La vita di tre famiglie palestinesi senz'acqua in Cisgiordania






  1. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  2. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas

  3. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  4. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  5. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  6. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
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  8. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  9. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  10. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  11. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  12. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  13. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  14. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  15. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  16. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  17. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  18. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  19. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  20. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  21. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  22. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
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  36. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas
  37. Le tre famiglie residenti in Cisgiordania descritte nell'articolo. Arturas Morozovas



L’acqua è essenziale per ogni essere umano. Per i palestinesi che vivono nelle zone della Cisgiordania occupata designate come Area C (ovvero sotto totale controllo militare e civile israeliano), essa rappresenta inoltre uno strumento indispensabile per restare sulla propria terra e portare avanti lo stile di vita tramandato di generazione in generazione.
Queste fotografie raccontano la storia di tre famiglie provenienti da diverse aree geografiche della Cisgiordania (Valle del Giordano al nord; area di Betlemme al centro; Susiya al sud) e hanno come filo conduttore il tema dell'acqua.
Tutte e tre queste famiglie, infatti, hanno almeno una cosa in comune: la loro esistenza sulla propria terra dipende fortemente dal loro accesso a questa risorsa fondamentale.
Procurarsi l’acqua (ad esempio, farla arrivare alle zone remote di Al Rashayda tramite costose autocisterne o gestire con il contagocce l’acqua piovana raccolta durante l’inverno a Susiya) è al centro della loro routine quotidiana.
In assenza di tale seppur limitato accesso all’acqua, queste famiglie non avrebbero altra scelta che lasciare le loro terre e la loro casa alla ricerca di un nuovo posto dove stabilirsi. Ma nessuna di esse vuole andarsene.
Giorno dopo giorno, tuttavia, il loro accesso all’acqua viene ulteriormente limitato in quanto le autorità occupanti israeliane controllano e limitano lo sviluppo da parte dei palestinesi di infrastrutture idriche nell’Area C della Cisgiordania.
Gli Accordi di Oslo II, inoltre, attribuiscono ai palestinesi solo una piccolissima porzione di quelle risorse idriche che dovrebbero invece essere equamente condivise. Di conseguenza, i campi già secchi di melanzane a Hamsa diventano ogni giorno più aridi, e c’è poca speranza che la situazione migliori a breve.
Al Rashayda: una comunità privata dell’accesso all’acqua
La giovane famiglia di Farhan vive a Al Rashayda, un remoto villaggio beduino situato nella zona di Betlemme, in Cisgiordania. La famiglia estesa include Farhan, sua moglie incinta di gemelli, due figli, i genitori anziani e la famiglia di suo fratello (in totale trenta persone).
Il nucleo familiare condivide un grande gregge di pecore, capre e cammelli che nel suo complesso richiede elevate quantità d’acqua.
Poiché le autorità israeliane limitano la costruzione di infrastrutture necessarie per l'approvvigionamento idrico necessario a soddisfare le esigenze primarie, la famiglia di Farhan ripiega sull’acqua piovana raccolta durante l’inverno (la cui disponibilità dipende fortemente dalle condizioni climatiche) e dall’acqua comprata da venditori privati presso i villaggi vicini, che la portano a Farhan con trattori o autocisterne.
Ogni metro quadrato d’acqua può costare fino a 40 nis (9,60 euro), specialmente d’estate quando la domanda è più elevata. Il consumo mensile totale della famiglia – incluso quello del bestiame – si aggira attorno ai 120 metri cubi.
Due volte al giorno le oltre 120 pecore della famiglia di Farhan devono essere portate al pozzo, a circa 3 chilometri di distanza da dove vive, in quella che Israele ha dichiarato essere una firing zone, ovvero una zona militare chiusa per addestramenti.
Il gregge rappresenta la principale fonte di reddito per la comunità, ma la sua gestione sta diventando sempre più difficile a causa delle restrizioni imposte dalle autorità israeliane all’accesso alla terra e all’acqua.
Ogni giorno, vari membri della famiglia portano acqua alle diverse tende di parenti sparse nella zona.
L’amministrazione civile israeliana nega sistematicamente ai palestinesi residenti nell'Area C il diritto di costruire qualsiasi tipo di struttura permanente (ad esempio, cisterne per la raccolta di acqua piovana o strutture per garantire l’accesso all’acqua corrente, l’elettricità, l'istruzione, le cure mediche).
La pioggia porta l’acqua a Susiya
La famiglia di Khaled vive in una capanna beduina a Susiya. In tutto Khaled ha otto figli, ma alcuni di loro hanno già messo su famiglia e vivono nel vicino villaggio di Yatta. La vendita di latte e di altri prodotti ovini rappresenta la loro principale fonte di reddito.
Dato che Israele non permette alla comunità di sviluppare adeguate ed essenziali infrastrutture per il WASH (Water Sanitation and Hygiene - ovvero acqua, servizi igienici e igiene), la famiglia utilizza l’acqua piovana raccolta d’inverno per allevare le pecore.
Per le esigenze domestiche, invece, Khaled acquista acqua da fornitori privati. Grazie alle sovvenzioni di un’organizzazione internazionale, la famiglia paga solo un terzo del prezzo intero applicato dai fornitori per metro cubo d’acqua, ovvero 10 nis (2,40 euro) invece che i proibitivi 30 nis (7,20 euro).
In media, gli abitanti di Susiya consumano 28 litri d’acqua al giorno per persona. Per avere un termine di paragone, il consumo medio giornaliero in Israele ammonta a 300 litri per persona.
Oltre alle difficoltà riscontrate in termini di accesso all’acqua, l’intera comunità di Susiya è a rischo immediato di trasferimento forzato.
Il 5 maggio 2015, infatti, l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha emesso un decreto che consente all’esercito di demolire l’intero villaggio di Susiya e di espellere i suoi residenti, circa 340 persone tra uomini, donne e bambini. 
Coltivare senz’acqua a Hamsa
Fayez Ebsharat vive con la moglie, due figlie disabili e la famiglia del figlio Mahmoud, composta da Mahmoud, sua moglie e due figlie piccole, nella Valle del Giordano settentrionale, nel villaggio beduino di Hamsa. La famiglia usa complessivamente 40 metri cubi d’acqua al mese per coprire le proprie esigenze domestiche e agricole.
La famiglia di Fayez non è connessa alla rete idrica, in quanto vive nell'Area C dove il diritto dei palestinesi di pianificare e costruire è molto limitato. Pertanto, l’acqua viene portata alla famiglia con autobotti e trattori a un prezzo di 18 nis (4,30 euro) al metro cubo.
“Lavoriamo duramente per comprare quest’acqua, e usiamo l’acqua per svolgere il nostro faticoso lavoro”,  racconta Fayez. Nonostante l’esercito israeliano abbia distrutto varie volte la casa di Fayez, la sua famiglia continua a vivere sulla propria terra in una tenda beduina.
Fayez  ha ricevuto un ordine di demolizione della sua casa dalle autorità israeliane. La sua abitazione, come ogni singola struttura costruita senza permesso nell'Area C, può essere demolita in qualsiasi momento.
I permessi per costruire nell'Area C vengono regolarmente negati ai palestinesi: negli ultimi anni, il 97 per cento delle domande presentate dai palestinesi per costruire o riabilitare qualsiasi tipo di struttura è stato negato dalle autorità israeliane. 
* Testo di Camilla Corradin. Foto di Arturas Morozovas


La vita di tre famiglie palestinesi senz'acqua in Cisgiordania


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