Rapporto OCHA riguardante il periodo: 24 maggio – 6 giugno 2016
Il
2 giugno, una 24enne palestinese, madre di due figli, è stata uccisa
dalle forze israeliane mentre si avvicinava al checkpoint di ‘Enav
(Tulkarem); si presume abbia tentato di accoltellare un soldato.
In un altro
episodio, il 30 maggio, un 17enne palestinese ha accoltellato e ferito
un soldato israeliano a Tel Aviv (Israele) ed è stato in seguito
arrestato. Dall’inizio del 2016, nel corso di attacchi e presunti
attacchi contro israeliani, sono stati uccisi 53 sospetti aggressori
palestinesi, tra cui cinque donne e 13 minori; nell’ultimo trimestre del
2015 gli uccisi furono 89. Le circostanze di molti episodi hanno
suscitato preoccupazione per l’uso eccessivo della forza.
Le
autorità israeliane hanno consegnato alle loro famiglie i corpi di due
palestinesi, tra cui una ragazza di 17 anni, sospettati di aver
perpetrato attacchi contro israeliani. Sono tuttora trattenuti i cadaveri di altri nove palestinesi.
Un
palestinese di 20 anni, colpito con arma da fuoco dalle forze
israeliane, durante scontri verificatisi il 2 giugno nella città di
Nablus, è successivamente morto in conseguenza delle ferite; gli
scontri, che provocarono il ferimento di altri undici palestinesi, erano
scoppiati a seguito dell’ingresso di un gruppo di israeliani in visita
ad un santuario (la Tomba di Giuseppe).
In
Cisgiordania, nelle due settimane cui si riferisce questo rapporto, in
scontri con le forze israeliane sono stati feriti 97 palestinesi, tra
cui 30 minori e una donna. La stragrande maggioranza degli scontri
si è verificata durante manifestazioni e proteste: nei Campi Profughi di
Ni’lin e Al Jalazun (governatorato di Ramallah); ad Azzun e Kafr Qaddum
(governatorato di Qalqiliya); ad Abu Dis, Al ‘Eizariya e Silwan
(governatorato di Gerusalemme). A Gaza, due palestinesi sono stati
feriti, con armi da fuoco, durante manifestazioni nei pressi della
recinzione perimetrale di Israele.
Durante
le due settimane di riferimento, in almeno 25 casi, le forze israeliane
hanno aperto il fuoco verso palestinesi presenti nelle Aree ad Accesso
Riservato (ARA) di terra e in mare. In uno di questi episodi, cinque
pescatori sono stati arrestati dalle forze navali israeliane e due loro
barche sono state confiscate.
In
Cisgiordania, nell’arco delle due settimane, le forze di Israele hanno
condotto 167 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 240
palestinesi; la percentuale di arresti più alta (35%) è stata registrata nel governatorato di Gerusalemme. Nella
Striscia di Gaza, nelle Aree ad Accesso Riservato, in sei occasioni le
forze israeliane hanno compiuto operazioni di spianatura del terreno ed
effettuato scavi.
Il 5
giugno, in Area C, presso la comunità beduina palestinese di Sateh al
Bahr (Jericho), per mancanza di permessi edilizi israeliani, le autorità
israeliane hanno smantellato e confiscato sei strutture residenziali e
due roulotte adibite a scuola materna. Le strutture coinvolte erano
state fornite come assistenza umanitaria e finanziate dal Fondo
Umanitario per i Territori occupati. Sei famiglie sono state sfollate e
tredici bambini privati della scuola. Questa è una delle 46 comunità
beduine della Cisgiordania centrale a rischio di trasferimento forzato a
causa di un piano israeliano di rilocalizzazione. Dall’inizio del
2016, sono state demolite o confiscate un totale di 180 strutture
assistenziali, rispetto alle 108 relative all’intero 2015. Nel
periodo di riferimento, con le stesse motivazioni, altre cinque
strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, coinvolgendo 19
persone.
Nella
Città Vecchia di Gerusalemme Est, a causa di un ordine di sfratto emesso
dalle autorità israeliane, due famiglie palestinesi, composte da sette
persone, sono a rischio di sfollamento. Ciò fa seguito alla sentenza
emessa da un tribunale israeliano a favore di una organizzazione di
coloni che rivendica la proprietà delle case dei palestinesi.
Nel nord
della Valle del Giordano, tre comunità di pastori (Khirbet ar Ras al
Ahmar, Humsa al Bqai’a e Hamamat Al Maleh), composte da circa 360
persone, tra cui 205 minori, sono stati temporaneamente sfollate per tre
giorni consecutivi, per più di 14 ore al giorno, per consentire
esercitazioni militari israeliane. Ci sono 38 comunità di pastori
palestinesi situate in zone designate dalle autorità israeliane come
“zone per esercitazione a fuoco”; tali zone coprono circa il 18% della Cisgiordania.
Molte di queste comunità, che sono tra le più vulnerabili della
Cisgiordania, risiedono in queste zone da prima che le stesse venissero
dichiarate “zone per esercitazione a fuoco”.
Secondo i media israeliani, nei governatorati di Hebron e Gerusalemme, tre
israeliani, tra cui una donna, sono stati feriti e quattro veicoli
israeliani sono stati danneggiati nel contesto di sette episodi di
lancio di pietre da parte di palestinesi.
Nelle
due settimane sono stati riferiti quattro episodi di vandalismo contro
proprietà palestinesi da parte di coloni israeliani: due episodi di
lancio di pietre con danni a due veicoli vicino a Salfit e Betlemme;
l’incendio di 15 alberi di ulivo in ‘Urif (Nablus); danni alle colture
stagionali ad Al-Khader (Betlemme).
Le autorità israeliane hanno annunciato che durante
il mese del Ramadan musulmano, iniziato il 6 giugno, a tutte le donne
palestinesi in possesso di documenti di identificazione della
Cisgiordania, così come a tutti gli uomini di età superiore ai 45 anni e
ai ragazzi al di sotto dei 12 anni, al venerdì sarà consentito
l’accesso senza permesso a Gerusalemme Est; uomini e ragazzi che non rientrano in queste categorie potranno richiedere il permesso.
Il valico di Rafah, al confine con l’ Egitto, è stato eccezionalmente aperto per quattro giorni (1, 2, 4, 5 giugno), permettendo a 3.142 palestinesi di uscire e a 894 di entrare a Gaza.
Secondo le autorità palestinesi, ci sono più di 30.000 persone
registrate e in attesa di attraversare, tra cui circa 9.500 malati e
2.700 studenti. Dall’inizio del 2016, Rafah è stato aperto per soli nove
giorni.
¡
Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)
L’8
giugno, due palestinesi provenienti dalla città di Yatta (Hebron) hanno
aperto il fuoco in un centro commerciale a Tel Aviv (Israele), uccidendo
quattro israeliani e ferendone più di altri dieci; gli autori sono
stati successivamente arrestati. Le forze israeliane hanno bloccato
tutti gli accessi a Yatta, ad eccezione dei casi umanitari, ed eseguito
operazioni di ricerca-arresto.
Il 9 giugno, dopo l’attacco di Tel Aviv, le
autorità israeliane hanno annunciato la sospensione di circa 83.000
autorizzazioni concesse a palestinesi per entrare a Gerusalemme Est per
la preghiera dei venerdì del Ramadan; sospesi anche i permessi per le
visite ai familiari risiedenti in Israele.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
Associazione per la pace – Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it; Web: https://sites.google.com/site/assopacerivoli
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