Due giovani Palestinesi uccisi- aumenta la rabbia nei territori
della redazione
Betlemme, 19 marzo 2016, Nena News
– Due palestinesi sono stati uccisi nelle ultime ore dall’esercito
israeliano in Cisgiordania, dopo aver tentato secondo i militari di
compiere attacchi.
Questa
mattina un giovane di 18 anni, Abdullah Muhammad al-Ajlouni, è stato
freddato al checkpoint Abu al-Rish nella città di Hebron:
secondo il portavoce della polizia israeliana, alla richiesta dei
soldati di far vedere i documenti avrebbe reagito tirando fuori un
coltello e colpendo un soldato. Subito i militari hanno aperto il fuoco,
uccidendolo. Secondo alcuni testimoni, il giovane sarebbe stato colpito da molti proiettili.
Ieri
un palestinese, il 20enne Mahmud Ahmad Abu Fanunah, è stato ucciso
all’incrocio di Guzh Etzion, blocco di colonie tra Betlemme e Hebron.
Sempre secondo il portavoce dell’esercito, il palestinese armato di
coltello è sceso dalla sua auto e ha cercato di ferire i soldati, ma è
stato subito colpito dal fuoco dei militari ed è morto.
Diversa
la versione di testimoni, secondo i quali è stato centrato dalle
pallottole mentre guidava: un colono che guidava l’auto di fronte si è
fermato in mezzo alla strada, ha chiamato i soldati e indicato Abu
Fanunah. Il palestinese è sceso, senza niente in mano, ed è stato
ucciso.
Sale a 201 il numero di palestinesi uccisi tra Territori Occupati e Stato di Israele dal primo ottobre 2015, 28 gli israeliani. Nella
stragrande maggioranza dei casi, i palestinesi sono stati freddati dal
fuoco israeliano perché accusati o sospettati di voler compiere attacchi
con i coltelli. Questi omicidi extragiudiziali, come sono stati
definiti da numerose organizzazioni internazionali per i diritti umani,
sono stati più volte condannati: esercito e polizia si fanno giudici ed
esecutori, quando potrebbero intervenire diversamente per fermare
eventuali assalitori. Lo stesso capo dell’esercito israeliano
si è detto preoccupato dal comportamento delle forze israeliane, “che
svuotano i caricatori contro ragazzini armati di forbici”.
Alle
uccisioni si aggiunge una serie di punizioni collettive inflitte contro
le comunità palestinesi, dalle demolizioni delle case degli aggressori
all’arresto dei familiari fino alla chiusura e gli assedi dei villaggi
di provenienza. Pratiche che non solo violano il diritto internazionale
ma che hanno l’effetto opposto, incrementando la rabbia e la
frustrazione palestinese per le conseguenze brutali di un’occupazione
lunga quasi 70 anni.
Una
rabbia che non si spegne neppure nella Striscia di Gaza dove ieri
manifestazioni sono scoppiate la confine con Israele. La risposta sono
stati proiettili e gas lacrimogeni: cinque palestinesi sono stati feriti
tra Khan Younis e Beit Hanoun, da sud a nord.
La zona cuscinetto tra Gaza e Israele, che entra dentro il territorio
palestinese, è considerata dalle autorità israeliane off limits. Eppure
si tratta di territorio gazawi, dove si trovano per lo più i terreni
agricoli necessari alla sopravvivenza di centinaia di famiglie di
agricoltori. Nena News
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