Ruqia Hassan, giovane voce libera di Raqqa, assassinata da Isis
La
notizia, riportata dal network Raqqa is being slaughtered silently, è
stata data alla famiglia della ragazza dagli stessi affiliati a Daesh:
"uccisa perché…
vita.it
La
notizia, riportata dal network Raqqa is being slaughtered silently, è
stata data alla famiglia della ragazza dagli stessi affiliati a Daesh:
"uccisa perché colpevole di spionaggio". Molto attiva nel proprio lavoro
di reporter anche sui social network, Ruqia era considerata simbolo
delle donne che non si sottomettono al Califfato
“Quando quelli di Isis mi arresteranno e uccideranno, mi
andrà bene perché sarà meglio così piuttosto che vivere umiliata da
loro”. Queste le ultime parole impresse sui social network dalla
giovanissima giornalista freelance Ruqia Hassan, che a Raqqa, città siriana da almeno due anni roccaforte di Daesh
(altro nome dell’Isis, o Is) dove è stato rapito senza lasciare tracce
anche il padre gesuita italiano Paolo Dall’Oglio. Ruqia è stata uccisa:
la notizia è arrivata in queste ore, confermata dal network di
giornalisti e attivisti Rbbs, Raqqa is being slaughtered silently
(“Raqqa sta venendo assassinata silenziosamente”), che riporta come la
famiglia della ragazza sia stata avvisata pochi giorni fa direttamente
da un portavoce Isis: “assassinata dopo essere stata riconosciuta
colpevole di spionaggio”.
La ragazza era per molti simbolo delle donne che non si
sottomettono a Isis, e la sua morte sta gettando sgomento anche perché
si tratta del quinto reporter siriano ucciso negli ultimi tre mesi dagli
affiliati a Daesh, tra cui uno dei fondatori di Rbss, Naji Jerf,
lo scorso dicembre. Sfidando le rigide regole in atto nella città
siriana, Ruqia riportava ogni cambiamento messo in atto da Isis anche
con ironia: “ci avete tolto i punti wi-fi nella città? Nessun problema, i
nostri piccioni viaggiatori non si lamenteranno”, è stato uno degli
ultimi post che ha scritto su facebook lo scorso luglio 2015, prima di
interrompere bruscamente la comunicazione: da allora il sospetto del
rapimento-arresto, ora l’orrenda notizia dell’esecuzione.
“Quando quelli di Isis mi arresteranno e uccideranno, mi andrà bene perché sarà meglio così piuttosto che vivere umiliata da loro”. Queste le ultime parole impresse sui social network dalla giovanissima giornalista freelance Ruqia Hassan, che a Raqqa, città siriana da almeno due anni roccaforte di Daesh (altro nome dell’Isis, o Is) dove è stato rapito senza lasciare tracce anche il padre gesuita italiano Paolo Dall’Oglio. Ruqia è stata uccisa: la notizia è arrivata in queste ore, confermata dal network di giornalisti e attivisti Rbbs, Raqqa is being slaughtered silently (“Raqqa sta venendo assassinata silenziosamente”), che riporta come la famiglia della ragazza sia stata avvisata pochi giorni fa direttamente da un portavoce Isis: “assassinata dopo essere stata riconosciuta colpevole di spionaggio”.
La ragazza era per molti simbolo delle donne che non si sottomettono a Isis, e la sua morte sta gettando sgomento anche perché si tratta del quinto reporter siriano ucciso negli ultimi tre mesi dagli affiliati a Daesh, tra cui uno dei fondatori di Rbss, Naji Jerf, lo scorso dicembre. Sfidando le rigide regole in atto nella città siriana, Ruqia riportava ogni cambiamento messo in atto da Isis anche con ironia: “ci avete tolto i punti wi-fi nella città? Nessun problema, i nostri piccioni viaggiatori non si lamenteranno”, è stato uno degli ultimi post che ha scritto su facebook lo scorso luglio 2015, prima di interrompere bruscamente la comunicazione: da allora il sospetto del rapimento-arresto, ora l’orrenda notizia dell’esecuzione.
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