Cheryl Gholar :Troppi momenti di silenzio

 






A  volte, quando non sappiamo che cosa dire dopo una perdita o una tragedia, osserviamo semplicemente un momento di silenzio. Quando non sappiamo esprimete che cosa importa di più nelle nostre vite, a volte non diciamo nulla.
Quando decidiamo di prendere le distanze dalla compassione, dalla comprensione e dalla preoccupazione, spesso scegliamo la strada senza intoppi del non coinvolgimento, forse sperando che situazioni spiacevoli ci liberino semplicemente dall’operosità   delle nostre vite – o forse vengono dimenticate nel  vuoto  del nostro silenzio.
Ci sono così tante domande nella vita e così tante risposte  non pronunciate, non sentite, non rivelate, cancellate e buttate nella spazzatura della nostra consapevolezza  collettiva. Nel semplice  mondo del nulla  stiamo incantati insieme ad altri incapsulati in momenti  di immobilità.
Forse siamo insensibili per l’incredulità o forse siamo liberi, integri  facendo soltanto quello che ci viene detto – perché qualcuno ci ha detto che era rispettoso e giusto. Non di meno ci troviamo  in vasto solenne vuoto di silenzio umano. Fermiamo il mondo ma per un momento e per che cosa? Che cosa faremo quando apriremo gli occhi? Aspetteremo semplicemente che un alto momento orrendo alzi la testa e  trafigga  di nuovo i nostri cuori?
In silenzio fermiamo il mondo con un gesto simbolico che manca di soluzioni protettive. Atti coraggiosi di integrità trasformano le nostre intenzioni in nuove realtà per noi stessi e per il mondo. Quando parleremo? Quando faremo attenzione? Le vite non comuni fanno di più che stare in piedi e aspettare. Quando ci prenderemo del tempo per ascoltare davvero, imparare e agire in base a ciò che è più importante? Non sappiamo più che cosa significa questo? Alcuni dicono che questo è un mondo da buttare via. Consideriamo noi stessi e gli altri come spazzatura da gettare via? E’ questo il motivo per cui stiamo immobili e semplicemente guardiamo o distogliamo lo sguardo? Forse sappiamo troppo sulla guerra e troppo poco sulla pace.
Fatevi male, gente, fatevi male. Quando smetteremo di farci male a vicenda? Sarà soltanto per i momenti in cui ci fermiamo? Che cosa facciamo in un momento di silenzio? Che cosa sperimentiamo nella nostra anima? Siamo completamente presenti quando stiamo in piedi per onorare coloro che sono stati tragicamente feriti, gli abbandonati, i perduti e i morti? Che cosa cambierà nel nostro mondo quando il silenzio comincerà a finire?
Titoli devastanti ci portano faccia a faccia con esiti mortali di tempeste che si nascondono e  che esplodono nel tempo a causa di strati di rabbia intensificata dal dolore. Chiuso dentro e costretto al silenzio, il dolore si è allungato oltre i limiti della capacità umana. Il vuoto devastante si trasforma in sentieri fatali di furia, eruttando e rigurgitando veleno tossico alimentato dalla rabbia furiosa.
Che dire delle vite i cui contributi, promesse e speranze sono state zittite per sempre?
Placate  l’oscurità della violenza!  Placate   le paure. In che modo? Il viaggio verso la calma ispiratrice è audace e dinamico e porta a uno scopo e a un significato. Siamo il rifugio, l’isola felice, il santuario, il luogo di protezione e di ritiro quando coltiviamo la speranza e portiamo parole di pace e di integrità nel mondo. Siamo la forza della nostra influenza collettiva, l’idea che costruisce ponti per espandere l’esperienza umana. Placate la violenza! La plachiamo rafforzando il valore del significato e   dello scopo umano.
La nostra nazione si perde   perduta in troppi momenti silenziosi, quando tra di noi si potrebbe dire e fare, all’interno della nostra nazione, e oltre. Né le lacrime, né le “cose” possono penetrare le preoccupazioni che divorano i nostri cuori e impoveriscono le nostre anime. Comprare e spendere in maniera compulsiva, abbuffarsi e purgarsi, le droghe, il sesso e altro non possono più ricostruire la frammentazione di un’esistenza demolita. Non ci sono campioni nelle spoglie della vacuità e nelle speranze abbandonate.
Radunate in mondi talvolta separati di isolamento, i nostri silenzi ci impediscono di sapere realmente ciò che non abbiamo mai saputo. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Dobbiamo andare oltre le mura delle comunità chiuse da cancelli, chiuse a coloro che non sono stati scelti. Troppi momenti di silenzio costruiscono troppi mondi separati.
La vita oltre l’immobilità del silenzio  non  è misurabile e trasforma gli ostacoli in innovazione e in nuove ardite realtà. Andiamo oltre il gesto e la semplicità di stare isolati collettivamente o da soli. Non siamo più vuoti e perduti in un luogo disastrato. Non più bloccati dalle nostre paure, agiamo con uno scopo, offriamo, raccomandiamo, serviamo da catalizzatore per il cambiamento.
Lasciamo che le nostre voci rappresentino la speranza e la possibilità e tutto quello che sosteniamo. Il “buono” che viene fuori da una tragedia o da una perdita proviene  da noi. I nostri più grandi momenti arrivano quando apriamo gli occhi, ascoltiamo, sentiamo, parliamo chiaramente, e apriamo un dialogo. Resistenti e vigili, andiamo avanti. Scegliere il meglio dei nostri  super io  fa a pezzi il vuoto. Insieme, apriamo il mondo all’energia della vita.
Che cosa potrebbe succedere se ognuno sentisse un genuino senso di benvenuto nel mondo – un mondo che celebra la vita, onora tutte le culture e rispetta tutte le età; chi è più vecchio, chi è più giovane e chi è di età media? Che cosa potrebbe accadere se ognuno di noi godesse di essere pienamente presente nelle nostre vite e non avesse problemi con il mondo che condividiamo e con i doni innati che portiamo per renderlo un luogo migliore?
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.counterpunch.org/2016/07/05/too-many-moments-of-silence/
Originale : Non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace

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