Video : Iran, oasi protetta per il popolo ebraico
In Persia esiste un anti-occidentalismo di Stato stampato sugli edifici di Teheran, i disegni sui muri che deridono il Grande (Stati Uniti) e il Piccolo Satana (Israele) sono ovunque, eppure chi lo avrebbe mai detto che escludendo la terra di Israele, quella iraniana rappresenta ancora oggi la comunità ebraica più numerosa dell’intero Medio Oriente.
Le origini sono antichissime, si dice che gli ebrei vivano qui da più di 2500 anni, da quando giunsero in Persia liberati da Ciro il Grande, dopo la schiavitù di Babilonia. Nel 2016 se ne contano 30mila, di cui il 50 per cento vive a Teheran, la capitale dalle 11 sinagoghe che ospitano persino le scuole ebraiche.
Per approfondire: Così le minoranze religiose vivono in Iran
La comunità ebraica in Iran dunque è stata riconosciuta ufficialmente da parte del governo e, come per cristiani e zoroastriani, gli è stato assegnato un seggio nel Parlamento, o Majlis. Abbiamo incontrato Samiak Moreh Sedgh, unico deputato di confessione ebraica, eletto per la terza volta consecutiva, all’interno dell’ospedale Dr. Sapir, il più grande dell’Iran, di cui è direttore generale. Siamo entrati in questa struttura gigantesca al centro di Teheran che ruba l’attenzione dei passanti per la sua grande insegna con la scritta in alfabeto ebraico. La maggior parte dei suoi pazienti e del personale sono musulmani. «Benvenuti in Iran» afferma a gran voce Moreh Sedgh aprendoci la porta del suo ufficio, «ebrei e sciiti difendono insieme la vita, non vi sembrerà vero!», continua. Ci offre una sigaretta e un caffè prima di conversare assieme: «Vedete questa parete? fotografatela e fatela vedere dalle vostre parti». Di fianco alla bandiera iraniana posta sopra un’asta, due ritratti degli Ayatollah Khomeini e Khamenei sovrastano un quadro che raffigura Mosé e Aronne. Tutto intorno, tra le mensole, si intravedono oggetti legati alla cultura ebraica: una targa con il candelabro a sette bracci, qualche kippah, la Torah. Samiak Moreh Sedgh è un uomo sulla sessantina, molto carismatico e autoironico, dalle occhiaie sul viso traspare una vita dedita al lavoro. Il suo cellulare squilla costantemente. «Quattro giorni alla settimana mi trovate qui all’ospedale, gli altri sono al Majlis, ma adesso cari amici italiani, sono a vostra disposizione».
Commenti
Posta un commento