TERRITORI OCCUPATI. Due palestinesi uccisi in 24 ore



della redazione
Roma, 01 febbraio 2016, Nena News – Due morti palestinesi in poche ore: le violenze nei Territori Occupati non cessano. Stamattina un giovane di 17 anni è stato ucciso dall’esercito israeliano vicino la colonia di Salit, a sud della città di Tulkarem, nel nord della Cisgiordania. Si tratta di Ahmad Hassan Tuba. Secondo i militari israeliani avrebbe tentato di entrare nella colonia con un coltello. Secondo fonti palestinesi, citate anche dal quotidiano israeliano Haaretz, stava scavalcando la rete per cercare un lavoro a giornata.
Ieri a morire era stato un palestinese di anni: è stato colpito dal fuoco israeliano vicino Ramallah, al checkpoint di Beit El, dopo aver sparato contro alcuni soldati, ferendone tre. Secondo alcuni testimoni l’uomo, il 34enne Amjad Jaser Sukkar, dipendente dell’Autorità Nazionale Palestinese, stava guidando quando è stato fermato al checkpoint dai soldati per un controllo. Quando uno dei militari si è avvicinato all’auto, l’uomo ha aperto il fuoco.
La risposta israeliana è la solita: Ramallah è stata chiusa ai non residenti e checkpoint volanti sono comparsi intorno la città, provocando seri problemi a migliaia di palestinesi che lavorano nella zona ma anche a quelli che vogliono uscire per tornare nei propri villaggi. Chiusi anche gli ingressi nei villaggi di Nabi Saleh e Silwad. L’ennesima forma di punizione collettiva che sta colpendo indiscriminatamente le comunità palestinesi, costrette a pagare per le violenze in corso.
Non fa che aumentare il numero di palestinesi uccisi dalle forze armate israeliane, almeno 165, ammazzati per tentati attacchi ma più frequentemente durante manifestazioni.
La risposta delle fazioni politiche palestinesi è debolissima. Fatah non è in grado di reagire, con l’Anp che lavora per soffocare la ribellione dei giovani, arrestando sospetti e schiacciando i movimenti popolari. Hamas, da parte sua, schiacciata dalla crisi economica e politica che si trascina dietro ormai da due anni, si limita a celebrare gli attacchi ma non interviene consapevole della propria debolezza e delle condizioni di vita a Gaza.
Ieri il movimento islamista è tornato a trattare la questione di uno o due soldati israeliani, dichiarati morti nella Striscia da Tel Aviv durante l’operazione “Margine Protettivo” del 2014: “La resistenza ha una carta in mano che costringerà il nemico a rilasciarli”, ha detto il portavoce delle Birgate al-Qassam, Abu Obeida, riferendosi ai prigionieri politici del gruppo nelle carceri israeliane.
L’idea è quindi quella di uno scambio con i corpi di due soldati israeliani, Oron Shaul e Hadar Goldin, che dovrebbero essere nelle mani di Hamas, come dichiarato dal movimento, ma che sarebbero stati uccisi dallo stesso esercito israeliano secondo la famigerata direttiva “Annibale”: per evitare scambi con un numero troppo alto di prigionieri palestinesi (come accaduto con Givat Shalit), sono le stesse forze armate israeliane ad uccidere i propri soldati che stanno per cadere nelle mani della parte avversaria.
Diversa la versione di Hamas, secondo la quale il soldat Goldin è stato catturato vivo usando un tunnel sotterraneo, lo stesso che è collassato pochi giorni fa uccidendo sette membri del movimento. Nena News

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