La doppia giustizia israeliana: nessuna espulsione per la ministra Shaked



Il Comitato etico della Knesset ha deciso ieri di non punire la titolare del dicastero di Giustizia che aveva incontrato lo scorso dicembre la famiglia del minorenne…
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Roma, 7 marzo 2016, Nena News – La ministra della Giustizia israeliana, Ayelet Shaked, non ha commesso alcun reato nel visitare la famiglia del minorenne incriminato per l’omicidio della famiglia Dawabshe. A stabilirlo è stato ieri il Comitato etico della Knesset [il Parlamento israeliano, ndr]. “Non c’è stato alcun comportamento improprio da parte della ministra della Giustizia perché non si può ritenere una violazione etica un incontro avvenuto nell’ambito delle sue prerogative da ministro” ha affermato l’ente parlamentare. La mozione di sfiducia contro Shaked era stata presentata della parlamentare israeliana Tamar Zandberg (Meretz, sinistra sionista) che aveva accusato la ministra di aver incoraggiato con quella visita gli attacchi dei coloni contro i palestinesi. Zandberg aveva presentato il suo reclamo anche alla luce della sospensione, lo scorso febbraio, di tre deputati della Lista araba Unita che avevano visitato la famiglia di un palestinese responsabile di un attacco contro israeliani. Secondo lo stesso Comitato, infatti, Zahalka, Ghattas e Zo’ubi avevano allora violato le norme parlamentari ed erano stati, pertanto, “legittimamemente” sospesi dai lavori alla Knesset.
La decisione di ieri ripropone con forza l’annosa questione della doppia giustizia israeliana: spietata e inflessibile con i palestinesi, benevola con i cittadini ebrei. Il silenzio del premier Netanyahu sul caso Shaked è del resto significativo. Eppure Bibi era stato il primo lo scorso febbraio a chiedere al procuratore generale di prendere immediate misure contro coloro che “vanno a confortare le famiglie degli assassini”. “Tali parlamentari – aveva detto – non meritano di sedere alla Knesset. Chiedo, pertanto, al presidente del parlamento di esaminare le misure da prendere contro di loro”. E così è stato: le parole del primo ministro si sono tradotte in un disegno di legge che prevede la sospensione di un parlamentare qualora i tre quarti della Knesset (90 deputati sui 120 totali) ne sono a favore.
Una proposta già in fase avanzata: la Commissione Giustizia, legge e Costituzione della Knesset l’ha approvata la scorsa settimana mandandola in prima lettura al parlamento. Se dovesse diventare legge, un deputato potrebbe essere sospeso qualora il suo comportamento venisse giudicato “non appropriato” ovvero “se negasse l’esistenza d’Israele come stato democratico ed ebraico, se incitasse al razzismo, se sostenesse la lotta armata di uno stato ostile a quello ebraico o ad una organizzazione terroristica contro Israele”. La proposta di legge, i cui destinatari sono evidentemente i parlamentari arabi, ha mandato su tutte le furie il mondo politico palestinese d’Israele a partire dal leader della “Lista Araba Unita”, Ayman Odeh. Questi, infatti, ha minacciato le dimissioni di tutti i membri del suo partito qualora la bozza avanzata dal governo di estrema destra israeliano dovesse diventare legge. Il leader socialista ha sottolineato come l’obiettivo di Tel Aviv sia quello di colpire i membri di Balad (uno dei 4 partiti che costituisce la Lista Araba Unita), nonostante questi abbiano più volte ribadito la loro contrarietà alle uccisioni di civili israeliani.
La tragica vicenda della famiglia Dawabshe arsa viva a luglio in un incendio provocato, secondo le indagini, da due coloni israeliani è una ferita ancora aperta per i palestinesi. Sul banco degli imputati sono salite solo due persone: il 21enne Amiram Ben-Ulliel (considerato la “mente” dell’attacco) e un minorenne il cui nome non è mai stato reso noto dalla stampa locale considerata la sua giovanissima età. Ben Ulliel rischia più ergastoli per omicidio (nell’attacco sono morti il neonato Alì e, successivamente, i suoi genitori Sa’ad e Riham), per tentato omicidio, per incendio doloso e per aver compiuto un crimine a sfondo raziale. Il minore, già autore di altri violenti attacchi contro palestinesi in passato, non avrebbe partecipato direttamente all’attacco incendiario, ma sarebbe stato solo complice di Ben Ulliel.




Ahmad Dawabshe, 5 anni
Nelle stesse ore in cui Shaked veniva graziata dal Comitato, una bella notizia giungeva ad Ahmed Dawabshe, l’unico sopravvissuto al rogo di Duma. Il bambino, che presenta ancora oggi ustioni di secondo e terzo grado sul 60% del corpo ed è stato sottoposto a 10 interventi chirurgici, è stato invitato in Spagna dal prestigioso Real Madrid, la squadra di calcio per cui fa il tifo. Secondo quanto ha rivelato il presidente della Federcalcio palestinese, Jibril Rajoub, la società madrilena è rimasta molto colpita dalla foto di Ahmed con la maglia dei “blancos” che è andata virale sui social network. Il bambino, accompagnato da due parenti, partirà alla volta della capitale spagnola il 17 marzo. Qui il piccolo tifoso realizzerà un piccolo sogno: conoscere il suo idolo Cristiano Ronaldo. Nena News

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