Visualizzare l'occupazione : la disumanità dei checkpoint . Foto
This is what Checkpoint 300, which separates Bethlehem from #Jerusalem,
looked like at 3:30 A.M. this morning. (for anyone tempted to
suggested, “Why don’t they just get there an hour earlier?”). There is
no possible justification for requiring people to wait in line for hours
in the middle of the night and in unbearably crowded conditions, just
so they can get to their jobs and begin a hard day’s work. It certainly
has nothing to do with security concerns: Everyone going
through the checkpoint has valid work permits allowing them to enter
Israel, received after undergoing all the necessary background checks.
Citing bureaucracy and expense as pretexts for this state of affairs
indicates that decision-makers don’t care about the plight of people who
have no say in their political careers.
This is what the daily grind of the #occupation looks like: It doesn’t necessarily mean the use of weapons or brutality. Just callous and cruel humiliation. For no reason, just because it can be done.
This is what the daily grind of the #occupation looks like: It doesn’t necessarily mean the use of weapons or brutality. Just callous and cruel humiliation. For no reason, just because it can be done.
Questo è il posto di blocco 300 che separa Betlemme da #Gerusalemme alle 3:30 di questa mattina. . Non c'è
alcuna giustificazione possibile nel far aspettare i lavoratori in fila
per ore nel mezzo della notte e in condizioni di insopportabile affollamento , solo cosi possono arrivare ai loro posti di lavoro e
iniziare una dura giornata di lavoro. Di certo i checkpoint non hanno niente a che fare
con problemi di sicurezza: tutti i Palestinesi hanno i permessi di
lavoro per entrare in Israele, permessi ottenuti dopo i necessari controlli. Coloro che citano la burocrazia come pretesto per giustificare questo stato di cose, sottolineano che alle autorità non interessa
il dramma delle persone,ma interessa solo la loro carriera politica
La quotidianità dell'occupazione non presuppone necessariamente l'uso delle armi o della violenza. ma una crudele e quotidiana 'umiliazione. Senza motivo, solo perche 'si puo' fare.
La quotidianità dell'occupazione non presuppone necessariamente l'uso delle armi o della violenza. ma una crudele e quotidiana 'umiliazione. Senza motivo, solo perche 'si puo' fare.
Peter Yeung – Lunedi 27 giugno 2016
La ONG che si occupa di diritti umani ha accusano Israele di costringere i palestinesi a sopportare una “crudele e disumana” condizione alle frontiere.
Il Centro di informazione per i diritti umani nei Territori Occupati, israeliano, conosciuto come B’Tselem , ha inoltre riferito che, anche se con legittimo permesso di lavoro, questi, devono attendere ore anche con temperature estremamente calde.
B’Tselem ha pubblicato l’immagine sul account Facebook con il seguente commento:
“I palestinesi fotografati e che aspettano in fila, hanno regolare permesso per lavorare in Israele. Tali permessi sono restituiti solo dopo meticolosi controlli della sicurezza.”
“Costringendo le persone ad aspettare in fila per ore, in condizioni insopportabili mette in evidenza gli aspetti crudeli e disumani del controllo militare su una popolazione civile.”
“L’occupazione entra così nel 50° anno. Questa ingiustizia clamorosa è andata avanti per quasi mezzo secolo, aiutato da ignoranza e indifferenza “.
L’immagine ha l’intenzione di mostrare un posto di blocco in Cisgiordania, tra Gerusalemme e Betlemme, nelle prime ore del mattino. Mostra una folla di persone compatta lungo un percorso recintato, con qualcuno che trova sollievo arrampicato sulle pareti.
Nel testo che accompagna l’immagine si legge: “Questa è la routine quotidiana dell’occupazione: non significa necessariamente l’uso di armi o di brutalità. Basta l’insensibile e crudele umiliazione. Non esiste nessuna ragione, si fa solo perché si può fare”.
Un portavoce dell’ambasciata di Israele a Londra ha riferito a The Independent: “La gente in attesa ai posti di blocco e ai controlli di sicurezza non sono un fenomeno di Israele. Sono una risposta al terrorismo brutale contre le popolazioni civili, comuni in ogni aeroporto e frontiera nel mondo di oggi.”
All’inizio di quest’anno, il ministro israeliano dell’agricoltura Uri Ariele ha detto che le condizioni di sofferenza subite dai palestinesi ai posti di blocco israeliani in Cisgiordania sono “vergognose e sono un disonore per lo Stato di Israele e per i responsabili della sicurezza”.
Mr Ariele da Tel Aviv Radio ha detto: “Andate e vedere in che condizioni aspettano di entrare in Israele ai checkpoints. E’ vergognoso e sono una vergogna per lo Stato di Israele e per l’establishment della sicurezza. Le persone si costringono ad aspettare in condizioni terribili: nella calura estiva e durante le piogge invernali “.
trad. Invictapalestina.org (articolo)
Fonte: http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/israel-border-crossing-checkpoint-palestinians-west-bank-btselem-a7106486.html#gallery
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