Kabul, il defunto capo talebano Mansur "più volte a Dubai" per raccogliere fondi
Kabul, il defunto capo talebano Mansur "più volte a Dubai" per raccogliere fondi
di Pierre BalanianBahrain ed Emirati hanno finanziato (e continuano a farlo) i talebani in Afghanistan. In 10 anni il mullah Mansur ha compiuto diversi viaggi all’estero, passando attraverso il Pakistan in violazione all’embargo Onu. Fra questi almeno 18 viaggi a Dubai, per incontrare uomini d’affari afghani e arabi.
Kabul (AsiaNews) - Ormai non passa un solo giorno senza che gli
Stati Uniti scoprano ambiguità presso i loro alleati nei Paesi islamici.
L’ultima giunge dagli Emirati Arabi Uniti (Eau) e dal Bahrein, due
nazioni arabe del Golfo che, secondo l’agenzia Bloomberg, avrebbero finanziato - e continuano a farlo - i talebani in Afghanistan.
La notizia non poteva certo lasciare indifferenti, dal momento che la guerra contro l’Afghanistan iniziata nel 2001 è costata sinora la vita di oltre 2200 soldati americani e 700 miliari di dollari in spese belliche.
Il 23 maggio scorso il presidente Usa Barack Obama ha annunciato l’uccisione in un raid aereo del capo del talebani, il mullah Akhtar Mohammed Mansur. Una notizia confermata tre giorni più tardi anche dagli stessi talebani, che hanno designato come suo successore Hibat Allah Akhuanzade; egli è un ex membro del Consiglio dei Giudici Talebani e va a ricoprire la carica di nuovo capo del talebani afghani.
Secondo quanto riferisce l’agenzia statunitense Bloomberg, che ha intervistato via telefono il portavoce dei talebani Zabih Allah Mujahid, il mullah ucciso avrebbe compiuto - negli ultimi 10 anni - diversi viaggi all’estero, passando dal Pakistan. Mansur si sarebbe recato, fra gli altri, almeno 18 volte a Dubai per incontrare finanziatori locali del movimento estremista islamico.
Il mullah, secondo altre fonti locali, avrebbe utilizzato un passaporto pakistano, con le false generalità di tale Wali Mohammed, per spostarsi all’esterno per via aerea. Egli si è recato con particolare frequenza negli Emirati Arabi Uniti (Eau) e in Bahrain, con partenze e arrivi dall’aeroporto di Karachi. Una libertà di movimento impensabile, visto che era stato inserito nella lista di embargo imposta dalle Nazioni Unite e che prevedeva il divieto di usufruire di voli aerei in tutto il mondo.
Se confermata, la notizia spiegherebbe gli enormi fondi segreti dei talebani che i servizi segreti di mezzo mondo pensavano essere il risultato dei proventi del traffico di droga, estrazione clandestina di metalli dalle miniere afghane, sequestri a scopo di estorsione e altre attività illegali. Secondo il portavoce del talebani, il defunto leader mullah Mansur si è incontrato a Dubai con uomini d’affari afghani e di altre nazionalità arabe - senza specificare quali - per “discutere della nostra guerra santa, per raccogliere i fondi necessari alle operazioni dei talebani afghani per liberare l’Afghanistan dall’Occidente”.
Zafir Hashemi, vice-portavoce del presidente afghano Ashraf Ali, riferisce che le autorità di Kabul stanno “compiendo le dovute indagini sui viaggi all’estero del mullah Mansur”, aggiungendo che finora non è possibile “fornire ulteriori informazioni al riguardo”. Intanto il ministero pakistano degli Affari Esteri, con una nota del portavoce Nafis Zakaria, ha confermato che una persona di nome Wali Mohammed era entrata nel Paese cinque ore prima della diffusione della notizia relativa all’uccisione del mullah Mansur.
La notizia non poteva certo lasciare indifferenti, dal momento che la guerra contro l’Afghanistan iniziata nel 2001 è costata sinora la vita di oltre 2200 soldati americani e 700 miliari di dollari in spese belliche.
Il 23 maggio scorso il presidente Usa Barack Obama ha annunciato l’uccisione in un raid aereo del capo del talebani, il mullah Akhtar Mohammed Mansur. Una notizia confermata tre giorni più tardi anche dagli stessi talebani, che hanno designato come suo successore Hibat Allah Akhuanzade; egli è un ex membro del Consiglio dei Giudici Talebani e va a ricoprire la carica di nuovo capo del talebani afghani.
Secondo quanto riferisce l’agenzia statunitense Bloomberg, che ha intervistato via telefono il portavoce dei talebani Zabih Allah Mujahid, il mullah ucciso avrebbe compiuto - negli ultimi 10 anni - diversi viaggi all’estero, passando dal Pakistan. Mansur si sarebbe recato, fra gli altri, almeno 18 volte a Dubai per incontrare finanziatori locali del movimento estremista islamico.
Il mullah, secondo altre fonti locali, avrebbe utilizzato un passaporto pakistano, con le false generalità di tale Wali Mohammed, per spostarsi all’esterno per via aerea. Egli si è recato con particolare frequenza negli Emirati Arabi Uniti (Eau) e in Bahrain, con partenze e arrivi dall’aeroporto di Karachi. Una libertà di movimento impensabile, visto che era stato inserito nella lista di embargo imposta dalle Nazioni Unite e che prevedeva il divieto di usufruire di voli aerei in tutto il mondo.
Se confermata, la notizia spiegherebbe gli enormi fondi segreti dei talebani che i servizi segreti di mezzo mondo pensavano essere il risultato dei proventi del traffico di droga, estrazione clandestina di metalli dalle miniere afghane, sequestri a scopo di estorsione e altre attività illegali. Secondo il portavoce del talebani, il defunto leader mullah Mansur si è incontrato a Dubai con uomini d’affari afghani e di altre nazionalità arabe - senza specificare quali - per “discutere della nostra guerra santa, per raccogliere i fondi necessari alle operazioni dei talebani afghani per liberare l’Afghanistan dall’Occidente”.
Zafir Hashemi, vice-portavoce del presidente afghano Ashraf Ali, riferisce che le autorità di Kabul stanno “compiendo le dovute indagini sui viaggi all’estero del mullah Mansur”, aggiungendo che finora non è possibile “fornire ulteriori informazioni al riguardo”. Intanto il ministero pakistano degli Affari Esteri, con una nota del portavoce Nafis Zakaria, ha confermato che una persona di nome Wali Mohammed era entrata nel Paese cinque ore prima della diffusione della notizia relativa all’uccisione del mullah Mansur.
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