A Monaco la strage dei ragazzini immigrati






Otto delle nove vittime dell'attacco di venerdì hanno tra i 14 e i 20 anni. Tre di loro erano di origini kosovare. Il killer, 18 anni, aveva messo anche un annuncio su Facebook per attirare quanti più studenti possibile nel Mc Donald's che poi...
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Quella di venerdì a Monaco è stata una strage di giovanissimi perpetrata da un killer coetaneo. Delle nove vittime, otto avevano un'età compresa tra i 13 e i 21 anni (due ragazzine e sei giovani). Solo la nona vittima, una donna, aveva 45 anni. Il killer Ali Sonboly, 18enne tedesco-iraniano, figlio di un tassista, mirava proprio ai giovani, probabilmente ai bulli che lo avevano vessato «per 7 anni», come lui stesso ha gridato durante le fasi concitate dell'attacco. Tanto che aveva messo anche un annuncio su Facebook per attirare quanti più studenti possibile nel Mc Donald's che poi avrebbe preso d'assalto. E nessuna delle sue vittime era un turista, ma quasi tutti giovani della zona, che avevano come punto di ritrovo proprio quel centro commerciale alla periferia nord della città, popolata in gran parte da immigrati.

Era quindi prevedibile che la maggior parte delle vittime non fossero tedesche: tre kosovari, tre turchi, un greco. Tra loro c'è il figlio di un ufficiale di polizia, Dijamant Zabergja, 21 anni. È stato il padre, Naim, a dare la notizia su Facebook: «Con grande tristezza devo informarvi che mio figlio è stato ucciso a Monaco» ha scritto. L’uomo immortalato per la città bavarese, con un mazzo di fiori e la foto del figlio in mano. Poi ci sono due ragazze: Armela Segashi, kosovara, 14 anni. A dare la notizia della sua morte il fratello su Facebook. Era stato sempre lui, Arbnor, durante le ore della sparatoria nel centro commerciale, a postare in Rete un appello per avere notizie della sorella minore. L'altra vittima è Sabina Sulaj, anche lei quattordicenne. L’altra vittima ancora è Guilliano Kollman, 18 anni, che è stato ucciso fuori dal McDonald's: i colpi sparati dal killer lo hanno raggiunto alla schiena mentre cercava di allontanarsi. In lacrime, gli amici che erano con lui venerdì sera lo ricordano così. «Era un tipo divertente, uno normale. Nessuno gli voleva del male e ora è morto».

I tre cittadini turchi (tra cui la donna) sono Sevda Dag, Can Leyla and Selcuk Kilic. Ma le età delle vittime non sono ancora del tutto chiare (a parte Dijamant). Secondo la polizia di Monaco due vittime avevano 13 anni, tre ne avevano 14, uno 17 e un'altra 19. E giacché l'obiettivo di Ali erano i giovani, ce ne sono anche tra i 27 feriti ricoverati negli ospedali di Monaco, alcuni sono proprio bambini. Il killer di Monaco voleva ucciderne quanti più possibile e per attirarli aveva utilizzato uno dei canali privilegiati dai ragazzi: Facebook.

Secondo Bild online, Ali aveva aperto un falso profilo sul social network, spacciandosi per una ragazza turca, Selina A., e invitando le potenziali vittime al Mc Donald's. «Venite alle 16 da Meggi al centro Olympia, vi offro qualcosa ma non troppo costosa» (Meggi sta per il fast-food Usa). Il tutto per vendicarsi delle vessazioni subite dai suoi compagni di scuola. Poco prima dell'attacco il killer, come testimonia un video postato su web, discutendo con un uomo al balcone che lo aveva visto armato sul tetto di un edificio aveva dato sfogo al suo stesso tormento e a quelle che sarebbero diventate da li a poco le motivazione del suo gesto, urlando: «a causa vostra sono stato vittima di bullismo per 7 anni... e adesso devo comprare una pistola per spararvi». Dopo la strage un ex compagno di classe di Alì ha scritto sul web: «A scuola facevamo mobbing contro di lui, diceva che ci avrebbe uccisi...».
Multimedia
Monaco il giorno dopo: fiori, candele e un cartello «perché?»


 commento personale

 Il terrorismo non ha colore e non ha mantello. Uccide  musulmani, atei ,ebrei, cattolici. , buddisti .. tutti. Solo alleanze trasversali lo possono fermare, non la radicalizzazione dello scontro in nome di una civiltà mitizzata che la guerra all'Iraq ha dimostrato in tutta la sua imperfezione La radicalizzazione lo alimenta, lasciamo a chi vuole questo il videogame usuale e banale dello scontro di civiltà

 

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