Sumaya: "Non mi fermo", e il Pd la sostiene: "Siamo più vicini a Londra che a Pontida"

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di Michele Sasso
Sumaya: Non mi fermo, e il Pd la sostiene: Siamo più vicini a Londra che a Pontida
Sumaya Abdel Ka
«Candidarsi per incarichi pubblici di uno Stato che non applica la Sharia significa riconoscere la legittimità di questo Stato, e questo porta automaticamente fuori dall'Islam!».

Lei è Sumaya Abdel Qader, donna, musulmana, laureata in lingue e culture straniere e in sociologia . Italiana, autrice del libro “Porto il velo”, organizzatrice delle “Biciclette musulmane” contro la discriminazione femminile e tanto altro: blogger, ricercatrice e soprattutto candidata al comune di Milano per il partito democratico.

Troppo per le “Cronache islamiche – informazione islamica”, che dalla pagina facebook l’ha attaccata e bollata come apostata. Le reazioni e la solidarietà arrivano soprattutto dalla comunità islamica e anche dal suo partito. E lei su Facebook replica: "Calma e sangue freddo. Mi hanno dato dell'apostata e allora? Grazie per la solidarietà, son tranquilla e non mi ferma nessuno".




A prendere per primo le sue difese è il segretario Pd milanese Pietro Bussolati: «Abbiamo controllato con la Digos e purtroppo non è un falso ma una cosa reale. Il fatto che una donna venga candidata ed eletta dà sicuramente fastidio agli estremismi. Tutto il partito esprime solidarietà a Sumaya che è una ragazza solida e in gamba e l’iniziativa della pedalata per rispondere all’Imam della moschea di Segrate lo dimostra . Una cosa è certa: Milano è vicina a Londra che ha appena eletto un sindaco musulmano e molto lontana dalle reunion leghiste di Pontida, lo dimostra anche la scelta dei nomi candidati a Palazzo Marino che esprimono ambizione, modernità e multiculturalismo».

Anche David Gentili, presidente della Commissione antimafia del Consiglio comunale di Milano dice la sua sul nome della 37enne, figlia di immigrati giordano-palestinesi: «Conosco Sumaya, è sempre stata vicino al nostro partito, collabora da parecchio tempo, la sua candidatura è stato un naturale continuum con la sua militanza politica. Oggi, dopo questo vile attacco, la sua candidatura è ancora più importante per marcare la differenza tra cittadini pieni e consapevoli e invece essere sudditi di una religione e di un integralismo fermo al Medioevo».

Daniele Nahum, ex vice presidente della comunità ebraica milanese e in corsa per un posto al consiglio comunale per il Pd, punta invece il dito contro il candidato del centrodestra: «Si è creato un brutto clima intorno a Sumaya anche per le dichiarazioni fuori luogo di Stefano Parisi che l’ha accusata di far parte dei Fratelli musulmani. Accuse poi smentite, ma è chiaro che bisogna stare attenti. Con orgoglio vedo però i nomi in lista di lei e di un’altra musulmana, Maryan Ismail, somala e laica mentre dall’altra parte sono ancora fermi ad uno che fa il saluto romano come il fascioleghista Stefano Pavesi ».

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