ISRAELE. Ong coloni fa campagna per la Brexit


ISRAELE. Ong coloni fa campagna per la Brexit




Regavim, riferisce il quotidiano Haaretz, con una storia di sostegno alla colonizzazione dei Territori occupati, vuole «punire» l’Unione europea che considera “ostile” a Israele. La sua campagna per il “Leave” si svolge tra i britannici in Israele e tra i sostenitori dello Stato ebraico in Gb

Il deputato israeliano e fondatore di Regavim Bezalel Smotrich. Foto di Olivier Fittous
di Michele Giorgio – Il Manifesto
Gerusalemme, 18 giugno 2016, Nena NewsIn questi giorni di tensione referendaria in Gran Bretagna, acuita dal brutale assassinio della parlamentare laburista Jo Cox, a soffiare forte sul fuoco della Brexit c’è anche una ong israeliana, Regavim. Lo scriveva ieri il quotidiano Haaretz rivelando un’altra delle numerose “iniziative” avviate da questa influente organizzazione non governativa di destra con una storia alle spalle di sostegno della colonizzazione dei Territori occupati e di negazione dei diritti dei palestinesi. Con l’obiettivo di «punire» l’Unione europea, secondo Haaretz, per una serie di risoluzioni e decisioni considerate ostili al movimento dei coloni, Regavim ha lanciato la campagna “Sostieni Israele – Lascia l’Europa” tra i cittadini britannici che vivono nello Stato ebraico e quelli che in Gb appoggiano Israele. Questi ultimi sono invitati a votare “Leave” in modo da prendere posizione netta contro l’Unione europea che, afferma Regavim, appoggia «la causa palestinese e i terroristi» e continua ad interferire negli affari interni di Israele. «Abbiamo pensato che l’unico modo per dare all’Ue un po’ della sua stessa medicina ed esprimere la nostra frustrazione è farsi coinvolgere in una questione interna del popolo britannico» ha detto ad Haaretz Ari Briggs, direttore internazionale di Regavim.
La campagna, che usa molto i social, ha il suo pezzo forte in un video alterato del braccio armato di Hamas – girato a una conferenza stampa del 2014 – in cui una voce fuori campo di Regavim sostituisce l’audio originale. I militanti mascherati del  movimento islamico, “doppiati” dall’ong israeliana, lodano l’Unione europea per la sua recente decisione di richiedere una etichettatura diversa dal “Made in Israel” per le merci prodotte negli insediamenti coloniali della Cisgiordania e per l’invio costante di aiuti finanziari e materiali ai palestinesi. «Se odiate veramente ‘Isra-hell’ e gli ebrei e vuoi sostenere la nostra lotta, aiuta la Gran Bretagna restare nell’Unione europea», dice la voce. Infine il portavoce del braccio armato Hamas, sempre doppiato da Regavim, esprime apprezzamento per il leader laburista britannico Jeremy Corbyn, guardato con sospetto in Israele dove non pochi lo accusano di essere filo palestinese e di dirigere un partito in cui allignerebbe l’antisemitismo.
Il professor Neve Gordon, docente all’università di Beersheva, autore assieme a Nicola Perugini del libro “Il Diritto umano di dominare”, conosce bene Regavim e ritiene che la campagna per il “Leave” portava avanti dalla ong israeliana non sia finalizzata solo «a dare una lezione» all’Ue. «L’ideologia di Regavim è fondata sull’ultranazionalismo e a delegittimare l’altro, quindi c’è un collegamento diretto con una parte del movimento per la Brexit» dice Gordon al manifesto «mi riferisco alle correnti della Brexit schierate contro l’immigrazione e con le quali (l’ong israeliana) si identifica. Regavim odia l’altro, il diverso, e su questo piano trova un terreno comune con i settori più di destra e razzisti della Brexit».
Tra i fondatori di Regavim c’è anche il giovane deputato Bezalel Smotrich, del partito di estrema destra Habayit Hayehudi (che fa parte della maggioranza di governo), promotore di una legge che prende di mira, con il pretesto della “trasparenza”, le ong, quelle di sinistra naturalmente, che ricevono finanziamenti dell’estero, in particolare dai Paesi europei, per svolgere le loro attività a sostegno dei diritti umani nei Territori occupati. Regavim dice di essere una ong che non riceve fondi pubblici. Tuttavia, scrive Haaretz, un’indagine ha accertato che tra il 2006 e il 2014  il gruppo ha ricevuto circa 20 milioni di shekel (quasi 5 milioni di euro) in donazioni e altri aiuti finanziari, 11 dei quali, tra il 2010 e il 2014, da enti locali che a loro volta ricevono fondi statali. La campagna pro-Brexit, sostiene Ari Briggs, è stata finanziata da donazioni private in Israele e dall’estero. Nena News
Michele Giorgio è su Twitter @michelegiorgio2

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