Elogio dell’«andarsela a cercare». In morte di Giulio Regeni
Vittorio
Arrigoni nel 2011 aveva 36 anni. Aveva scelto di vivere nella Striscia
di Gaza per essere utile in qualche modo agli abitanti di una delle zone
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Vittorio Arrigoni nel 2011 aveva 36 anni. Aveva scelto di vivere nella Striscia di Gaza per essere utile in qualche modo agli abitanti di una delle zone più martoriate del mondo. Quando morì ucciso, molti dissero che alla fine se l’era andata a cercare.
Rossella Urru nel 2011 aveva 29 anni. Si trovava in un campo profughi algerino in qualità di coordinatrice degli aiuti umanitari. Quando in ottobre fu rapita insieme ad altri 2 colleghi, molti dissero che alla fine se l’era andata a cercare.
Simone Camilli nel 2014 aveva 35 anni. Faceva il giornalista e nell’agosto di quell’anno era a Gaza per documentare il conflitto fra Hamas e Israele scoppiato durante l’estate. Quando morì a causa dell’esplosione di una bomba, molti dissero che alla fine se l’era andata a cercare.
Gli stessi dissero che se l’era andata a cercare Giovanni Lo Porto, cooperante di 38 anni, ucciso lo scorso anno da un drone in Afghanistan, o Cesare Tavella, cooperante di 51 anni, sparato in Bangladesh mentre faceva jogging.
L’ultimo è Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso al Cairo qualche giorno fa in circostanze ancora incerte. Ovviamente anche lui se l’è andata a cercare.
Le circostanze specifiche dell’accaduto non sono importanti, il posto in cui ti trovi neanche, le tue personali responsabilità men che meno. L’unica cosa che conta è che nonostante l’età adulta tu abbia provato a servire un’idea diversa di mondo e, giustamente, t’è andata male. “E ti sta bene”, aggiungerebbero volentieri, ma non possono.
“Se l’è andata a cercare” diventa così un mantra autoassolutorio. In una società che ha elevato il benessere al rango di valore, l’agiatezza ad obiettivo cardine, la tranquillità e la sicurezza ad imperativi categorici, questi che si mettono a fare gli eroi sono inaccettabili. Un insulto continuo alla nostra pacata e mediocre scelta di vita. Questi illusi sono nati nel primo mondo e sono andati a vivere per scelta nel terzo, sono riusciti a vincere la paura piuttosto che la passione, pensano a salvare il pianeta ancora molti anni dopo aver finito le superiori, vengono a dirci che quelli di altre religioni non sono cattivi, vanno veramente ad aiutarli a casa loro. Noi lo dicevamo tanto per dire e quelli ci hanno creduto. E allora vengono rapiti o muoiono, l’ordine è ristabilito, io penso che ho fatto bene a starmene a casa, poveri idealisti che se la vanno a cercare.
I soldati no. Quando muoiono i soldati nelle missioni all’estero è un peccato. I soldati non se la vanno a cercare, erano lì solo per pagarsi il mutuo, mica per salvare il mondo. I loro intenti sono grami e comprensibili come quelli di tutti, lavorano anch’essi per il benessere proprio e della propria famiglia, niente velleità eroiche o grilli per la testa. I soldati non sono insulto alla mediocrità di nessuno, non mi fanno sentire da meno, è giusto dispiacersi.
Francesco d’Assisi nel 1219 aveva 37 anni. Era arrivato in Medio Oriente per la quinta crociata, ma una volta sul posto scelse di raggiungere il campo nemico da solo e disarmato, per provare a convertire a parole il sultano Malik Al Kamil. Oggi è il patrono d’Italia, un papa porta il suo nome, gli sono dedicate piazze e chiese. Non fosse tornato sulle sue gambe da quel viaggio, i soliti avrebbero detto che se l’era andata a cercare.
Madre Teresa di Calcutta nel 1948 aveva 38 anni. Era arrivata in India per fare l’insegnante, ma poi scelse di prendersi cura dei “più poveri dei poveri”. Nel 1979 le fu assegnato il Premio Nobel e nel 2003 proclamata beata. Fosse morta di lebbra durante uno dei suoi servizi, i soliti avrebbero detto che se l’era andata a cercare.
Se la va a cercare Gino Strada, con tutti i suoi medici e infermieri: finché va bene sono degli eroi, quando per sbaglio ti bombardano l’ospedale, se la sono andata a cercare.
Loro se la vanno a cercare, voi nemmeno quello, verrebbe da rispondere. Per voi la fortuna è quella delGratta&Vinci, per loro è questione di vita o di morte, sperano che aiuti gli audaci sapendo che non sempre è così. Sanno già tutto quelli che se la vanno a cercare, rischi e guadagni, è solo che decidono di fare della propria vita quello che per i più è solo vuoto e retorico chiacchiericcio. Non chiedono niente, magari soltanto, quando va male, di evitare lo scherno. Basterebbe fare come con tutti, augurargli la luce perpetua, o un riposo in pace.
Togliersi il cappello, dire “grazie per averci provato figlio, o fratello”, “che la terra ti sia lieve”. Punto.
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