L'Onu cambia idea: Riyadh non viola i diritti dell’infanzia in Yemen. Ira degli attivisti

 

 

 

 

L'Onu cambia idea: Riyadh non viola i diritti dell’infanzia in Yemen. Ira degli attivisti






Le Ong pro-diritti umani "costernate" dalla decisione di rimuovere la coalizione saudita dalla lista nera. Per la portavoce Onu non è una scelta definitiva, ma gli attivisti parlano di decisione frutto di pressioni politiche di Riyadh. E accusano i vertici delle Nazioni Unite di aver perso credibilità.
New York (AsiaNews/Agenzie) - Attivisti e ong pro-diritti umani esprimono "costernazione" per la decisione delle Nazioni Unite di rimuovere la coalizione araba a guida saudita, che combatte in Yemen contro i ribelli Houthi, dalla lista nera dei Paesi che violano i diritti dell’infanzia. I vertici Onu, come spiega la portavoce Stephane Dujarric, difendono la scelta fatta e precisano che non è una decisione definitiva; la revisione e il giudizio finale saranno pronunciati entro la fine di agosto.
“Non si tratta di un cambiamento radicale di politica - spiega Dujarric - perché la lista definitiva verrà stilata in base a tutte le valutazioni conclusive”.
In queste ore attivisti e ong internazionali - Human Rights Watch (Hrw) e Amnesty International - hanno criticato con forza il segretario generale Onu Ban Ki-moon, il quale solo pochi giorni fa aveva diffuso una nota critica verso Riyadh.
Il capo della diplomazia Onu aveva accusato i sauditi e gli alleati arabi di aver ucciso centinaia di bambini in Yemen, ponendo le basi per l’inserimento della coalizione nella lista nera delle nazioni che violano i diritti dell’infanzia. A distanza di pochi giorni, l’improvvisa marcia indietro che ha provocato reazioni sdegnate e critiche feroci.
Per gli attivisti Ban Ki-moon avrebbe ceduto alle pressioni del governo di Riyadh, danneggiando in questo modo l’immagine delle Nazioni Unite e la loro credibilità.
All’indomani della pubblicazione del rapporto Onu, in cui i sauditi venivano accusati di essere responsabili al 60% della morte di 785 bambini in Yemen, era intervenuta la diplomazia di Riyadh la quale aveva “chiesto” che il rapporto venisse “corretto”.
Per l’ambasciatore saudita all’Onu Abdullah al-Mouallimi si trattava di un numero “estremamente esagerato” e che andava modificato. Egli aveva quindi aggiunto che la decisione di rimuovere l’Arabia Saudita dalla lista nera doveva essere “irreversibile”.
Resta lo sconcerto fra le organizzazioni pro-diritti umani, che ricordano un rapporto elaborato dalle stesse Nazioni Unite in cui emergono in modo dettagliato gli attacchi a scuole e ospedali da parte dell’aviazione saudita in Yemen. La lista nera è il frutto di “manipolazioni politiche” per il vice direttore Hrw Philippe Bolopion, e ha ormai “perso la sua credibilità”. Per Amnesty International la scelta è una “vergognosa ruffianeria” nei confronti dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati e getta un’ombra sinistra su tutto il lavoro Onu nel campo dei diritti umani.
In una nota il Dipartimento di Stato Usa afferma di “rispettare” la decisione, che non sarebbe frutto di pressioni operate nei giorni scorsi dal governo americano.
Dal gennaio dello scorso anno la nazione del Golfo è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita, sostenuta dall’Arabia Saudita, e i ribelli sciiti Houthi, vicini all’Iran. Nel marzo 2015 i sauditi, a capo di una coalizione araba, hanno lanciato raid aerei contro i ribelli nel tentativo di liberare la capitale Sana’a e riconsegnare il Paese al presidente (prima in esilio, poi rientrato) Abdu Rabu Mansour Hadi.
Per l’Arabia Saudita gli Houthi, alleati alle forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, sono sostenuti sul piano militare dall’Iran; un’accusa che Teheran respinge. Nel Paese sono inoltre attivi gruppi estremisti legati ad al Qaeda e milizie jihadiste legate allo Stato islamico, che hanno contribuito ad aumentare la spirale di violenza e terrore.
Secondo fonti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nella guerra sono morte almeno 6.400 persone; per le Nazioni Unite vi è il forte rischio di “catastrofe umanitaria” in Yemen.

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