Ventiquattr’ore dopo, l’atmosfera è completamente cambiata. E dalla relativa tranquillità si è passati ai venti di guerra. Ieri Ehud Barak, ministro israeliano della Difesa, ha detto che il vuoto politico in Egitto non creava problemi di sicurezza per lo Stato ebraico. Oggi, nel più assoluto silenzio, due navi iraniane sono transitate lungo il canale di Suez in direzione Siria senza nessun problema. E a quel punto lo Stato ebraico è ripiombato nel terrore. La fregata Alvand e il cruiser (nave da guerra) Kharg, due vascelli appartenenti alla marina militare della repubblica islamica, stanno ora navigando verso le coste libanesi – ormai controllate da Hezbollah – per trasportare merce non meglio identificata verso la Siria. Iran, Libano, Siria. Se non è un incubo per Israele, poco ci manca. Gerusalemme ha alzato la voce e per bocca del ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, ha definito le manovre di Teheran «una provocazione». Da Beirut gli ha replicato il leader di Hezbollah, Ha
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