Il giardino dei giusti a Tunisi. Commenti di Ferrari, Gabbai, Sumaya Abdel Qader


Il giardino dei giusti a Tunisi. Commenti di Ferrari, Gabbai, Sumaya Abdel Qader
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Silvio Ferrari, Professore ordinario Diritto Canonico ed Ecclesiastico all’Università degli Studi di Milano
L’idea di un giardino dei giusti è splendida perché è inclusiva e questo particolare giardino dei giusti ne è la prova più evidente.
La giustizia travalica, senza annullarle, le differenze di religione: un musulmano, un ebreo, un indù può essere una persona giusta a partire dalla propria tradizione religiosa, senza necessità di abbandonarla per convertirsi ad un’altra. Questo è l’elemento di differenza con tutti i radicalismi ed i fondamentalismi, per i quali la giustizia dipende dalla professione di una particolare religione: al di fuori di essa nessuno può essere veramente giusto. La conseguenza, tragica, di questo erroneo punto di partenza è che persone di diversa fede religiosa non possono lavorare insieme per costruire una società giusta, perché la giustizia è un predicato della “vera” religione e soltanto di essa.
In questi anni di sangue è importante capire che un giardino dei giusti dove possano stare insieme ebrei, musulmani, cristiani, uomini e donne di altre fedi religiose e di nessuna religione non è il trionfo del relativismo che appiattisce le differenze. E’ invece il segnoe che, senza mettere in dubbio la verità della propria religione, è possibile sforzarsi di costruire una società dove persone di diverse fedi e convinzioni possono vivere insieme in pace.
Un giardino dei giusti promosso da un ebreo, che onora dei musulmani e che si trova sul territorio dell’ambasciata italiana, cioè di un paese con una lunga storia cristiana e cattolica, rappresenta questa speranza e insegna che la lotta contro il “terrore in nome di Dio” sarà vinta soltanto con il contributo di tutti i credenti e gli uomini di buona volontà.
Ruggero Gabbai, Regista

Il concetto di riconoscenza nell’ebraismo è sempre stato rappresentato fortemente fin dalla Bibbia. E’ uno di quei valori cardini che fanno parte del percorso narrativo e identitario ebraico. Non è un caso che essere iscritti nel libro dei Giusti sia uno dei meriti più importanti che oggi il Museo della Shoà di Gerusalemme riconosce a chi ha salvato degli ebrei dalla furia Nazi-fascista durante la seconda guerra mondiale. Per questo la riconoscenza deve essere tradotta in atti e in politiche che creino il riconoscimento che diventa un atto esplicito e pratico della riconoscenza stessa.
Il Giardino dei Giusti che verrà inaugurato il prossimo 15 Luglio a Tunisi, su iniziativa di Gariwo, è un atto di fondamentale importanza che riconosce lo sforzo politico-culturale del paese Nord Africano di essere il modello di un Islam moderato. Oggi più che mai in Occidente abbiamo bisogno di rafforzare la cultura della moderazione e dell’apertura verso quello che è diverso da noi. Il fondamentalismo islamico e le sue derive violente e terroristiche stanno minacciando il mondo intero in una guerra senza confini che ci riporta in un tempo lontano che credevamo di aver superato. La terribile strage di Dacca che ha colpito nove nostri connazionali e quella di poco successiva di Baghdad, ci testimoniano quanto questo processo disumano sia cresciuto, divenendo un fenomeno globale sempre più minaccioso, da cui nessuno può dirsi al riparo.
Come ebreo sento di dover combattere le ingiustizie e la cultura della morte che è frutto di un’ideologia deviata contro l’essere umano. Ho anche l’obbligo di aprire il dialogo con l’Islam che non vive i valori dell’Occidente come una minaccia ma come una cultura e un mondo con cui poter coesistere e costruire un futuro di pace.
Sono fermamente convinto che il Giardino dei giusti di Tunisi possa essere il primo seme per far rivivere la cultura e i valori del Mare Nostrum che porta in grembo la pianta della convivenza pacifica e dei valori di grandi pensatori come Aristotele, Maimonide, Averroè e Tommaso D’Aquino.
Dobbiamo ripartire proprio con la ricoscenza al popolo tunisino che oggi sta lottando per dare una speranza a molti milioni di mussulmani che un Islam democratico è possibile ma dobbiamo aiutare e riconoscere la loro battaglia per la democrazia e i diritti civili nel loro paese. Facciamolo prima che sia troppo tardi!
Oggi più che mai sono importanti le prese di posizione di condanna e di sdegno assoluto da parte delle organizzazioni islamiche italiane rispetto a queste stragi inumane e contro la sfida del terrorismo jihadistico.
Sumaya Abdel Qader, Consigliere Comunale di Milano

L’inaugurazione del Giardino dei Giusti, a Tunisi, viene annunciata mentre giungono le notizie del grave attentato in Bangladesh.
Esprimo ancora il mio cordoglio per le vittime di questo vile atto, che ha scosso tutti e in particolar modo la comunità bengalese di Milano. Questo giardino, ospiterà anche un albero dedicato a Faraaz Hussein, il giovane musulmano che a Dacca poteva salvarsi ma si è sacrificato pur di non abbandonare le sue due amiche.
Il Giardino di Tunisi acquista quindi un ulteriore significato, di impegno dei giusti contro chi non solo dimentica Dio ma opera una bieca ed inaccettabile strumentalizzazione della religione per perseguire finalità criminali.
È significativo che la Tunisia sia il primo Paese arabo a ospitare un Giardino dei Giusti, grazie alla collaborazione tra Gariwo e il Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. Una iniziativa di alto livello simbolico che apre a nuove prospettive.
E’ bene che anche gli arabi ricordino e sappiano che esistono altri arabi che durante la seconda guerra mondiale salvarono la vita di molti ebrei. Questo è necessario per rompere un tabù spesso alimentato dalla sovrapposizione con la questione israelo-palestinese, che fa perdere di vista un punto fondamentale: questo conflitto, che va risolto, non può soffocare o disconoscere il dramma vissuto dagli ebrei nella seconda guerra mondiale. Va riconosciuto ogni eroico atto di chi ha contribuito a salvare anche un solo ebreo dalle grinfie del nazi-fascismo.
E’ importante che Il progetto di questo Giardino si apra non solo a figure di eroi che hanno salvato la vita di ebrei, ma ad altri giusti che sono intervenuti in altri drammi, per affrontare altre ingiustizie. Questo permette di dare valore universale al concetto di Giusti, riconoscendo il valore della vita come principio trasversale, imprescindibile.
Io credo peraltro che musulmani ed ebrei, oggi più che mai, devono ritrovare insieme un equilibrio per superare le divisioni politiche che li separano creando fratture abissali e, affiancarsi in un processo di pace che riconosca a tutti dignità.
Perciò accolgo con entusiasmo ed interesse il progetto di Gariwo.
 

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