Sulla strage in Florida cosa sappiamo e cosa non sappiamo
In Florida, a Orlando, un uomo armato ha ucciso 50 persone e ne ha ferite 53 all’interno del Pulse, locale punto di ritrovo della comunità gay, lesbica e transgender dello Stato americano.
- I momenti dell’attacco
Scrive il New York Times
che Omar Saddiqui Mateen, cittadino americano e residente a Forte
Pierce (Florida), a circa 200 km dal luogo della strage, poco prima
delle due del mattino, armato di un fucile d’assalto AR-15, di un pistola e numerose munizioni, ha parcheggiato il suo furgone davanti al Pulse.
Pochi
minuti dopo, c’è stato un conflitto a fuoco con un agente in servizio
all’ingresso del locale. Una volta entrato (non sono ancora chiare le
dinamiche al riguardo), Mateen ha iniziato a fare fuoco contro i
presenti, ha raccontato il capo della polizia di Orlando, John Mina.
Il
locale era affollato (si stima ci fossero 300 persone) perché si stava
svolgendo la festa settimanale di balli latini. Alcuni presenti sono
riusciti a uscire dal Pulse. Alle 3 di notte dalla pagina Facebook del
locale è stato postato un messaggio in cui si avvisava le persone di fuggire. Ma diverse di loro sono state prese come ostaggi dall’attentatore.
La
polizia e le forze speciali d’assalto hanno circondato e isolato la
zona. «Dopo circa tre ore, alle 5 del mattino, mentre da dentro
arrivavano messaggi e telefonate disperate degli ostaggi, hanno deciso
di fare irruzione», scrive Internazionale. Sono stati fatti esplodere due esplosivi per distrarre l’uomo armato, che poi è stato ucciso nel conflitto a fuoco.
Molte persone si sono offerte per donare il sangue a favore dei feriti durante l’attacco.
Proteste ci sono state sui social media per la legge che vieta agli omosessuali di poter donare.
Nel dicembre scorso, la Food and Drug Administration (ente governativo statunitense) ha ridotto
il divieto ma ha continuato a proibire la donazione per tutti gli
omosessuali che avessero avuto rapporti sessuali con persone dello
stesso sesso nell’anno precedente.
- Chi è il sospettato?
L’uomo che ha sparato è il ventinovenne Omar Mateen, cittadino statunitense, figlio di una coppia originaria dell’Afghanistan.
Secondo
quanto dichiarato dalle forze dell’ordine locali, in una telefonata al
911 (numero di emergenza che consente, negli Stati Uniti, di mettersi in
contatto con polizia, medici o vigili del fuoco), Mateen avrebbe giurato fedeltà all’Isis.
Il Dipartimento di Polizia di Orlando ha dichiarato che Mateen è nato a New York, è stato sposato e ora è divorziato.
Al
momento dell’attentato, l’attentatore non era sotto la sorveglianza
dell’ FBI. Tuttavia, l’ente di polizia investigativa federale aveva
indagato su di lui già due volte, nel 2013 e 2014, per possibili legami
con il gruppi terroristici, ma non ha ritenuto potesse costituire una
minaccia. Nel 2014, l’FBI aveva cercato di capire quali legami potessero
esserci tra Omar Mateen e Moner Mohammad Abusalha, uno statunitense
della Florida diventato suicida per un gruppo terroristico siriano.
Dal
2007 Mateen ha lavorato come guardia per la G4S, una società di
sicurezza, con base in Gran Bretagna. Un suo collega, Daniel Gilroy, ha più volte protestato con
i dirigenti della società per i continui incitamenti all’odio razziale,
sessista ed etnico da parte di Mateen sul posto di lavoro. Egli
avrebbe, inoltre, fatto riferimento alla possibilità di uccidere
persone.
L’Agenzia dell’Alcol, Tabacco, Armi da fuoco ed Esplosivi ha affermato che la scorsa settimana Mateen ha legalmente acquistato in Florida le armi utilizzate durante l’attacco. Ci si chiede come sia stato possibile, per una persona indagata dall’FBI, acquistare così facilmente delle armi.
L’ex moglie, Sitora Yusifiy, ha definito
Mateen in un’intervista “una persona psicologicamente e affettivamente
instabile”. «Dopo pochi mesi di matrimonio, ha cominciato ad abusare di
me fisicamente e a non permettermi di comunicare con la mia famiglia»,
ha dichiarato Yusifiy.
Secondo Seddique Mir Mateen,
padre dell’attentatore, l’attacco “non ha nulla a che vedere con la
religione”, a dispetto dei possibili legami con l’Isis, dichiarati sia
da Omar Mateen sia dal gruppo terroristico stesso.
«Si vociferava che Mateen fosse piuttosto aggressivo, ma quando era in moschea era calmo e piuttosto solitario», ha affermato l’imam della Florida.
- Chi sono le vittime?
La Città di Orlando ha pubblicato una sezione speciale sul suo sito web completamente dedicato all’attacco terroristico. Sono stati finora pubblicati i nominativi di 15 vittime.
- Le reazioni
Secondo il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato un atto di terrore e odio.
Il candidato dei repubblicani alla Casa Bianca, Donald Trump, ha posticipato
un raduno in New Hampshire in conseguenza degli attacchi. Secondo
Hillary Clinton, probabile candidata dei democratici, «bisogna
raddoppiare gli sforzi per difendere gli Stati Uniti dalle minacce
provenienti dall’interno e dall’esterno».
I leader musulmani americani, i gruppi LGBT, Papa Francesco hanno definito orribile l’attacco di Orlando.
- Come paragonare questo attacco ad altre stragi di massa
Si tratta dell’attacco che ha fatto più vittime nella storia degli Stati Uniti, il peggior attacco terroristico dall’11 settembre 2001. In precedenza, 32 persone erano state uccise nel 2007 a Virginia Tech, 26 nella strage a Newtown in Connecticut, 14 nel dicembre 2015 a San Bernardino, in California.
Sarebbe il secondo attacco di massa fatto da simpatizzanti dell’Isis, dopo la strage di San Bernardino.
L’Is ha rivendicato
la responsabilità dell’attacco, “opera di un combattente dello Stato
Islamico”, secondo una trascrizione del messaggio decriptato dal SITE
Intelligence Group.
- Cosa non sappiamo
Non è stato ancora possibile definire il numero totale delle vittime e delle persone ferite.
Le
indagini preliminari non hanno ancora provato un legame evidente e
diretto tra Mateen e l’Isis. La stessa dichiarazione del gruppo
terroristico non fornisce dettagli specifici. Potrebbe trattarsi di una
“auto-affiliazione”, senza un legame diretto, come nel caso della coppia
di omicidi di San Bernardino.
La
polizia di Santa Monica in California ha arrestato un uomo armato che
si aggirava nei pressi del Gay Pride di West Hollywood. Tuttavia, non è
stato ancora possibile stabilire eventuali legami con la strage di
Orlando.
Per
quanto l’attentato sia stato rivendicato dall’Isis, in quest’occasione
la dichiarazione del gruppo islamico differisce da quelle fatte dopo gli
attacchi di Parigi e Bruxelles, scrive Pamela Engel su Uk Business Insider.
Non è ancora chiaro infatti quale possa essere il collegamento con
Mateen e unusuale è il metodo attraverso il quale è stata fatta la
rivendicazione. In passato, Isis aveva rilasciato dichiarazioni
“ufficiali”.
In questo caso, il messaggio è arrivato da Amaq, gruppo legato a Isis, che agisce come loro canale di propaganda, ma non è parte ufficiale
della loro ala mediatica. Inoltre, le reazioni sui social media da
parte dei sostenitori di Isis sono state molto minori rispetto agli
attentati fatti in Europa. Questo fa pensare, ha dichiarato
Rita Katz, esperta del gruppo islamico, che si sia trattato di un
“attacco solitario e non coordinato con la leadership di Isis”.
- La copertura sui media
Come un test di Rorschach, che indaga le risposte soggettive agli stimoli che arrivano dall’esterno. Così Margaret Sullivan ha definito in un articolo sul Washington Post la copertura dei media dell’attentato di Orlando.
Armi?
Terrorismo? Odio? Omofobia? Ognuno si è rifugiato nel proprio angolo e
ha cercato di dare la propria versione definitiva dei fatti quando
ancora si sapeva poco o nulla in una corsa forsennata a riempire lo
spazio e il tempo e ad individuare immediatamente le responsabilità di
quel che accade.
Se sei a favore del controllo della vendita delle armi, questo attentato è l’ulteriore evidenza dei fallimenti legislativi nel fermare i massacri. Se sei diffidente nei confronti dei Musulmani, questa è l’opportunità per definire un’intera fede come terrorista. Se sostieni i diritti degli omosessuali, ci si trova di fronte in maniera evidente e indiscutibile di fronte a un crimine che aveva come obiettivo la comunità LGBT
E poi c’è la questione economica. Troppo spesso, nelle breaking news chi
fa informazione deve raggiungere la massima audience possibile e si
trova nella condizione di sfruttare le notizie invece di coprirle.
Orlando può diventare “una clava per il controllo delle armi” o “ per
una stretta sul terrorismo”.
«Questo
ciclo vorticoso della notizia ha operato a grande velocità e volume e
non siamo ancora riusciti a immaginare come contrattaccarlo», ha detto
Emily Bell, direttrice del Tow Center for Digital Journalism alla scuola di giornalismo della Columbia University.
«Quali
sono le buone pratiche? Quali i protocolli da seguire?», si chiede
Bell. «Ancora non lo sappiamo, stiamo imparando a metabolizzare questi
eventi in modo maturo».
Commenti
Posta un commento