Truppe italiane e Stato Islamico
La
carta mostra la presenza delle truppe italiane in Libano (missione
Unifil) e in Iraq, oltre a rappresentare i fronti sui quali è impegnato
lo Stato Islamico (Is). In Iraq, i nostri soldati e carabinieri sono a
poca distanza dal territorio attualmente…
limesonline.com
La presenza militare italiana in Iraq, vicino ai territori controllati dallo Stato Islamico.
Carta in esclusiva per Limesonline.
La carta mostra la presenza delle truppe italiane in Libano (missione Unifil) e in Iraq, oltre a rappresentare i fronti sui quali è impegnato lo Stato Islamico (Is).
In Iraq, i nostri soldati e carabinieri sono a poca distanza dal territorio attualmente controllato dai jihadisti.
Territorio che negli ultimi mesi si è ridotto: in Siria, l’organizzazione di al-Baghdadi ha perso al Qaryatayn e Palmira, riconquistate dal regime di Assad con il decisivo sostegno dell’aviazione russa.
I centri di Aleppo e Idlib continuano ad essere martoriati
dalla lotta tra forze lealiste e il variegato fronte delle opposizioni,
mentre i bombardamenti della Russia e del regime hanno l’obiettivo
dichiarato di bloccare Jahbat al-Nusra – ad oggi l’unico dei gruppi
combattenti in Siria, assieme all’Is, inserito nella lista Onu dei “gruppi terroristi”.
Damasco e Mosca hanno richiesto alle Nazioni Unite l’iscrizione nella lista delle altre formazioni che combattono il regime di al-Asad, tra cui Ahrar al-Sham
(I liberi della Siria, in azione soprattutto a ovest di Damasco, tra
Hama e Homs e a Zabadani e vicino al Qatar e alla Turchia) e Jaysh
al-Islam (L’Esercito dell’Islam, che agisce soprattutto a est di Damasco
e nei sobborghi della capitale con il supporto dell’Arabia Saudita). Il
tentativo è stato frustrato dall’opposizione di Stati Uniti, Gran
Bretagna, Francia e Ucraina; Kiev è membro del Consiglio di Sicurezza
dell’Onu per il biennio 2016-2017.
Sull’altro lato di quello che una volta era il confine tra Siria e Iraq,
lo Stato Islamico deve affrontare a nord l’offensiva delle forze curde
verso Mosul e a sud quelle dell’esercito
regolare. Questo, affiancato dalle milizie sciite filo-iraniane e
sostenuto dai bombardamenti statunitensi, preme in direzione della
città-simbolo di Falluja, prima roccaforte irachena dell’Is. Per
alleggerire la pressione sul suo territorio, i jihadisti hanno compiuto
numerosi attentati nei quartieri sciiti della capitale.
Come ha scritto recentemente il generale Cucchi su Limesonline,
“il totale dei soldati italiani impegnati ci identifica come i maggiori
contributori di forze alla coalizione dopo gli Stati Uniti. Se poi
andiamo a contare unicamente i boots on the ground, eliminando i militari schierati fuori dal territorio, dal secondo posto passiamo al primo, superando anche gli Usa”.
Le principali missioni consistono nell’addestramento della polizia locale e dei peshmerga curdi e nelle operazioni di recupero del personale della coalizione anti-Is rimasto isolato. È partita in questi giorni la prima parte
del contingente che dovrà occuparsi della protezione della diga di
Mosul, i cui lavori di consolidamento sono stati affidati alla ditta
italiana Trevi.
Testo a cura della redazione di Limesonline. Carta di Laura Canali
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