Oscar 2016: con Ave Maria la Palestina di nuovo sul Red Carpet
Silvia Di Cesare il 15 gennaio 2016
Dopo “5 Broken Cameras” di Emad Burnat e “Omar” del regista Hany Abu Assad la Palestina è di nuovo in scena agli Oscar. Il film “Ave Maria” del regista palestinese Basil Khalil è stato nominato per il più importante premio cinematografico del mondo nella categoria miglior cortometraggio.
L’opera racconta di un gruppo di suore palestinesi votate al silenzio, la cui vita tranquilla viene stravolta dall’incontro con una famiglia di coloni israeliani. “Le aree grigie hanno sempre suscitato il mio interesse” così il regista in un’intervista al The New Current parla della sua opera “perché è in queste zone grigie dove si trova le più assurde, umane e profonde storie di vita”.
La nomination del film di Basil Khalil è la riconferma internazionale della crescita del cinema palestinese. Sono molti infatti i film, cortometraggi, documentari e cartoni di autori palestinesi che hanno fatto parlare di sé nei più importanti festival cinematografici internazionali.
Oscar 2016: con Ave Maria la Palestina di nuovo sul Red Carpet
Dopo “5 Broken Cameras” di Emad Burnat e “Omar” del regista Hany Abu Assad la Palestina è di nuovo in scena agli Oscar. Il film “Ave Maria” del regista palestinese Basil Khalil è stato nominato per il più importante premio cinematografico del mondo nella categoria miglior cortometraggio.
L’opera racconta di un gruppo di suore palestinesi votate al silenzio, la cui vita tranquilla viene stravolta dall’incontro con una famiglia di coloni israeliani. “Le aree grigie hanno sempre suscitato il mio interesse” così il regista in un’intervista al The New Current parla della sua opera “perché è in queste zone grigie dove si trova le più assurde, umane e profonde storie di vita”.
La nomination del film di Basil Khalil è la riconferma internazionale della crescita del cinema palestinese. Sono molti infatti i film, cortometraggi, documentari e cartoni di autori palestinesi che hanno fatto parlare di sé nei più importanti festival cinematografici internazionali.
La Palestina è “una terra ricca, non solo
di conflitto, ma anche di bellezza, di arte e di sperimentazione
artistica e culturale” così la direttrice dello Yalla Shebab Film
Festival spiegava la scelta di dedicare alla Palestina la quarta
edizione dell’evento.
Parlare del conflitto, ma non solo: i film palestinesi
utilizzano il linguaggio delle immagini per parlarci di una terra spesso
sotto i riflettori, ma quasi mai con la giusta luce. Lo fanno con la
comicità del documentario The Wanted 18, con la sfrontatezza dei
cortometraggi dei registi Tarzan e Arab o con la stravaganza del film di
Basil Khalil.
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