Paola Caridi : Una firma per la libertà
Ci sono tempi. Tempi importanti. Duri. Tempi nei quali non c’è
alternativa a dire, e a prendere posizione. Sembra così facile, a
distanza. Se soltanto ci si avvicina al Cairo, attraverso uno slancio di
empatia che restringe la distanza di migliaia di km tra Italia ed
Egitto, si comprende quanto invece sia pericolosa anche una firma. La
propria firma sotto il documento
dei 500 scrittori, artisti, intellettuali, giornalisti, editori, già
arrivati a quota 662 nel giro di due giorni. Il documento è un j’accuse
diretto, chiaro, secco al regime di Abdel Fattah al Sisi. Non
è la difesa corporativa degli scrittori che protestano perché uno di
loro – Ahmed Nagi – è ora detenuto con una pena di due anni da scontare
in carcere per oltraggio alla morale pubblica. Non è solo la difesa
delle libertà messe in pericolo dal regime. È una presa di posizione
contro un sistema autocratico di potere e in difesa del Paese, l’Egitto,
di nuovo vilipeso dalla repressione.E non è casuale che la chiamata a raccolta abbia stavolta riunito tutti,
tutte le generazioni, tutti gli artisti. Coloro che hanno sempre
avversato Al Sisi e il golpe del luglio 2013, sin dal primo momento,
come Ahdaf Soueif. E coloro che invece a questa conclusione ci sono
ahimè arrivati troppo tardi, come Alaa al Aswani.
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