Per
la seconda settimana consecutiva non sono stati registrati morti
palestinesi o israeliani nel contesto di aggressioni o scontri.
Dal mese di ottobre 2015, quando ebbe inizio l’esplosione di violenza, questo è il periodo più lungo senza morti.
Nei Territori palestinesi occupati le
forze israeliane hanno ferito 104 palestinesi, tra cui 17 minori; la
maggior parte (82%) in scontri verificatisi nel corso di manifestazioni.
Il maggior numero di ferimenti (45) registrato nel corso di un singolo
episodio è avvenuto nel villaggio di Duma (Nablus), causati dalle forze
israeliane intervenute negli scontri tra palestinesi e coloni israeliani
che, secondo quanto riferito, marciavano verso il villaggio per
esprimere solidarietà al colono israeliano sotto processo per l’attacco
incendiario che, nel luglio 2015, provocò la morte di tre membri di una
famiglia palestinese.
Nella Striscia di Gaza, in Aree ad
Accesso Riservato (ARA) di terra e di mare, in almeno 37 occasioni le
forze israeliane hanno aperto il fuoco ferendo un pescatore e un
contadino; altri sei palestinesi sono stati arrestati. In almeno sei
occasioni, le forze israeliane sono entrate nella Striscia ed hanno
spianato terreni ed effettuato scavi. L’8 aprile, un veicolo delle forze
israeliane che era entrato in un’area ad est della città di Gaza, ha
subito danni a seguito dell’esplosione di un ordigno. Il 10 aprile, nei
pressi della recinzione perimetrale che circonda Gaza, vi è stato uno
scambio di colpi tra palestinesi e forze israeliane; non sono state
segnalate vittime.
In tre episodi verificatisi a Gerusalemme Est e Nablus sono rimasti feriti tre israeliani, tra cui una donna. A Gerusalemme Est e nei governatorati di Betlemme ed Hebron, il
veicolo di un colono israeliano, un autobus e una carrozza della
metropolitana leggera di Gerusalemme hanno subito danni per lancio di
pietre da parte di palestinesi. Il 5 aprile, nel villaggio di
Huwwara (Nablus), in seguito ad un episodio di lancio di pietre, coloni
israeliani hanno effettuato una dimostrazione, nel corso della quale,
attraverso altoparlanti, hanno invitato i negozianti a chiudere i loro
esercizi. Le forze israeliane hanno poi costretto negozi e botteghe a
chiudere per diverse ore.
L’Avvocato Generale Militare di
Israele (MAG) ha annunciato la chiusura delle indagini nei confronti di
un alto ufficiale che, il 3 luglio 2015, sparò e uccise un 17enne
palestinese, sospettato del lancio di pietre contro il suo veicolo.
Il MAG ha accolto il ricorso dell’ufficiale che, secondo i media, mirò
alle gambe del giovane ma, per errore, lo colpì nella parte superiore
del corpo. Il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem ha
condannato la decisione e ha espresso preoccupazione per la “impunità”
riguardante l’uccisione di palestinesi.
Le forze israeliane hanno continuato a
vietare il passaggio dei maschi palestinesi tra i 15 ei 25 anni di età
attraverso due posti di blocco che controllano l’accesso alla zona H2 di
Hebron sotto controllo israeliano. Questo provvedimento, in vigore
dal 22 marzo, si aggiunge ad altre rigide restrizioni, vigenti da
ottobre 2015, sull’accesso dei palestinesi a tale zona. Sempre nella
zona H2, una ragazza palestinese è stata investita dall’auto di un
colono israeliano che è fuggito senza prestare soccorso.
L’11 aprile, a Gerusalemme Est, le
autorità israeliane hanno punitivamente sigillato la casa di famiglia di
un palestinese sospettato di essere coinvolto in un caso di lancio di
pietre che, nel mese di settembre 2015, ha provocato la morte di un
colono israeliano; due membri della famiglia del sospettato sono stati
sfollati. La Corte Suprema israeliana ha accettato il ricorso di
altri tre palestinesi sospettati del coinvolgimento nello stesso caso e
ha revocato l’ordine che avrebbe comportato la demolizione o sigillatura
delle loro case. Dall’inizio dell’anno, le autorità israeliane hanno
demolito o sigillato per motivi punitivi 12 abitazioni ed altre
strutture, sfollando 64 persone, tra cui 27 minori. Questa pratica è in
contrasto con una serie di disposizioni del diritto internazionale, tra
cui il divieto di sanzioni collettive.
Per la mancanza di permessi di
costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno
demolito, e in un caso costretto i proprietari ad auto-demolire, 71
strutture, 23 delle quali fornite come assistenza umanitaria. Di
conseguenza, un totale di 159 palestinesi, tra cui 75 minori, sono stati
sfollati e altri 326 sono stati in vario modo coinvolti. L’episodio
più consistente (34 strutture demolite su 71) si è verificato nella
comunità pastorizia di Khirbet Tana (Nablus), che si trova in una zona
designata [dalle autorità israeliane] come “zona militare per esercitazioni a fuoco”; qui
sono stati 69 i palestinesi sfollati (di cui 49 minori). Dall’inizio
dell’anno, questa è la quarta ondata di demolizioni che colpisce questa
comunità. Dopo l’episodio appena citato, Robert Piper, Coordinatore
Umanitario per i Territori palestinesi occupati, ha espresso allarme per
il rischio di trasferimento forzato che minaccia la comunità. Delle
71 strutture citate, 16 sono state demolite in cinque comunità beduine
che vivono nel governatorato di Gerusalemme, in una zona assegnata per
l’espansione dell’insediamento di Ma’ale Adumim (piano di colonizzazione
E1); l’espansione creerebbe un’area edificata continua tra l’attuale
insediamento e Gerusalemme Est. Queste 16 demolizioni hanno causato
lo sfollamento di 55 beduini palestinesi, tra cui 31 minori. Le 586
strutture demolite o confiscate nel 2016, già oggi superano il totale di
quelle demolite o confiscate nell’intero 2015 (547).
Per la seconda settimana consecutiva,
le autorità israeliane hanno continuato ad impedire l’importazione in
Gaza di cemento per il settore privato, affermando che [in consegne precedenti] una notevole quantità di cemento era stata dirottata rispetto ai destinatari autorizzati.
L’importazione di cemento a Gaza per il settore privato, dopo un
divieto assoluto imposto dal 2007, aveva ripreso nel mese di ottobre
2014, come parte del Meccanismo per la Ricostruzione di Gaza.
Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato chiuso in entrambe le direzioni.
Il valico è rimasto chiuso, anche per l’assistenza umanitaria, dal 24
ottobre 2014 ad eccezione di 42 giorni di aperture parziali. Le autorità
di Gaza hanno segnalato che sono registrati e in attesa di attraversare
oltre 30.000 persone con bisogni urgenti, tra cui circa 3.500 malati.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte in [corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per esplicitare informazioni che gli estensori dei Rapporti originali considerano
conosciute dai lettori abituali. In caso di discrepanze, fa testo la versione originale in lingua inglese.
Per la prima settimana, da quasi sei mesi, non sono state
registrate vittime, né palestinesi né israeliane. Ottantotto
palestinesi, tra cui 18 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane
nei Territori palestinesi occupati.
Il 22 marzo, nella città di Hebron, due palestinesi hanno
accoltellato e ferito un soldato israeliano: uno dei palestinesi è stato
ucciso e l’altro ferito dalle forze israeliane. Una registrazione video
della scena, relativa a…
Le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi, tra cui un
17enne, presunti autori di tre accoltellamenti che hanno provocato il
ferimento di due soldati israeliani.
Il 12 marzo, ad est di Beit Lahia (Gaza), due fratelli (9 e 6 anni)
sono morti ed altri due loro fratelli (12 e 2 anni) sono rimasti feriti
nel crollo del tetto della loro…
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