La mamma d Impastato Felicia, una donna straordinaria
Felicia
Impastato, una donna, una madre che ha preso in mano il testimone dal
figlio Peppino, ucciso dalla mafia. Per anni ha lottato con tutte le sue
forze per la verità e la giustizia su quell'omicidio. Ora la sua storia
è un film su Rai 1, in…
radiopopolare.it
di Piero Bosio
sabato 07 maggio 2016 ore 16:03
“Felicia Impastato è stata una piccola, grande siciliana,
una combattente vera, con un sguardo fiero ed estremamente femminile.
Una donna, una madre che ha preso in mano il testimone dal figlio,
ucciso dalla mafia, e che ha lottato con tutte le sue forze per la verità, per la giustizia”. Sono le parole dell’attrice Lunetta Savino che sarà Felicia Impastato nel film che racconta la storia della mamma di Peppino, ucciso su ordine del boss di Cosa Nostra Tano Badalamenti il 9 maggio 1978 a Cinisi, in Sicilia. Il film andrà in onda su Rai1,
in prima serata, martedi 10 maggio. La regia è di Gianfranco Albano, la
sceneggiatura di Diego De Silva con Monica Zapelli (che ha firmato I cento passi di Marco Tullio Giordana).
Nel film, prodotto da Rai Fiction con Matteo Levi, ci sono i protagonisti dell’antimafia: Felicia (interpretata da Lunetta Savino) e Giovanni Impastato (Carmelo Galati). I magistrati Rocco Chinnici (Antonio Catania) e Franca Imbergamo (Barbara Tabita). Giovanni Impastato è stato consulente nella realizzazione del film.
“È molto difficile per un’attrice – ci spiega Lunetta
Savino – preparare un personaggio come Felicia Impastato. Mi sono
documentata, ho visto le sue interviste e ho capito che lei è stata una
persona straordinariamente diversa dalle donne siciliane dei suoi tempi,
spero che possa essere d’esempio per le giovani di oggi. Aveva la
quinta elementare, ma era molto intelligente. Ero affascinata e
intimorita dalla figura di Felicia. Giovanni Impastato durante le riprese mi ha molto aiutato, e si è emozionato quando mi ha visto sul set, per la prima volta, vestita da Felicia”.
Peppino Impastato fu fatto saltare con del tritolo sui
binari della ferrovia Palermo-Trapani nel 1978, così da far sembrare che
si trattasse di un attentato suicida. Forze dell’ordine e magistratura
parlarono di un’azione terroristica in cui Peppino “l’attentatore” era
rimasto ucciso. Solo la determinazione della madre di Peppino, Felicia, e
del fratello Giovanni fecero emergere la matrice mafiosa dell’omicidio.
Nel maggio del 1984 il tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del Consigliere istruttore Rocco Chinnici ,
che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato
assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza in cui si riconosce
la matrice mafiosa del delitto. Nel 2002 Gaetano Badalamenti fu condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio di Peppino Impastato. Sua madre Felicia aveva vinto la battaglia. Aveva ottenuto quello per cui si era sempre tenacemente battuta: verità e giustizia.
Giovanni Impastato aveva sollevato dubbi sul dare il suo
consenso alla proiezione di questo film sulla Rai, pensando di avviare
una diffida, dopo che sulla stessa rete era andata in onda l’intervista
di Bruno Vespa al figlio di Totò Riina .
Poi Giovanni Impastato aveva superato queste
perplessità, spiegandolo così: “Non permettere al pubblico di conoscere
la storia di mia madre Felicia sarebbe, come darla vinta a
un’informazione malata di protagonismo che, pur di affermarsi, è pronta
anche a calpestare il dolore dei parenti di tante vittime innocenti. Le
storie di mia madre, di Peppino, di tutti noi e di tanti altri, compresi
quei figli delle mafie che hanno fatto la scelta coraggiosa di
rinnegare i loro stessi padri (una fra tutte Rita Atria), meritano di
essere raccontate. Siamo noi la linfa di questo paese e, finché vivremo,
lotteremo per sconfiggere il potere mafioso, a dispetto di questi
indegni spettacoli che i media ci offrono “.
Il film è stato girato a Cinisi, dove Felicia Impastato ha vissuto fino alla età di 89 anni. E’ morta nel 2004.
Parliamo con il regista, Gianfranco Albano.
“Credo che abbiamo fatto un film severo, che non concede
spazio alla retorica. In questo ci ha aiutato molto Giovanni Impastato,
che ci è stato vicino, con grande umiltà. Un uomo davvero in gamba che
gira tutta l’Italia per parlare di Peppino, di sua madre, per portare
avanti una vera lotta antimafia”. Poi Albano aggiunge una sua
riflessione sulle riprese del film a Cinisi. “Abbiamo avuto la collaborazione
del sindaco e di una parte della popolazione del paese, ma la
situazione era ambigua”. Chiediamo al regista il perché di questa
ambiguità.
“Le racconto un episodio – risponde -. Un giorno una signora ci ha avvicinato e dopo un po’ ha detto: ‘Quando c’era Badalamenti (il boss mafioso, ndr)
si stava meglio’. Allora ci dobbiamo porre dei perché davanti a queste
parole. Ora è vero che Badalamenti non c’è più, e quella parte di mafia è
stata fatta fuori. Ma poi lo Stato non è intervenuto
portando lavoro, rivitalizzando Cinisi. Accanto alle parole di Albano
quelle di Giovanni Impastato : “sul fronte della lotta alla mafia c’è
ancora parecchia strada da fare qui. Certo, non tutto è rimasto come
prima. A Cinisi, qualche segnale di cambiamento c’è: Stato e le
istituzioni non sono più conniventi come allora ,eppure la cultura
mafiosa resta dominante e radicata.”
Ascolta l’intervista a Lunetta Savino
Aggiornato sabato 07 maggio 2016 ore 16:18
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