Attivista israeliano: L’occupazione è contro la pace, servono pari diritti e dignità


 
 
 
 
Nadav Bigelman, ricercatore di Breaking the Silence, racconta ad AsiaNews le violenze in Israele e Palestina: sono la prova del “fallimento” dello status quo. Dalla…
Di AsiaNews.it



Nadav Bigelman, ricercatore di Breaking the Silence, racconta ad AsiaNews le violenze in Israele e Palestina: sono la prova del “fallimento” dello status quo. Dalla destra israeliana attacchi senza precedenti contro ong e attivisti. “Non ci faremo intimidire e continueremo a lavorare”. E alla comunità internazionale: a fianco di Israele ma contro l’occupazione.
Gerusalemme (AsiaNews) - La nuova ondata di violenze che si è registrata negli ultimi mesi in Israele e Palestina “è una prova evidente del fallimento” dello status quo dell’occupazione e dell’unico Stato. Inoltre, è una indicazione ulteriore dell’errore che commettono quanti pensano che “Israele possa garantire la sicurezza nazionale e raggiungere la pace nelle circostante attuali”. È quanto afferma ad AsiaNews Nadav Bigelman, attivista israeliano e ricercatore di primo piano dell’ong Breaking the Silence. Interpellato sulla situazione attuale nei Territori, sugli attacchi e le violenze acuite in questi mesi con la Terza Intifada “dei coltelli”, egli sottolinea che “l’unica strada percorribile per un futuro sostenibile è la parità di diritti e dignità per tutti i cittadini”.
Nadav Bigelman, ebreo e israeliano, è stato a lungo soldato dell’esercito, per il quale ha operato all’interno dei territori. Oggi è uno dei principali attivisti di Breaking the Silence, ong israeliana che raccoglie le testimonianze di veterani ed ex membri delle forze armate (Idf) sulle violenze contro i palestinesi in Cisgiordania, a Gaza e a Gerusalemme Est. Nata nel 2004, essa intende anche fornire ai soldati un luogo in cui discutere, riflettere, raccontare in modo confidenziale la loro esperienza.
“Il nostro compito - racconta - non è quello di fornire risposte [politiche]” al problema israelo-palestinese, quanto piuttosto “ricordare una volta di più alle persone che fino a quanto i civili palestinesi vivranno sotto un regime militare, non vi sarà alcuna soluzione possibile”. “Vi sono moltissime potenziali soluzioni - aggiunge - ma come gruppo di mille soldati e veterani, quello che ci unisce è la ferma opposizione all’attuale occupazione in atto”.
Negli ultimi mesi gli attivisti di Breaking the Silence sono stati oggetto di “un’ondata di attacchi senza precedenti”, orchestrata da movimenti dell’estrema destra israeliana vicini all’esecutivo. Una campagna di discredito, sottolinea Nadav Bigelman, “prolungata nel tempo e di elevata intensità”, con il coinvolgimento di “alte sfere politiche” fra cui “lo stesso Primo Ministro” Benjamin Netanyahu. Oggi si è arrivati al punto di “inserire infiltrati all’interno delle ong”, con l’obiettivo di alimentare “la paura e il senso di paranoia fra gli stessi attivisti pro diritti umani”.
A gennaio gli uffici dell’ong israeliana B’Tselem a Gerusalemme sono stati oggetto di un incendio, con tutta probabilità di origine dolosa. E nelle ultime settimane il governo Netanyahu ha alimentato la politica espansionista nei territori, rafforzando al contempo la stretta sulle ong che si battono per i diritti umani a Gaza e in Cisgiordania. “L’estrema destra israeliana - conferma Nadav - ha preso di mira BtS con l’obiettivo di eliminarla, e sta lavorando intensamente da mesi per farlo. Tuttavia, noi non ci faremo intimidire e continueremo a lavorare fino alla fine dell’occupazione”.
Di recente una tv israeliana (Channel 2) ha diffuso un documentario che mistifica il lavoro dell’ong, alimentando la campagna di diffamazione nei confronti dell’associazione. Nel servizio si vedono immagini di membri di BtS, filmati con telecamere nascoste, intenti a raccogliere “informazioni riservate” che potrebbero “mettere in pericolo la sicurezza dello Stato”. Un’altra accusa, aggiunge l’attivista, è che “cerchiamo di convincere giovani in età militare a farsi arruolare in alcune liste specifiche dell’Idf, per poi raccogliere informazioni di intelligence e spionaggio”.
Tutto questo ha portato ad accuse di “tradimento” per gli attivisti di Breaking the Silence, scagliate in prima persona dal ministro della Difesa Moshe (Boogie) Ya’alon. “Sono entrambe false” sottolinea Nadav Bigelman, ed è ancor più grave che provengano “dai più alti livelli della politica”. L’attivista ricorda anche che l’inchiesta interna delle forze armate israeliane “ha smentito le accuse” e un alto ufficiale ha aggiunto che “ogni rapporto di BtS viene prima visionato [e approvato] dalla censura militare”. Ecco perché “non può costituire una minaccia alla sicurezza dello Stato”.
“Siamo fermamente convinti - conclude l’attivista di Breaking the Silence - che la comunità internazionale debba garantire il proprio sostegno forte e solido a Israele; al contempo deve anche condannare senza mezzi termini l’occupazione e fare una separazione netta fra occupazione e lo Stato israeliano”.
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