In Marocco spopola l'università anti jihad
Per
combattere il terrorismo islamico occorre un progetto culturale a lungo
termine che elimini dalle fondamenta il fanatismo. Era questo il
messaggio con cui l'anno scorso Mohamed VI, re del Marocco, inaugurava a
Rabat la scuola per la…
occhidellaguerra.it|Di Daniele Bellocchio
Per combattere il terrorismo islamico occorre un progetto culturale a lungo termine che elimini dalle fondamenta il fanatismo.
Era questo il messaggio con cui l’anno scorso Mohamed VI,
re del Marocco, inaugurava a Rabat la scuola per la formazione degli
Imam. Un centro situato nel quartiere universitario della capitale
marocchina, con l’obiettivo di preparare teologicamente le future guide
islamiche e insegnare i valori dell’Islam combattendo così con la
cultura e l’approfondita conoscenza del Corano le infiltrazioni
islamiste e le cellule jihadiste.
Un anno è passato dal
taglio del nastro dell’Università degli Imam e l’Istituto è divenuto in
questi 12 mesi un riferimento globale nella formazione culturale
islamica. La scuola, che è capace di ospitare sino a mille studenti, nei
primi mesi ha visto arrivare ulema da Tunisia, Guinea, Nigeria, Mali,
Senegal, Francia e ovviamente Marocco.
Ma quello che si pensava dovesse rimanere un istituto di riferimento africano invece ha ottenuto riconoscimenti a livello globale e sempre più fedeli islamici inviano le proprie domande di iscrizione a Rabat.
Un movimento islamico che
crede nello studio e nella conoscenza come arma principe contro il
terrorismo si sta sviluppando nel quartiere di Madinate Al Irfane nella
capitale nord africana. Oggi la scuola è frequentata da alunni
provenienti da Belgio, Finlandia, Cecenia, oltre che da una pluralità di
stati africani.
Il Marocco, che ha
vissuto il terrorismo con gli attentati di Casablanca e le bombe a
Marrakech, è ora uno dei Paesi in prima fila nella lotta al
fondamentalismo. Lo stato nord africano, da sempre terra di
accoglienza e convivenza, insieme alla maggioranza musulmana oggi
convivono infatti 80mila cattolici e 8mila ebrei, sta cercando di
divenire una faro per gli altri stati del Maghreb e del Sahel nella
lotta al terrorismo islamico e per farlo punta soprattutto sulla
cultura, la conoscenza e la convivenza religiosa connaturata tra i
cittadini.
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