Una legge che vieta la tortura in Israele? Non trattenete il respiro




Pubblicato da InvictaPalestina
L’attuale  elaborazione della legge contro la tortura tracciata da parte del Ministero della Giustizia non è sufficiente per cambiare un sistema giuridico intero che permette questa pratica  contro una popolazione occupata.
Mercoledì, durante la sessione del Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite a Ginevra (Committee Against Torture) i rappresentanti di Israele hanno informato il comitato che il ministero della Giustizia sta preparando una legge che, per la prima volta, sancirebbe  esplicitamente la tortura come reato secondo la legge israeliana.
Questo sembra essere uno sviluppo molto positivo in una battaglia lunga anni per porre fine alla pratica della tortura da parte di israele, battaglia portata avanti dalle vittime di tortura, gruppi per i diritti umani e da organismi delle Nazioni Unite.
L’esperienza del passato, però, ci avverte di non essere ottimisti per questa notizia. Israele ha ratificato la Convenzione contro la tortura nel 1991 e molti israeliani sostengono che l’ordinamento giuridico  del paese offre già garanzie che vietano la tortura – con alcune eccezioni. Nel 1999 una sentenza della Corte Suprema avrebbe disciplinato questa pratica, ma in realtà ha offerto scappatoie per le agenzie di sicurezza per i metodi di tortura  in circostanze  definite vagamente. Contrariamente all’azione sfrenata attuata da regimi sadici come in Siria, la tortura in Israele (sia psicologica che fisica) è spesso altamente controllata e attuata in un modo metodico,   edulcorata  da termini  come “moderata pressione fisica”,  giustificata  dalla “necessità”  e da casi di” bombe ad orologeria” (n.d.t prevenzione).
Insieme alla  sentenza della Corte, Israele ha una serie di strumenti giuridici e amministrativi che consentono l’uso della tortura. Ad esempio, un ordine temporaneo che è rinnovato ripetutamente dal 2002, esime lo Shin Bet dal fare qualsiasi tipo di registrazioni durante gli interrogatori dei prigionieri elencati nei registri delle persone sospette; in  altre parole, il servizio di sicurezza ha carta bianca per torturare i detenuti senza necessità  di stilare nessun rapporto.  Membri della Knesset hanno ulteriormente introdotto nella legislazione norme come l’Anti-Terrorism Bill, che sancisce  vari regolamenti di emergenza, ampliando la definizione di ciò che è stato definito “terrorista”, e che avrebbe concesso allo stato poteri draconiani. Per tutto il tempo, non una sola indagine penale è stata aperta sull’uso della tortura da parte di ufficiali israeliani durante gli interrogatori, NONOSTANTE oltre 850 denunce presentate a partire dal 2001.

Lacerated wounds on the back of a Palestinian protest organizer after his release from Israeli jail in March 2010 (Activestills)
E allora perché, dopo aver ignorato gli obblighi CAT (Committee Against Torture) sulla tortura, il Ministero della Giustizia sta avviando  finalmente una legge anti-tortura?
Diversi fattori sono in gioco, un obiettivo importante ha a che fare con i recenti sviluppi interni. Lo scorso dicembre, l’ala destra di Israele si è risentita per i rapporti sui cittadini ebrei sospettati di aver commesso un incendio doloso mortale nella città cisgiordana di Duma e torturati dallo Shin Bet.

I funzionari israeliani, tra cui il Ministro della giustizia Ayelet Shaked, si è incontrata con le famiglie dei sospettati e ha sollevato preoccupazioni circa la loro custodia a tempo indeterminato in detenzione amministrativa. Shaked e altri ora vogliono limitare i poteri dello Shin Bet sull’uso della tortura verso gli ebrei, in particolare modo per quanto è emerso a livello locale e internazionale dopo i casi di alto profilo come le uccisioni a Duma e quella di Abu Khdeir che hanno incoraggiato (n.d.t costretto) i servizi di sicurezza ad utilizzare metodi più duri per acquisire informazioni e confessioni circa gruppi ebraici segreti e violenti.
Alcuni sosterranno questo retroscena politico irrilevante, come legge  anti-tortura, la legge avrebbe un effetto troppo positivo sui palestinesi. L’obiettivo, come la Corte Suprema ha fatto in un’altra legge israeliana, rischia di lasciare  scappatoie simili per assicurarsi  gli obiettivi primari della tortura israeliana in modo  che i  palestinesi sotto occupazione possano ancora essere sottoposti a tali pratiche, mentre possano essere protetti i cittadini ebrei. Questo è stato già raggiunto con diversi regolamenti israeliani sul trattamento differenziato dei prigionieri classificati in base ai reati, “delitti”  prevalentemente se riguardano cittadini israeliani e “reati contro la sicurezza” se riguardano i palestinesi.
Ancora più importante da capire è il sistema duale:  Israele applica il diritto civile per gli israeliani da una parte (anche in insediamenti nei territori occupati), e il codice militare per i palestinesi dall’altra, i termini di qualsiasi nuova normativa saranno ancora ancorati nella struttura discriminatoria più ampia dell’occupazione israeliana.

A protester holds a photo of Omar Alaaeddin, a 25-year-old who in 2010 was alleged tortured by Israeli security forces, March 26, 2010. (Anne Paq/Activestills.org)
Israele ha bisogno senza dubbio di una legge che definisce la tortura come un crimine assoluto, e quello in corso di elaborazione da parte del Ministero della Giustizia è un importante anno avanti passo.
Ma per la maggior parte dei  palestinesi, questa legge è improbabile che cambi la realtà sul terreno. Dai prigionieri politici ai pescatori di Gaza, migliaia di palestinesi hanno sperimentato e continua a sperimentare diverse forme di tortura e maltrattamenti per mano di Autorità israeliane (e sempre più anche dall’Autorità palestinese) senza giustizia, indennizzi, o di riabilitazione. Anche i bambini palestinesi non sono estranei a  queste pratiche, come i raid notturni, le percosse, le minacce verbali, e altre tattiche che sono di routine per le centinaia di bambini arrestati ogni anno.
Questo perché, contrariamente a quanto la delegazione israeliana ha cercato di dimostrare   a Ginevra, la tortura in Israele non è una irregolarità – è un sistema supportato da strumenti giuridici e guidato da un obiettivo politico: per controllare una popolazione occupata.
Finché il governo non farà un serio dibattito sullo smantellamento completo di questo sistema, non dovremmo trattenere il respiro per ciò che una legge ufficialmente dichiara di voler sostenere.
Trad. Invictapalestina.org

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