Comandante militare Hezbollah ucciso in Siria. Accuse a Israele



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Mustafa Badreddine è morto in una “grande esplosione”. Alcuni parlano di un raid israeliano contro l’aeroporto di Damasco. Badreddine era colpito da sanzioni Usa per il suo sostegno ad Assad e accusato di essere uno degli artefici della morte di Rafic Hariri. Era anche implicato nell’attentato contro la base Usa a Beirut del 1983.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Il capo militare degli Hezbollah in Siria, Mustafa Badreddine, è stato ucciso “in una grande esplosione” in Siria, presso l’aeroporto internazionale di Damasco.  L’annuncio è stato dato stamattina dalla sede centrale di Hezbollah a Beirut, senza dare molti dettagli.
In precedenza, la catena televisiva libanese al Mayadeen aveva dichiarato che Badreddine era stato ucciso in Siria durante un raid israeliano. Da parte israeliana non vi è alcuna conferma.
Gli Hezbollah (il “Partito di Dio”, di estrazione sciita), movimento armato libanese, sono da anni al fianco di Bashar Assad nella sua lotta contro le opposizioni fondamentaliste.
In questi anni Israele ha spesso compiuto raid e bombardamenti mirati a convogli Hezbollah, preoccupato di un accrescimento dell’arsenale militare del movimento, che ha sempre proclamato una guerra contro Israele per la liberazione della Palestina.
In questa lotta contro l’impegno degli Hezbollah in Siria, Israele è stato accusato di fare il gioco del fondamentalismo islamico e dell’Arabia saudita, sostenitrice dell’opposizione anti-Assad.
La morte di Badreddine fa perdere al gruppo uno dei più importanti leader militari, dopo la morte  di Imad Mughniye, altro capo militare, la cui uccisione è attribuita a Israele.
Annunciando la sua morte, nel comunicato Hezbollah ricorda che Badreddine “ha preso parte al maggior numero di operazioni della resistenza islamica fin dal 1982”, anno in cui Hezbollah è stato fondato.
Nato nel 1961, Badreddine era stato colpito dalle sanzioni Usa per il suo ruolo nelle operazioni militari in Siria. Egli era stato anche accusato dal Tribunale speciale dell’Onu di aver partecipato all’assassinio del premier libanese Rafic Hariri nel 2005. In Kuwait era stato condannato a morte per il suo ruolo  nell’attentato del 1983 contro la base dei marines americani a Beirut, costata la vita a 241 persone.



Ucciso capo militare Hezbollah, Mustafa Badreddine. Israele probabile responsabile, ma in molti volevano la sua testa

 


Erano in molti a volere la sua testa. E anche se Israele è stata indicata da alcune fonti come probabile responsabile dell’uccisione di Mustafa Badreddine, uno…
huffingtonpost.it/2016/05/13/ucc…
Erano in molti a volere la sua testa. E anche se Israele è stata indicata da alcune fonti come probabile responsabile dell’uccisione di Mustafa Badreddine, uno dei più importanti capi militari di Hezbollah, non è detto che a eliminarlo non siano stati altri giocatori nel complesso e sempre più intrigato conflitto in atto in tutta la regione mediorientale. Non è ancora del tutto chiaro se sia stata un raid aereo, un colpo di artiglieria o un altro tipo di ordigno a uccidere l’uomo che ereditò, seppure non ufficialmente, il ruolo del cognato Imad Moughniyeh, assassinato nel 2008, anche lui nei pressi della capitale siriana, in un’operazione attribuita ai servizi segreti israeliani.
Badreddine, capo delle operazioni clandestine del movimento sciita libanese, era anche responsabile delle forze di Hezbollah corse a sostegno di Assad E come tale coinvolto nei tentativi del movimento filo-iraniano di trasportare armi, sopratutto russi, dai depositi siriani in quelli in Libano. Più volte, anche nei giorni scorsi, l’aviazione israeliana ha colpito e distrutto convogli carichi di missili terra-terra e terra-mare che dovevano aggiungersi alle migliaia già schierate in Libano e pronte per un’eventuale nuova guerra.
L’esplosione che lo ha ucciso ha causato numerose vittime (secondo fonti di stampa a Damasco) e, come ha ammesso un politico israeliano, la “morte di Badreddine certamente fa comodo a Israele”. Sicuramente non dispiace ai cristiani libanesi che lo consideravano uno dei cinque responsabili della morte di Rafic Hariri, l'ex premier libanese ucciso con un’autobomba nel 2005 a Beirut. Già negli anni Ottanta il cognato di Imad Moughniyeh era molto attivo nelle operazioni militari di Hezbollah e si attribuiva anche la responsabilità di aver preparato il potente ordigno che distrusse nel 1983 la caserma dei Marines a Beirut: nell’esplosione morirono 241 americani. Sulla sua testa, pendeva anche una sentenza di morte di un tribunale del Kuwait per il suo ruolo in una serie di attacchi con bombe nello stesso anno.
Israele, Usa, Kuwait, dunque, ma anche altre potenze regionali sunnite (come l’Arabia saudita) lo consideravano un bersaglio privilegiato. Non solo per vendetta. Lo scontro in atto in Siria rischia di trasbordare in Libano e la sorte del piccolo stato multi-confessionale sulle rive del Mediterraneo è appeso a un filo. Né Hezbollah né Israele sembrano interessati a una nuova guerra ma basta una scintilla per scatenare un conflitto devastante. Che dovrà tenere conto del recente interventismo russo nell’area, dei dissensi apparentemente nati tra Mosca e Damasco e tra una leadership iraniana alla ricerca di una nuova immagine in Occidente e gli obiettivi del partito degli Hezbollah in Libano.

 

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