Robert Fisk: Logico che la Germania si sia rifiutata di negare il genocidio armeno






I  turchi strillano e minacciano sempre quando qualcuno vuole riconoscere i fatti della storia: che un milione e mezzo di cristiani armeni furono le vittime del genocidio turco-ottomano nel 1915. Ma il Sultano Erdogan pensava davvero che la Germania – tra tutte le nazioni – avrebbe scelto di essere una negatrice dell’Olocausto?
Beh, il parlamento tedesco ha votato con una maggioranza straordinaria per dichiarare genocidio il genocidio armeno, cosa che il mondo intero (eccettuati, ovviamente, i turchi) sa esserlo. Ci sono state le solite minacce alla Germania – un pericolo per i “legami” culturali/commerciali/militari – da parte del governo di Ankara e stormi di e-mail aggressive a parlamentari tedeschi, ma la risoluzione parlamentare ha rinfacciato il fatto che la Turchia ottomana fu un’alleata della Germania quando perpetrò le atrocità e che la stessa Germania non fece abbastanza per fermare il genocidio.
La povera Angela Merkel – che continua a pregare che il Sultano Erdogan le sarà al fianco nella campagna dell’Operazione Mazzetta e tratterrà i profughi dalla UE in cambio dell’enormità di 3 miliardi di euro e dell’offerta di accesso senza visto nell’eurozona – ha scelto di restare assente dal voto. Lo stesso ha fatto il suo vice-cancelliere e il suo triste ministro degli esteri, che non avrebbe comunque votato a favore della mozione. L’ironia maggiore – del tutto ignorata da tutti i politici e giornalisti – è che i profughi e i migranti che spaventano tanto l’Europa provengono, in molti casi, dalle stesse città e deserti in cui i turchi commisero i loro orrori contro gli armeni 101 anni fa.
I teschi e le ossa degli armeni giacciono tuttora nelle sabbie a sud del confine turco, ora sotto il controllo dell’ISIS; e quando al-Nusrah ha catturato parti di Deir ez-Zor ha fatto saltare la cattedrale armena della città siriana, preso le ossa delle vittime del genocidio dalle cripte e le ha sparpagliate nelle strade. Numerosi ufficiali tedeschi che assistettero al genocidio originale in seguito usarono la loro “competenza” nel corso dell’Olocausto ebreo nell’Unione Sovietica occupata dai nazisti. E Hitler, preparandosi a invadere la Polonia nel 1939, chiese ai suoi generale: “Chi … oggi parla della cancellazione degli armeni?”
Superfluo dirlo, abbiamo assistito al solito fiacco stare alla finestra delle agenzie di stampa (specialmente di quelle con uffici ad Ankara e a Istanbul) che hanno sottolineato la negazione turca del genocidio e la natura “fortemente controversa” di un crimine internazionale contro l’umanità che – se le stesse agenzie avessero scritto del genocidio ebreo – giustamente non avrebbero osato “equilibrare” con citazioni dei negazionisti.
Francia e Russia e almeno altre 18 nazioni accettano oggi il genocidio degli armeni come un fatto storico, insieme con il buon vecchio papa Francesco, con la sola importante eccezione dell’unica il cui nome tutti indovineremmo: gli Stati Uniti. Una visita quasi annuale a Washington di una ghenga di generali turchi è solitamente sufficiente a mettere la Casa Bianca sull’attenti. Gli Stati Uniti non hanno bisogno di quelle importanti basi aeree nella Turchi sud-orientale da cui gli Stati Uniti conducono la guerra contro l’ISIS (e da cui, non ditelo in giro, la Turchia oggi conduce la guerra contro i turchi)?
Ma Dio sia ringraziato, ancora una volta, per la Germania. Ecco un voto per il quale il paese di certo scatterebbe sull’attenti.
Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/of-course-germany-refused-to-deny-the-armenian-genocide/
Originale: The Independent
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

Commenti

Post popolari in questo blog

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

Venti di guerra tra Israele e Iran. Ecco la nuova politica militare di Ahmadinejad

La carta degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est dal 1967 a oggi

JOSEPH KRAUSS Nuove strade aprono la strada alla crescita massiccia degli insediamenti israeliani