Amira Hass: Dopo il discorso di Mahmoud Abbas sui pozzi avvelenati , il diluvio per i palestinesi
Amira Hass : After Mahmoud Abbas, the Deluge for the Palestinians
Haaretz, 29 giugno 2016
di Amira Hass
Se
il presidente avesse prestato attenzione alla realtà, a Bruxelles
avrebbe parlato di acqua come un esempio della situazione assurda in cui
gli israeliani hanno intrappolato i palestinesi
Ancora
una volta Mahmoud Abbas ha provocato imbarazzo. Nel suo discorso al
parlamento europeo, ha ripetuto cose senza senso in un “rapporto” che
era comparso nei media palestinesi pochi giorni prima, secondo il quale
il presidente del “Consiglio delle Colonie” avrebbe ordinato di
avvelenare i pozzi palestinesi e l’acqua potabile in CIsgiordania.
Nel
suo discorso il presidente palestinese lo ha modificato così: “Solo una
settimana fa, una settimana, un gruppo di rabbini in Israele ha
annunciato, in un comunicato esplicito, la richiesta al loro governo di
avvelenare, di avvelenare, l’acqua dei palestinesi.” Un giorno dopo ha
smentito questa affermazione attraverso il suo ufficio.
Ma
il danno era stato fatto. Abbas è stato accusato di spargere una
sanguinaria diffamazione anti-semita – un’accusa logora e scontata che
ignora i reali e seri problemi che caratterizzano i massimi dirigenti
palestinesi: la loro inconsapevolezza della realtà quotidiana del loro
popolo; la mancanza di coordinamento e di scambio di informazioni e di
idee tra diversi uffici del governo; il ricorso ad amici, adulatori e
mezzi di comunicazione locali, che non verificano le cose, tutti quanti
troppo frequentemente sono approssimativi ed esagerano persino quando la
verità sulle politiche israeliane è di per sé compromettente.
Secondo
la Reuters, la dichiarazione su riportata non era inclusa nella
versione ufficiale del discorso (opaco e scontato) che l’ufficio di
Abbas ha distribuito in anticipo. Sembra che si sia trattato di
un’improvvisazione, come succede nelle riunioni del suo movimento,
Fatah, o in un incontro con studenti israeliani, quando ha dichiarato
che il coordinamento per la sicurezza con Israele è “sacro”.
Secondo
il New York Times il “rapporto” è apparso su un sito web di qualche
ufficio dell’OLP (senza specificare quale fosse), da lì è stato ripreso
dal sito ufficiale turco “Anadolu” e da un giornale di Dubai.
Palestinian Media Watch [organizzazione israeliana che monitora i media
palestinesi, in particolare per quanto riguarda il terrorismo. Ndtr.] ha
rintracciato un servizio trasmesso dall’emittente televisiva ufficiale
palestinese il 20 giugno, che affermava che un’organizzazione dei
diritti umani israeliana aveva “rivelato” l’ordine da parte di un
rabbino di nome Shlomo Melamed.
Ma
non c’è nessuna organizzazione che si chiami “Consiglio delle Colonie”,
non c’è nessun rabbino che si chiami Shlomo Melamed e, secondo un
articolo del Jerusalem Post (citato da Palestinian Media Watch), nessuna
organizzazione israeliana dei diritti umani ha “rivelato” le sue
parole.
Se
Abbas fosse stato attento alla situazione, a Bruxelles avrebbe parlato
di acqua – un problema scottante per il suo popolo, soprattutto durante
l’estate – come un esempio dell’assurdità nella quale i palestinesi sono
intrappolati. “Noi (e l’Europa con noi)”, potrebbe aver detto, “stiamo
rispettando gli accordi di Oslo 17 anni dopo che sono scaduti, come un
cammino che porta alla costituzione di uno Stato palestinese. Ma
guardate come Israele approfitta della nostra pazienza e continua ad
imporre la stessa divisione inumana dell’unica fonte di acqua di cui
disponiamo.”
Oggi
gli israeliani usano l’86% dell’acquifero montano, mentre le briciole
che rimangono – il 14% – sono lasciate ai palestinesi. Invece di dire
fesserie sull’avvelenamento dell’acqua, avrebbe potuto parlare della
compagnia delle acque Mekorot, che sta tagliando i rifornimenti d’acqua
nella zona di Salfit per soddisfare l’aumento della domanda nelle
colonie.
E’
vero, non mancano rabbini che hanno detto cose terribili sugli arabi o
sui non ebrei in generale. Oltretutto, come parte delle continue
vessazioni dei villaggi palestinesi da parte di cittadini ebrei
israeliani in Cisgiordania, ci siamo imbattuti nel metodo di gettare
carcasse di animali morti nelle cisterne – benché cisterne per l’acqua
piovana, come nel villaggio di Kharruba nelle colline a sud di Hebron, o
cisterne per raccogliere il flusso d’acqua dalle sorgenti, come a
Madma, a sud di Nablus.
Tuttavia,
non ci voleva molto per capire che questo “rapporto” era dubbio.
Israele e palestinesi bevono dallo stesso acquifero. Quindi
“l’avvelenamento dell’acqua” avrebbe colpito tutti. Ed una scarsa
conoscenza storica sarebbe stata sufficiente per mettere in guardia
Abbas dall’associare acqua, veleno ed ebrei.
Ma
così vanno le cose quando si è abituati al ruolo di capo supremo le cui
parole sono legge, che viola le decisioni della dirigenza collettiva (e
non eletta), che ripetutamente rimanda le elezioni all’interno di Fatah
e dell’OLP, che beneficia di un parlamento paralizzato e che non
consente un processo democratico per scegliere il suo successore in modo
da risparmiare al suo popolo un pericoloso vuoto politico una volta che
se ne sia andato.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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