Il video dei due soldati israeliani che sparano a una ragazza palestinese con un coltello





http://www.ilpost.it/2016/07/08/israele-ariel-jamila-jabbar/



Martedì 4 luglio due soldati israeliani hanno sparato e ferito una ragazza palestinese di 17 anni che aveva provato ad accoltellarli, vicino alla colonia israeliana in Cisgiordania di Ari’el. I due soldati si trovavano vicino a una pensilina dell’autobus, e l’aggressione è stata ripresa dalla telecamera frontale di un’auto che passava lungo la strada in quel momento. Il video, che è stato caricato su YouTube, mostra che la ragazza, che si chiama Jamila Jabbar, si è avvicinata lentamente ai due soldati con il coltello nascosto dietro la schiena. Quando è arrivata vicino ai due soldati, Jabbar ha sollevato il coltello verso l’alto, rimanendo come bloccata con il braccio teso. I due soldati, si vede dal video, si sono accorti subito del coltello e sono indietreggiati, allontanandosi di un paio di metri. Hanno urlato qualcosa a Jabbar – non si capisce cosa perché il video è muto – e le hanno puntato contro i propri fucili d’assalto. Jabbar ha continuato ad avvicinarsi, sempre con il coltello alzato sopra la testa: i soldati sono indietreggiati ancora di qualche passo, e poi uno di loro due ha sparato alla ragazza allo stomaco. Dopo aver sparato, i due soldati sono rimasti fermi per un po’ a guardarsi intorno, mentre Jabbar è rimasta a terra. È stata poi portata all’ospedale Beilinson di Petah Tikva, una città israeliana a nord est di Tel Aviv: secondo il Jerusalem Post, le sue condizioni sono gravi ma stabili.
(attenzione, le immagini del video sono molto forti)
I coltelli sono l’arma più comune utilizzata dai palestinesi che attaccano i soldati israeliani, e episodi simili a quello di martedì sono stati molto frequenti soprattutto negli ultimi mesi: il ciclo di violenze tra palestinesi e israeliani incominciato lo scorso ottobre non si è ancora concluso, nonostante gli attacchi isolati di palestinesi a soldati israeliani siano calati nelle ultime settimane. L’aggressione di martedì ha attirato attenzioni particolari soprattutto perché è stata ripresa molto chiaramente dal video della telecamera dell’auto, mentre di solito questi video sono incompleti o confusi, ripresi spesso da telecamere di sicurezza. Ha fatto discutere la gestione della situazione da parte dei due soldati israeliani, che hanno preso una decisione drastica come quella di sparare nonostante apparentemente la ragazza potesse essere bloccata in altri modi che non richiedessero l’utilizzo dei fucili.
Gideon Levy, un conosciuto giornalista israeliano di Haaretz che scrive anche per Internazionale, ha scritto una lettera aperta al generale Gadi Eizenkot, capo dell’esercito israeliano (IDF), in cui ha criticato il comportamento dei due soldati, osservando che avrebbero potuto fermare Jabbar senza spararle. Nella lettera Levy chiede polemicamente a Eizenkot se sia questo il modo corretto di agire per dei soldati israeliani, e se sia orgoglioso del loro comportamento:
«Crede davvero che in questo caso la ragazza minacciasse le vite dei soldati? Spararle nello stomaco era l’unico modo di neutralizzare la minaccia? È possibile che due soldati israeliani non possano bloccare una ragazza così senza spararle? Non conoscono nessun altro modo per gestire la minaccia di una ragazza più giovane di loro, quando sono in due e lei da sola? Cosa pensa che impareranno dal loro servizio militare, dopo questo incidente? O che le vite palestinesi non contano niente, e quindi non ci sono problemi a sparare loro, come li avete addestrati a pensare, oppure penseranno che è concesso sparare a chiunque con questa disinvoltura».
Levy ha poi ricordato a Eizenkot un suo discorso tenuto a febbraio a degli studenti della città di Bat Yam, nel quale il capo dell’esercito aveva detto che una condotta immorale da parte dell’IDF avrebbe rappresentato una minaccia per lo stesso corpo militare: «Sorvoliamo sul fatto se un comportamento morale sia meramente una questione di costi e benefici per l’esercito: pensa che sia stato un comportamento morale?». Levy ha poi ricordato altri episodi recenti di comportamenti violenti e secondo lui ingiustificati da parte dell’esercito israeliano. Lo scorso 4 maggio, per esempio, i soldati dell’IDF hanno sparato ad Arif Jaradat, un giovane palestinese di 23 anni con la sindrome di Down, mentre due settimane fa hanno ucciso per errore il 15enne Mahmoud Rafat Badran, sparando una raffica di mitra sulla macchina sulla quale si trovava, pensando che lui e i suoi amici avessero delle pietre e avessero sparso dell’olio sulla strada. Secondo Levy, evitare questi episodi sarebbe semplice:
Lei è a capo di un’organizzazione gerarchica dove un ordine è un ordine. Sarebbe molto facile evitare questi episodi. Non è abbastanza prendere il singolo caso di Elor Azaria, il soldato che sparò a un palestinese mentre era bloccato e neutralizzato, fare un processo-spettacolo e sbandierarlo ai quattro venti per dimostrare quanto sia morale l’IDF, mentre il comandante di brigata che sparò e uccise un giovane che stava fuggendo ha mantenuto la sua carica. Se davvero crede in quello che ha detto, dia l’ordine e stia a guardare: queste esecuzioni – e non c’è altro modo di chiamarle – finiranno. E non ne beneficerà solo l’immagine dell’IDF, ma anche la sicurezza di Israele. È nelle sue mani, signore.

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