Israele : B’Tselem: a Shikma torture e abusi sono la regola
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Privati del sonno talvolta per giorni, legati mani e piedi a una
sedia, con movimenti del corpo limitati per ore. Soggetti a minacce di
ritorsioni contro i familiari, a sputi e ingiurie. Lasciati per giorni,
talvolta settimane, senza la possibilità di lavarsi, rinchiusi in celle
sporche e puzzolenti, infestate da insetti, con la luce sempre accesa,
spesso in isolamento completo. Costretti a subire interrogatori
violenti, presi a schiaffi dagli investigatori, senza la possibilità di
incontrare per giorni gli avvocati. Sono solo alcuni degli abusi e delle
torture che subirebbero i prigionieri politici a Shikma, un centro di
massima sicurezza ad Ashkelon nel sud di Israele, dove sono portati e
interrogati molti dei palestinesi arrestati dall’esercito in
Cisgiordania. A documentare quanto accade a Shikma è stata la
ricercatrice Noga Kadman per conto del Centro B’Tselem per i diritti
umani nei Territori Occupati e di HaMoked-In difesa dell’individuo.
«La ricerca si basa sulle testimonianze di 116 palestinesi detenuti a
Shikma tra agosto 2013 e marzo 2014, tutti maschi tra i quali quattro
minori», dice al manifesto Kadman, «quasi tutti hanno dovuto affrontare
abusi e torture, un terzo ha dichiarato di aver subito percosse da parte
dei soldati e dei poliziotti già durante il trasferimento alla
prigione. 14 hanno detto di essere stati arrestati e torturati dai
servizi di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese poco prima di
essere arrestati dall’esercito israeliano». I sistemi usati a Shikma
«hanno il fine di indebolire la mente e il corpo del detenuto» aggiunge
la ricercatrice «si tratta di pratiche inumane vicine a forme di tortura
che violano le leggi internazionali e quanto sancito nel 1999
dall’Alta Corte di Giustizia israeliana. A 16 anni da quella sentenza
non è cambiato molto, migliaia di prigionieri palestinesi a Shikma e in
altre carceri sono stati soggetti agli stessi maltrattamenti e torture».
38 detenuti hanno riferito di essere stati costretti, durante gli
interrogatori, a rimanere ammanettati per ore su sedie minuscole con
gambe di lunghezza diversa, che rendono dolorosa ogni posizione del
corpo. «Quelle sedie spesso hanno una quinta gamba, più lunga delle
altre, proprio in mezzo», ha raccontato un ex detenuto, Imad Abu
Seriyeh, 22 anni, del campo profughi di Nur Shams (Tulkarem), «non si
può riposare su quelle sedie, è impossibile, ogni posizione è peggiore
di quella precedente…Quando mi hanno fatto alzare avevo la schiena a
pezzi». A proposito delle minacce rivolte durante gli interrogatori,
Faisal al Hadad, 18 anni, di Hebron, ha riferito «Continuavano a dirmi
che mi avrebbero tenuto in isolamento. Per me era la minaccia più grave
perchè temevo di morire in cella da solo…l’investigatore mi intimò di
firmare ciò che voleva altrimenti mi avrebbe tenuto per sempre in
isolamento…Gli risposi che avrei firmato qualsiasi cosa, ero
terrorizzato dall’isolamento». Altri hanno riferito della minaccia di
ritorsioni verso i loro familiari. 14 detenuti hanno denunciato violenze
fisiche durante gli interrogatori. «Ezra (un agente dei servizi
israeliani, ndr) mi ha stretto forte la gola con due dita, facendomi
molto male, ho temuto di soffocare. L’ha fatto almeno cinque volte», ha
denunciato A.A., 25 anni di Bani Naim (Hebron).
Sarit Michaeli, portavoce di B’Tselem, spiega che le
autorità israeliane, di fronte alle denunce, avviano procedimenti
contro cosiddette “mele marce” che spesso non portano a nulla. «Invece»,
aggiunge, «quanto abbiamo registrato a Shikma avviene anche in altri
centri di detenzione, siamo di fronte a un sistema di abusi e torture
nei confronti dei palestinesi arrestati in Cisgiordania. Un sistema che
va avanti da lungo tempo». D’altronde, sottolinea Michaeli, «persino
alcuni coloni (israeliani) arrestati di recente hanno denunciato quanto
accade (durante gli interrogatori) anche se loro hanno subito solo una
parte di ciò che aspetta i palestinesi detenuti».
L’avvocato Assaf Radzyner, a nome del ministro della giustizia
israeliano, ha respinto le accuse di B’Tselem e HaMoked, definendole
infondate, costruite su fatti isolati e distorti, e che gli
interrogatori dei sospetti si svolgerebbero nel rispetto delle leggi e
dei diritti umani.
ASCOLTA E GUARDA L’INTERVISTA A NOGA KADMAN DI B’TSELEM
Privati
del sonno talvolta per giorni, legati mani e piedi a una sedia, con
movimenti del corpo limitati per ore. Soggetti a minacce di ritorsioni
contro i familiari, a sputi…
Israel
is harboring a mini-Guantanamo, it’s called Shikma Prison. People
interrogated there by the Israel Security Agency (ISA) are subject to
sleep deprivation; prolonged binding; verbal and sometimes physical
abuse; exposure to heat and cold; poor, meager food; small,
foul-smelling cells; solitary confinement; unhygienic conditions. http://bit.ly/Shikma-Report
You can read more about these features of interrogation in Backed by the System: Abuse and Torture at the Shikma Interrogation
Facility, a joint report by B’Tselem and HaMoked which we published
today. The report tells of interrogations designed to break the body and
spirit of detainees in order to get them to confess. This is not the
initiative of any one particular interrogator. It’s a policy. The
report contains material that is difficult to stomach, but you don’t
have to read all the appalling accounts given by 116 individuals in
order to demand that the Israeli government immediately cease all use of
abuse and torture in interrogation.
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