La storia del bibliotecario di Timbuctù che ha salvato dai jihadisti migliaia di libri


 
 
 
 
 
Abdel Kader Haidara, bibliotecario e restauratore di libri antichi, di Timbuctù, in Mali, ha salvato migliaia di manoscritti dalla distruzione
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Una “pulizia” culturale è in atto in alcuni paesi africani, da quando i gruppi di estremisti islamici hanno acquisito potere nella regione. Opere d’arte, costruzioni – come l’arco di Palmira – ma anche intere città, sono state distrutte. Come insegnano le migliore storie, non sempre chi usa la violenza vince, e così – per fortuna – ci sono casi in cui persone comuni riescono a salvare tesori incommensurabili.
Come Abdel Kader Haidara, bibliotecario e restauratore di libri antichi, di Timbuctù, in Mali, che ha salvato migliaia di manoscritti dalla distruzione.
La sua storia, raccontata dal Wall Street Journal,  inizia nel 2012, quando, tornato da un viaggio di lavoro all’estero, scopre un’amara novità: l’esercito del Mali ha ceduto e la capitale è occupata da 1000 combattenti di gruppi islamisti affiliati ad Al Quaeda. 
La sua preoccupazione più grande è che le migliaia di libri e manoscritti custoditi nelle biblioteche e nei musei della città vengano danneggiati dalle azioni di guerra, ma anche dalla censura dei fondamentalisti. Molte opere, infatti, mostrano una visione dell’islam moderata, oppure si occupano di temi ritenuti inappropriati dai fondamentalisti, come la filosofia o la scienza.
Pochi giorni dopo l’invasione, l’uomo riunisce i membri dell’associazione dei bibliotecari di Timbuctù, organo che ha fondato lui stesso 15 anni prima. Insieme, gli esperti di libri, decidono che la soluzione migliore per salvare le opere è nasconderle nelle case (sia le loro che quelle di conoscenti e amici, meglio se fuori città).
Con l’aiuto del nipote e di archivisti, guide turistiche, colleghi bibliotecari e parenti, Abdel Kader Haidara inizia a spostare i libri dalle biblioteche alle case di privati nascondendoli in casse e bidoni. Un gruppo di attivisti nasconde i libri nei contenitori, altri si occupano del trasporto, tramite asini da soma, da una parte all’altra della città.
Nel giro di otto mesi, l’operazione è gestita da un centinaio di persone incaricate “all’impacchettamento” e al trasporto dei volumi. Tramite vie poco battute, riescono a nascondere delle opere fuori città, in alcuni casi anche in stati confinanti.
Nel 2013, quando l’esercito francese ha liberato la città dagli invasori, si è stimato che i libri distrutti dai fondamentalisti fossero 4.000 su un patrimonio di oltre 400.000 opere. Ma Abdel Kader Haidara è sicuro che, se non avesse organizzato il trasferimento di gran dei parte dei volumi, le perdite sarebbero state molto più gravi.
Nota: la foto AMI VITALE/PANOS è tratta da www.wsj.com

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