Il clown palestinese in cella da 3 mesi

 

 
 
 
 
 
Mohammed il pagliaccio è stato fermato dai servizi segreti. Resta in carcere perché «rappresenta una minaccia». Le organizzazioni chiedono la sua liberazione
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Mohammed il pagliaccio è stato fermato dai servizi segreti. Resta in carcere perché «rappresenta una minaccia». Le organizzazioni chiedono la sua liberazione

GERUSALEMME – Nei suoi spettacoli cammina come un funambolo tra due corde sospese: una regge il cartello 1948, l’altra porta la data 1967. Due funi, due confini, la storia di un conflitto che non finisce. Mohammed Abu Sakha vuole far ridere e far pensare, perché è un clown e un attivista politico. Nove anni fa, quando ne aveva quattordici, ha imparato il mestiere di pagliaccio, giocoliere, acrobata. Che come gli altri palestinesi deve muoversi da equilibrista tra i posti di blocco piazzati dall’esercito israeliano in Cisgiordania per provare a fermare i terroristi e controllare i movimenti degli altri. 

A uno dei questi è stato fermato tre mesi fa, stava guidando verso casa dei genitori a Jenin, dove è cresciuto. Da allora lo Shin Bet, il servizio segreto interno, lo tiene in cella, ha ottenuto dal giudice di applicare la detenzione amministrativa: Abu Sakha resta in prigione senza accuse specifiche o la data per il processo perché «rappresenta una minaccia, è un miliziano del Fronte per la liberazione della Palestina».
Contro la violenza
Davanti ai magistrati — spiega il suo avvocato — ha solo ripetuto di «essere un pagliaccio»: «Sono contrario alla violenza». A diciassette anni era stato incarcerato per aver tirato una pietra contro una jeep militare, era stato rilasciato dopo che i suoi genitori avevano pagato la cauzione. Da allora si è sempre dedicato al circo e adesso Amnesty International con le organizzazioni israeliane per i diritti umani chiede la sua liberazione, ieri altri clown suoi amici hanno organizzato una protesta davanti alla prigione di Megiddo.
Abu Sakha vive nel (e vive per) il Circo palestinese allestito a Bir Zeit, non lontano da Ramallah. Qui si esibisce e insegna a 340 bambini l’arte girovaga, tra loro 40 sono disabili. Sta scrivendo un libro per raccontare come i sorrisi tristi dei pagliacci, i giochi da circo, possano aiutare questi ragazzi.

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