Rapporto OCHA sulla settimana 7 – 13 giugno 2016
http://zeitun.info/…/rapporto-ocha-sulla-settimana-7-13-gi…/
L’8 giugno, due 21enni palestinesi
provenienti dalla città cisgiordana di Yatta (Hebron) hanno ucciso tre
israeliani e ne hanno feriti altri sette in un centro commerciale a Tel
Aviv (Israele).Nella stessa circostanza un’altra israeliana è morta,
secondo i media israeliani, per crisi cardiaca.
La polizia israeliana ha arrestato i due
aggressori, uno dei quali era stato precedentemente ferito. Il
Segretario generale dell’ONU ha decisamente condannato l’attacco. Questo
episodio porta a nove il numero di israeliani uccisi in attacchi
compiuti da palestinesi della Cisgiordania a partire dall’inizio del
2016; negli ultimi quattro mesi del 2015 le uccisioni furono 23.
nota (nel testo originale):
Altri tre israeliani sono stati uccisi nel mese di gennaio 2016, e uno
nel mese di ottobre 2015, durante attacchi perpetrati da due cittadini
palestinesi di Israele, anch’essi rimasti uccisi.
Dopo questo attacco, le forze
israeliane hanno chiuso, per tre giorni, tutte le vie di accesso a
Yatta, impedendo ogni movimento in entrata e in uscita dalla città, ad
eccezione dei casi umanitari preventivamente concordati. Inoltre,
per tutta la settimana, è stato impedito l’ingresso in Israele, o
nell’area chiusa posta oltre la Barriera (la “Seam Zone “), a circa 350
titolari di permesso aventi il medesimo cognome del sospetto autore di
un tentativo di accoltellamento avvenuto il 2 giugno nella zona di
Tulkarem, nel corso del quale il presunto attentatore venne ucciso.
Nello stesso contesto, le autorità
israeliane hanno sospeso i permessi rilasciati, per il Ramadan, ad oltre
83.000 palestinesi della Cisgiordania e ad alcune centinaia di abitanti
della Striscia di Gaza; permessi utilizzati soprattutto per visite a
familiari residenti in Israele. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite
per i Diritti Umani, oltre a condannare l’attacco, ha espresso
preoccupazione per la cancellazione dei permessi, fatto che può
configurarsi come una punizione collettiva.
Inoltre, dal 10 al 12 giugno, in occasione di una festa ebraica (Shavuot), le
autorità israeliane hanno imposto una chiusura della Cisgiordania e
della Striscia di Gaza, precludendo ai titolari di permesso l’ingresso
in Israele e a Gerusalemme Est, ad eccezione degli operatori
umanitari, del personale delle organizzazioni internazionali e dei
titolari di permesso di ricongiunzione familiare.
Nonostante le misure di cui sopra, durante il primo venerdì del Ramadan (10 giugno), almeno
30.000 palestinesi in possesso di documenti di identità della
Cisgiordania sono stati autorizzati ad entrare a Gerusalemme Est per la
preghiera. Ciò è dovuto principalmente alla già annunciata rinuncia,
da parte di Israele, ad esigere alcuni requisiti per consentire
l’ingresso [a Gerusalemme Est] dei palestinesi della
Cisgiordania; in particolare, nell’annuncio precedente, si autorizzavano
ad entrare gli uomini di età superiore ai 45 anni, i ragazzi al di
sotto dei 12 anni e le donne di tutte le età.
L’11 giugno, a Beit ‘Amra (Hebron), le
forze israeliane hanno distrutto la casa di famiglia di un 15enne
palestinese, attualmente accusato dell’accoltellamento e uccisione di
una donna israeliana verificatosi nel gennaio 2016 nell’insediamento
colonico di ‘Otni’el. In seguito alla demolizione, sei persone, tra cui
un minore, sono state sfollate. Dal quando, nel luglio 2014, questa
pratica è stata ripristinata, le autorità israeliane hanno demolito o
sigillato 48 case per motivi punitivi, sfollando 288 persone, tra cui
133 minori. Nel mese di novembre 2015, Robert Piper, coordinatore
umanitario per i Territori palestinesi occupati, ha invitato le autorità
israeliane a fermare questa pratica, che è una forma di punizione
collettiva, illegale secondo il diritto internazionale.
Al checkpoint di ‘Awarta (Nablus),
nel corso di un presunto tentativo di accoltellamento, le forze
israeliane hanno gravemente ferito con arma da fuoco un palestinese
mentalmente disabile; nessun soldato israeliano è rimasto ferito. È
stato riferito che l’uomo sarebbe stato lasciato a terra sanguinante per
circa un’ora, fino a quando un’ambulanza israeliana lo ha prelevato per
le cure mediche. In Cisgiordania, in vari episodi, le forze israeliane hanno ferito complessivamente 15 palestinesi, tra cui due minori. Ciò rappresenta, dall’inizio del 2016, una riduzione dell’82% della media settimanale di palestinesi feriti.
L’8 giugno, le forze della Sicurezza
palestinese hanno ferito cinque palestinesi durante scontri scoppiati
nel corso di una protesta contro l’ingresso di israeliani in un
santuario nella città di Nablus (la Tomba di Giuseppe); queste
visite avevano già portato a scontri con le forze israeliane: il 6
giugno, era stato ucciso un giovane palestinese. Una protesta simile si
era verificata il 4 giugno, con scontri tra manifestanti e forze
palestinesi: dieci persone avevano subito lesioni causate dalla
inalazione di gas lacrimogeno.
Durante una operazione di ricerca
nella città di Qalqiliya, le forze israeliane hanno lanciato razzi
illuminanti: almeno 50 alberi di ulivo hanno preso fuoco e sono rimasti
danneggiati. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le forze
israeliane hanno condotto 87 operazioni di ricerca-arresto ed hanno
arrestato 128 palestinesi; circa il 30% degli arresti hanno avuto luogo
nel governatorato di Hebron.
Nella zona (H2) della città di
Hebron, sotto controllo israeliano, coloni israeliani hanno spruzzato
liquido al peperoncino in faccia ad un 13enne palestinese. Inoltre,
ci sono stati almeno cinque attacchi di coloni israeliani con
conseguenti danni a proprietà palestinesi: 13 alberi di ulivo
vandalizzati in Turmus’ayya (Ramallah); lanci di pietre ed atti
vandalici contro almeno 21 veicoli in due episodi accaduti nelle zone di
Gerusalemme Est e Nablus; 1.500 mq di terra spianati ad Al-Khader
(Betlemme); 30 pecore di proprietà palestinese investite ed uccise nel
villaggio di Az Zubeidat (Jericho).
Secondo quanto riferito dai media
israeliani, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, in quattro
distinti episodi di lanci di pietre da parte di palestinesi contro
veicoli israeliani, cinque israeliani, tra cui un minore, sono stati feriti e un veicolo è stato danneggiato.
Nella Striscia di Gaza, durante la
settimana, in dieci occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco
verso palestinesi presenti nelle Aree ad Accesso Riservato (ARA) a
terra e in mare; non sono stati registrati feriti. In uno degli episodi, una barca da pesca è stata danneggiata e tre palestinesi sono stati arrestati.
Durante il periodo di riferimento il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è rimasto chiuso in entrambe le direzioni.
Dall’inizio del 2016, il valico è stato parzialmente aperto per soli
nove giorni. Secondo le autorità palestinesi di Gaza oltre 30.000
persone sono registrate ed in attesa di attraversare.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
Associazione per la pace – Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it; Web: https://sites.google.com/site/assopacerivoli
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