La comunità ebraica degli USA spinge Israele verso la soluzione dei due Stati – Zeitun
La
comunità ebraica degli USA spinge Israele verso la soluzione dei due
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carlo giugno 4,…
zeitun.info
31 maggio 2016
I
palestinesi sono continuamente accusati di essere il vero ostacolo alla
pace nel Medio Oriente, ma questa settimana una nuova iniziativa da
parte di un gruppo di ebrei molto influenti potrebbe dimostrare il
contrario.
Per
decenni molti politici occidentali hanno discusso della soluzione dei
due Stati. Questa è stata citata praticamente da tutti al di fuori di
Israele, ma non è mai stata presa realmente sul serio all’interno dello
Stato di Israele. Ora, improvvisamente, sembra che Tel Aviv voglia
adottarla ed ha inviato istruzioni alle proprie ambasciate, amici nei
campus universitari e all’interno di altre istituzioni in ogni dove
perché promuovano l’idea che Israele vuole parlare di una pace sulla base dei due Stati.
Yiftah
Curiel, il capo delle operazioni mediatiche presso l’ambasciata
israeliana a Londra, per esempio, è stato inviato a Oxford la scorsa
settimana per discutere del valore e della realizzazione della soluzione
dei due Stati durante il prestigioso dibattito dell’università in
merito alla sua praticabilità. ” Chutzpah” è una parola yiddish
estremamente espressiva, che deriva dall’ebraico “ḥutspâ”; non credo che
ne esista una simile in lingua inglese che possa esprimere pienamente
la sfrontatezza del governo israeliano. Pertanto in questo caso dovremo
attenerci alla parola “chutzpah”, in quanto è ciò che meglio descrive
l’esibizione di Curiel.
Il
pungente editorialista e giornalista israeliano Gideon Levy, che ha
seguito da vicino il dibattito, ha osservato ironicamente: “Avete
capito? Israele sostiene di appoggiare la soluzione dei due Stati, forse
perché ha capito che la soluzione dei due Stati non è più
realizzabile.” Che cosa, ha chiesto, ha impedito a Israele di mettere in
atto questa soluzione negli ultimi circa 50 anni di occupazione? “E
come può il rappresentante ufficiale dello Stato, che non ha mai cessato
di costruire sempre più colonie, il cui unico scopo era di vanificare
la soluzione dei due Stati, avere il coraggio di dire che Israele è
favorevole alla divisione del territorio?”
Scrivendo su Haaretz, Levy ha ammesso: “Ma né la “chutzpah” israeliana né la temerarietà dei suoi propagandisti hanno limiti.”
Perciò,
cosa sta dietro a questo nuovo entusiasmo del governo israeliano per la
soluzione dei due Stati? La risposta, forse, si trova a migliaia di
chilometri, in America, dove due diversi documenti di lavoro stanno per
essere pubblicati in un tentativo di preparare il terreno per una
soluzione dei due Stati che possa rispondere alle aspirazioni
palestinesi e alle richieste israeliane di sicurezza.
Le
proposte includeranno la RICOLLOCAZIONE dei coloni; il CONGELAMENTO
degli insediamenti illegali; la SOVRANITÀ palestinese; un RADICALE
allontanamento dalle politiche del governo di destra israeliano;
PREPARARE il nuovo presidente USA ad insistere sui colloqui di pace.
Le
notizie sugli audaci progetti devono aver colpito duramente Benjamin
Netanyahu, perché egli ha messo decisamente in chiaro
all’amministrazione Obama – così come alle altre parti interessate, come
le Nazioni Unite, Gran Bretagna e Francia – che non avrebbe tollerato
interferenze esterne. Mentre finora respingere le iniziative di
Washington è stato relativamente facile, persino Netanyahu sembra aver
capito che né Donald Trump né Hillary Clinton presumibilmente
tollereranno lo stesso irritante trattamento. Entrambi i candidati alla
presidenza hanno messo in chiaro che hanno l’intenzione di portare la
pace nella regione ponendo fine al conflitto israelo-palestinese, benché
Netanyahu ed i suoi predecessori abbiano, con grande facilità, fatto in
modo da portare molti presidenti USA a lasciarlo nel dimenticatoio
durante i loro mandati.
L’ultima
fase della vicenda, tuttavia, è diversa. Quello che dovrebbe aver
scosso il primo ministro israeliano è che quest’ultima iniziativa è
stata guidata da una serie di influenti organizzazioni indipendenti che
fino ad ora hanno sempre garantito di essere dalla stessa parte di Tel
Aviv. Con una mossa imprevista sembra che il molto influente “Israel
Policy Forum” [organizzazione ebraica statunitense impegnata per la
soluzione dei due Stati. Ndtr.] abbia preso il controllo del progetto
sionista, lasciando isolato Netanyahu o obbligandolo a rincorrerlo. Dopo
il discorso di Curiel alla “Oxford Union” [un luogo di dibattito
indipendente dell’università di Oxford. Ndtr.] lo scorso giovedì, sembra
che Tel Aviv, presa dal panico, stia mettendo in atto la seconda
ipotesi.
L’IPF,
di cui si dice sia allarmato degli sviluppi e dell’imprevedibilità del
governo di destra di Netanyahu, sta ora lavorando insieme a un certo
numero di ex militari e ufficiali dell’intelligence altrettanto
preoccupati, così come con un gruppo di studio di Washington. Il
fondatore dell’IPF Alan Solow, alcuni comandanti
della sicurezza israeliana e il Centro per la Nuova Sicurezza
Americana, un gruppo di lavoro sulla politica internazionale appoggiato
da molti pesi massimi della politica, compreso l’ex senatore Joe
Lieberman [democratico, poi passato ai repubblicani e sostenitore della
guerra in Iraq. Ndtr.], questa settimana sveleranno i loro progetti per i
due Stati.
Mentre
il destrorso American Israel Public Affairs Committee (AIPAC —
probabilmente il principale gruppo lobbistico filo-israeliano negli USA)
appoggia anch’esso
l’idea di colloqui di pace, ma non darà mai impulso a nessuna
iniziativa senza l’assenso di Tel Aviv, né pubblicherebbe progetti che
mostrino come sarebbero i due Stati senza consultare prima Israele,
questo è esattamente quello che faranno questi altri gruppi statunitensi
tra pochi giorni.
“Il
dibattito sul futuro di Israele non si sta svolgendo in Israele,” ha
commentato Gideon Levy dopo l’incontro di Oxford. “Sta avvenendo ovunque
meno che in Israele. Israele non sta pensando al suo futuro, si sta
occupando del suo presente e, soprattutto, del suo passato. Qui la gente
non parla del futuro.”
Questa
nuova iniziativa a Washington, che una volta era considerata come
occupata politicamente da Israele mentre i palestinesi soffrono sotto la
sua occupazione militare, potrebbe cambiare il narcisismo di Tel Aviv.
Tuttavia, se gli israeliani e il loro primo ministro di destra Netanyahu
tornano alla loro posizione predefinita, allora lo Stato sionista
apparirà come il vero ostacolo alla pace, che è una cosa che i
palestinesi ed i loro sostenitori sanno da lungo tempo. Ci vorrà molto
più dell’usuale chutzpah sionista per uscire da questo particolare
impiccio.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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