don Albanesi è presidente – accoglierà Emanuel per sempre. La volontà è quella di mettere a disposizione uno dei loculi che la comunità ha nel vicino cimitero.
Linciaggio e bombe: stessa mano? Nel corso della conferenza stampa, don Albanesi ha anche lasciato trapelare una indiscrezione importante: “Ci sono piccoli gruppi, di persone che si sentono di appartenere evidentemente alla razza ariana! Fanno capo anche alla tifoseria locale e secondo me si tratta dello stesso giro che ha posto le bombe davanti alle nostre chiese! E se lo dico, significa che non è una semplice impressione…”. Una dichiarazione che sembra imprimere una svolta importante anche alle indagini sui diversi attentati di cui sono stati fatte oggetto quattro chiese fermane nei primi mesi dell’anno.
Chimiary ed Emmanuel nel giorno del matrimonio. ©RS |
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