Dopo Nizza, non date all’ISIS ciò che chiede





di Murtaza Hussain
16 luglio 2016
Non si sa ancora molto su Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’uomo di 31 anni che la polizia francese dice sia responsabile dell’atto  mostruoso di omicidio di massa compiuto giovedì sera nella città di Nizza, nella Francia meridionale. Subito dopo le uccisioni, i presidente francese François Hollande, ha denunciato l’attacco come “terrorismo islamista” legato al gruppo militante Stato Islamico. I sostenitori dell’ISIS, online, hanno fatto echeggiare queste dichiarazioni, rivendicando la responsabilità degli attacchi come un altro colpo contro i loro nemici nell’Europa occidentale.
Mentre si sta ancora indagando sul motivo dell’attacco, vale la pena esaminare perché lo Stato Islamico è così desideroso di rivendicare tali incidenti come opera propria. In apparenza,  lanciare   un camion contro una folla di persone radunate a guardare i fuochi d’artificio per il giorno della presa della Bastiglia, sembra un atto di puro nichilismo. Non è stato colpito nessun obiettivo militare. Le informazioni iniziali fanno pensare che le uccisioni possano portare agli attacchi francesi contro i territori dell’ISIS, già in diminuzione, in Iraq e in Siria. E i musulmani francesi molti dei quali sono stati presumibilmente uccisi nell’attacco, probabilmente affronteranno giri di vite sulla sicurezza e reazioni negative da parte di un pubblico arrabbiato e impaurito subito dopo un altro atto incomprensibile di omicidio di massa.
Ma le dichiarazioni e la storia dello Stato Islamico dimostrano che un esito di questo tipo è esattamente quello che l’ISIS vuole. Nel numero del febbraio 2015 della sua rivista online Dabiq, il gruppo aveva richiesto atti di violenza in Occidente che “avrebbero [eliminato] la zona grigia”, seminando divisione e creando un conflitto irrisolvibile nelle società occidentali tra Musulmani e non-musulmani. Tale conflitto costringerebbe i Musulmani che vivono in Occidente a “rinunciare alla propria fede …o  a [emigrare] nello Stato Islamico, e a evitare quindi la persecuzione da parte dei governi e dei cittadini crociati.”
Questa strategia di usare la violenza per costringere alle divisioni nella società, imita le tattiche di gruppo in Iraq dove usava attacchi provocatori contro la popolazione sciita per scatenare deliberatamente un confitto settario che continua a infuriare finora oggi.
Forse lo Stato Islamico non è collegato direttamente con Bouhlel. Al contrario di altri precedenti autori di attacchi, non era staro considerato pericoloso dai servizi di sicurezza francesi. Non c’è alcuna indicazione che avesse ricevuto un addestramento o che avesse viaggiato nel territorio dell’ISIS. Rapporti iniziali da parte di coloro che lo conoscevano, ne fanno un ritratto di un uomo depresso e arrabbiato che “trascorreva molto del suo tempo al bar nella sua strada dove giocava d’azzardo e beveva.” Aveva un passato di reati minori, compreso un arresto nello scorso maggio in seguito a un alterco da lui scatenato, dopo un incidente stradale.
Ma in un certo qual modo, questi dettagli non contano. Il modello di terrorismo dell’ISIS fa affidamento sulla possibilità di armare individui come Bouhlel; il gruppo fa appello a persone giovani, arrabbiate e senza scopo in tutto il mondo,  per attaccare persone intorno a loro in suo nome. In questo modo il potere degli insorti disperati è amplificato per mezzo di una combinazione di media sociali e di propaganda dell’azione. Un testo influente usato dal gruppo, intitolato The Management of Savagery [La gestione della barbarie ] prescrive gli attacchi terroristici come mezzo per “infiammare l’opposizione,” per trascinare la gente comune nel conflitto “volenti o nolenti, in modo che ogni individuo sceglierà di andare nella parte che appoggia.”
I partiti di estrema destra ostili alle minoranze, stanno crescendo di popolarità in Europa, mentre negli Stati Uniti i sondaggi dimostrano un significativo sostegno pubblico per misure una volta impensabili, come bandire dal paese i musulmani privi di cittadinanza. Come un uragano al rallentatore, ogni atto di violenza sembra danneggiare poco a poco la possibilità di una società tollerante e liberale. Dopo l’attacco di giovedì a Nizza, l’ex portavoce Repubblicano della Camera, Newt Gingrich, ha esagerato chiedendo che di “[controllare]ogni persona qui che sia di un contesto musulmano e aggiungendo: “Se credono nella Sharia, dovrebbero essere espulsi.” E’ stata una dichiarazione piuttosto ironica da parte di Gingrich  che in anni passati aveva contribuito a organizzare uno spazio per i membri  musulmani del suo staff per pregare sulla Collina del Campidoglio e che aveva preso parte a delle sessioni di pianificazione per l’Istituto Islamico del Libero Mercato, un gruppo per il patrocinio del libero mercato che appoggia i prodotti della finanza della Sharia.
La proposta “esplosiva” di Gingrich, per quanto inattuabile, riflette davvero l’indurimento delle opinioni di tutti. Mentre il tempo passa e continuano gli attacchi da parte dei lupi solitari e di altri in nome dell’ISIS, non è incomprensibile che proposte come quella di Gingrich possono ottenere un certo favore.
Ma sia da una prospettiva strategica che da quella morale, la cosa peggiore che si potrebbe fare per replicare all’orrore di terribili tragici  episodi  come quello di Nizza, sarebbe di dare all’ISIS ciò che dice di volere: polarizzazione e pubblico odio. Le proposte di pulizia etnica o di ‘guerra che porta la civiltà’ forse soddisfa un desiderio di proiettare durezza, ma, in realtà,  alimentano la narrativa del gruppo che parla di un mondo irrevocabilmente diviso lungo linee religiose.
L’Europa occidentale ha affrontato ondate più grosse di terrorismo senza assecondare la strategia dei terroristi o scarificare i suoi valori intrinsechi. La crisi dello Stato Islamico richiederà un grado analogo di determinazione, ma soltanto riconoscendo la trappola che ha sistemato possiamo evitare di infliggerci una sconfitta di gran lunga peggiore di quella che un gruppo insorgente disperato e fanatico potrebbe mai sperare di ottenere per conto proprio.
Nella foto le frasi significano: La pace vincerà, la paura perderà.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/after-nice-dont-give-isis-what-its-asking-for/
Originale : The Intercept
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

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