LAWRENCE D’ARABIA E L’INVENZIONE DEL MEDIO ORIENTE

UN LIBRO RIPERCORRE LA STORIA DELL’AREA PIÙ ESPLOSIVA DEL PIANETA ATTRAVERSO LE SCELTE SCELLERATE DELLE POTENZE VINCITRICI DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE

di Christian Elia

Il procedimento è intrigante: prendere uno stereotipo classico, destrutturarlo, ricostruire i fatti per dimostrare come sia stato costruito. In modo non casuale. Questo è quello che Fabio Amodeo e Mario José Cereghino fanno, muovendosi in uno di quei territori non ortodossi dello scrivere (e del leggere contemporaneo), tra una sorta di inchiesta giornalistica e una ricerca storica letteraria.

Lawrence d’Arabia e l’invenzione del Medio Oriente, edito da Feltrinelli, è un libro che fin dal titolo non vuole lasciare spazio al dubbio. Un’icona, resa immortale da un capolavoro cinematografico degli anni Sessanta. Che ha un unico difetto: distorcere i fatti, annacquarli, togliere le storia da un film storico.

IL LAVORO DI AMODEO E CEREGHINO È DI QUELLI CHE FARÀ STORCERE IL NASO AI TEMPLARI DEL MEDIO ORIENTE, CHE DI SICURO NE SANNO DI PIÙ E NON SONO COMPRESI DAL LORO TEMPO, MA CON DEI LIMITI È UN LAVORO PREZIOSO. PERCHÉ RACCONTA QUELLO CHE TUTTI DOVREBBERO SAPERE, PERCHÉ LO FA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO POPOLARE, PERCHÉ SFRUTTA IL CINEMA E LA SUA CAPACITÀ DI ESSERE ALLA PORTATA DI TUTTI.

Ecco, diciamo che non aggiungendo nulla a delle ovvietà per gli esperti di Medio Oriente (che comunque ne saprebbero di più di tutti, anche di loro stessi), mette nero su bianco una serie di pietre miliari per la storia tormentata della regione.

A cominciare dal nome, tutto quello che oggi affligge quella regione del mondo è un’invenzione della Gran Bretagna e delle potenze vincitrici della Prima Guerra mondiale. Il termine Medio Oriente, infatti, viene usato per la prima volta dall’ammiraglio statunitense Alfred Thayer Mahan, che in un articolo sui futuri assetti geostrategici del pianeta, definiva così quell’area di mondo dal Canale di Suez, via Mar Rosso, fino al Golfo Persico.

In cento anni, che sono quelli che proprio oggi ricorrono dalla sigla degli accordi segreti Sykes – Picot, tra la Gran Bretagna e la Francia (16 maggio 1916), per la futura spartizione dell’Impero Ottomano, si riverberano ancora oggi le decisioni prese all’epoca.

C’È TUTTO: LA QUESTIONE PALESTINESE, LE PROMESSE FATTE AGLI ARABI PER FARLI INSORGERE CONTRO I TURCHI (DELLE QUALI SI ERA FATTO GARANTE IL COLONNELLO THOMAS EDWARD LAWRENCE, PASSATO ALLA STORIA COME LAWRENCE D’ARABIA), LA CONSEGNA DELLA SIRIA AI FRANCESI IN CAMBIO DI MOSUL AGLI INGLESI, L’ASCESA DEL CLAN SAUD IN ARABIA E TUTTO IL RESTO.

Perché il motivo è stato sempre, dannatamente, semplice. Il mondo cambiava, la seconda rivoluzione industriale si affacciava al mondo assetata dell’oro nero, del petrolio, e Persia e Mesopotamia ci erano semplicemente seduti sopra.

La storia stessa del film icona è interessante, perché i primi progetti seri di una biografia sulla vita di Lawrence vennero cassati e osteggiati dalle autorità britanniche, che temevano di irritare arabi e turchi, e poi si arriva al polpettone anni Sessanta, dove Lawrence è un vecchio sognatore, innamorato degli arabi.

Non è mai stato così: Lawrence, come scrivono gli autori, era un colonialista del suo tempo, che con una squadra di veri esperti della regione aveva lavorato a quell’Arab Bureau del Cairo, che produceva l’Arab Bullettin. Ancora oggi il loro lavoro è molto importante.

PERCHÉ NEI DOCUMENTI C’È TUTTO, L’INGANNO DI MILIONI DI ARABI PER UN DISEGNO DI SPARTIZIONE GIÀ DECISO, PER QUELLO CHE GLI ARABI VIVONO ANCORA OGGI COME UN TRADIMENTO E UNA VIOLENZA, SEGNATA DA DUE SIGNORI (SYKES E PICOT) CHE PRENDONO IL TÈ E TRACCIANO UNA LINEA SU UNA MAPPA, DIVIDENDOSI LE RICCHEZZE E SEGNANDO IL DESTINO DEL MEDIO ORIENTE.

Ecco, nulla di nuovo, diranno in molti. Vero. Ma sono in tanti a non avere idea di quello che è stato, di come nazioni che oggi impariamo a conoscere solo per la loro instabilità permanente, che ci vengono raccontati come incapaci di vivere normalmente, siano il frutto di cento anni di politiche coloniali e neo coloniali, di rapine e sopraffazioni.

Tutta colpa nostra? Neanche per idea. Ma imparare a capire come gli ‘altri’ sentono la storia, avere rispetto per le ferite e le dinamiche, aiuterebbe a leggere il presente, tentando di lavorare a un futuro di rispetto reciproco.


LAWRENCE D’ARABIA E L’INVENZIONE DEL MEDIO ORIENTE

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